Abbattimento degli ippocastani del Quisisana, un esempio di come si distrugge la bella Italia.
Nonostante gli sforzi immensi da parte del Wwf Terre del Tirreno e del Presidente Claudio d’Esposito, non si è potuto scongiurare quello che in questi giorni, in un silenzio assordate da parte di Enti ed Autorità preposte, rappresenta l’atto finale di un assurdo scempio che di sicuro rimarrà nella storia del nostro territorio.
La flora presente all’interno del parco della reggia Quisisana a Castellammare di Stabia è costituita da alcuni alberi monumentali tra cui un pino d’Aleppo dalla circonferenza di 4,95 metri,di nespoli del Giappone, palme delle Canarie, eucalipto, pini marittimi, cipressi, camelie e altre meraviglie come magnolie castani, carpini, olmi. Tra il XVIII e il XIX il lungo il viale principale, che da sempre caratterizza tale storica dimora, era costeggiato da due filiere di imperiosi ippocastani . Alberi dalla straordinaria bellezza che purtroppo determinati meccanismi e convincimenti in voga in questa strana epoca in cui viviamo, hanno deciso che dovevano essere abbattuti.
“Si è cercato con tutte le forze di contrastare uno tale scempio fin dall’inizio” – fa sapere Claudio d’Esposito, presidente del Wwf Terre del Tirreno – “enormi sono state le difficoltà anche per avere e consultare le carte. “In virtù delle molteplici irregolarità e per l’assenza di pareri e nulla osta necessari e obbligatori al progetto, abbiamo prodotto , come Wwf, ben due esposti consegnati alla Procura della Repubblica di Torre Annunziata” ha dichiarato d’Esposito in un post su Facebook.
Secondo quanto evidenziato dal presidente del Wwf Terre del Tirreno, “grazie ad una frettolosa perizia agronomica commissionata dal Comune alla ditta “TAMI s.r.l.” di Salerno (n.d.r. prodotta sei mesi dopo l’appalto già conferito per il loro abbattimento!) che ha decretato il massimo rischio per tutte le alberature dello storico viale. E’ bastata una analisi col tomografo ad individuare “cavità” nei tronchi e condannare a morte 25 alberi secolari! – ha sottolineato ancora d’Esposito – Scienza e coscienza avrebbe richiesto, visto l’enorme valore paesaggistico, culturale, botanico e naturalistico delle piante, ulteriori accertamenti per una diagnosi certa e completa.”
Sulla vicenda si è registrato, in modo invano un primo intervento dell’on. Francesco Borrelli e successivamente la questione è approdata grazie al M5S alla Commissione Agricoltura di Camera e Senato e successivamente con una interrogazione dell’on. Gaetano Amato dello stesso Movimento 5 Stelle con un forte interessamento anche dell’ex ministro dell’ambiente, il pentastellato Sergio Costa.
“Dopo l’abbattimento di sei esemplari considerati “pericolosi” eravamo riusciti a salvarne i 25 restanti grazie alle prescrizioni imposte dalla Soprintendenza che chiedeva di “curarli! Ma a fine agosto è stata prodotta una nuova perizia di cui ne siamo venuti in possesso troppo tardi (alla ns. richiesta immediata di accesso agli atti il comune ha risposto solo due giorni fa!)” ha evidenziato d’Esposito.
Nel frattempo si è dato corso all’abbattimento completo. Secondo quanto registrato dal Wwf Terre del Tirreno ci sono voluti pochi giorni a compiere la strage. Al momento del taglio, esperti e volontari del WWF hanno documentato come, in diversi alberi, il tronco apparisse sano dal colletto fino all’innesto con le branche primarie, ovvero come le conclusioni degli elaborati prodotti dal comune NON corrispondessero al vero. “Speravamo in un intervento della magistratura già a marzo, – continua il presidente del Wwf Terre del Tirreno “quando abbiamo dimostrato che la commissione del parco che ha rilasciato i pareri era SCADUTA e non avrebbe potuto deliberare, o in un sequestro del cantiere a giugno, quando abbiamo dimostrato che NON c’era il nulla osta del parco (preventivo e obbligatorio!) … o quando tagliavano la vegetazione in barba alle prescrizioni del SIC, imposte dalle stesse autorizzazioni, e in un sollecito intervento delle forze dell’ordine… ma così non è stato”.
Secondo d’Esposito, “si è ritenuto di NON intervenire in questa vicenda che vede coinvolti tutti: il Commissario del Parco Regionale Tristano dello Ioio (che ha insistito con veemenza affinchè si eliminassero tutti gli alberi) nominato da Vincenzo De Luca, il governatore stesso della Regione Campania e l’ex Sindaco Cimmino (che hanno firmato un accordo per 15 milioni di euro da spendere a C.mare), il Commissario Prefettizio del Comune di Castellammare di Stabia, l’Autorità di Bacino, la Soprintendenza, la Regione Campania… e altri ancora”.
“In 40 anni di attivismo in penisola sorrentina non avevamo mai documentato uno scempio così grave e sfacciato ai danni di così tanti alberi secolari, eliminati by-passando e/o violando sfacciatamente leggi e regolamenti che pur esistono a tutela del paesaggio, della Natura e della democrazia!”- ha inoltre dichiarato un amareggiato Claudio d’Esposito –
“Il potere conferito a talune categorie di professionisti, quali gli agronomi, è senza precedenti: le loro relazioni, talvolta superficiali o approssimative, hanno assunto un valore di sentenza di corte suprema di cassazione a cui è difficile, se non impossibile, fare appello!
Non può essere così!” – ha sottolineato d’Esposito che infine ha dichiarato “quando la posta in gioco è un bene monumentale che appartiene a tutti
e non solo all’amministrazione comunale di turno o al presidente del parco che, è bene ricordarlo, ha spinto sin dall’inizio con forza e tenacia per l’abbattimento di tutti gli alberi, per “non perdere i finanziamenti” ottenuti grazie ad un accordo (da 15 milioni di euro!) firmato tra il governatore della regione Campania De Luca e l’ex-sindaco di Castellammare di Stabia Cimmino la cui giunta è stata già sciolta per infiltrazioni camorristiche”. – 28 settembre 2023 – salvatorecaccaviello