Chiesa, Stato ed immigrazione di Giuseppe Civale

18 settembre 2023 | 22:37
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Chiesa, Stato ed immigrazione di Giuseppe Civale
Chiesa, Stato ed immigrazione di Giuseppe Civale
Chiesa, Stato ed immigrazione di Giuseppe Civale

Ravello, Costiera amalfitana . Espongo di seguito alcune riflessioni su un argomento scottante, come quello che riguarda l’atteggiamento della Chiesa nei confronti degli immigrati con riferimenti alla politica adottata attualmente dallo Stato italiano.
Secondo i buonisti migrazionistofili l’Africa è così povera, perché le malvagie multinazionali occidentali ne depredano le risorse naturali. La realtà è che la ricchezza di un paese dipende dalla capacità di lavoro dei propri cittadini e della loro volontà di dotarsi di governi efficienti e poco corrotti. Proprio le cose che in Africa mancano. Per cui troppi africani sperano di vincere la lotteria Europa, anziché impegnarsi seriamente nel migliorare la situazione nel proprio Paese. Ma iniziamo con la Chiesa. La retorica, gli annunci e le azioni ad effetto mediatico, cui Francesco tanto abilmente ricorre, rientrano nella dialettica della propaganda e del proselitismo e, come tale, continuano a dare un senso alla sofferenza delle popolazioni meno evolute, impedendo all’umanità coinvolta di cambiare il corso della propria storia. La risposta cristiana è: vogliamoci bene, tanto poi tutto si risolve. Non funziona cosí e per questo basta vedere le attuali crisi di tanti sistemi economici sudamericani ed africani, ossia dei Paesi più visitati dalla Santa Madre Chiesa. Invece di aprire le braccia e di implorare la misericordia divina farebbe bene ad aprire le porte degli ariosi stanzoni del Vaticano e ad offrire ospitalità in uno dei tanti monasteri o conventi, abilmente convertiti in accoglienti e redditizi alberghi, beneficiando dell’esenzione IMU/ICI/IVA/TARSU pietosamente accordata dallo Stato italiano per enti ecclesiastici.
Passiamo adesso all’atteggiamento dello Stato italiano.
Roma è stata più volte criticata dai partner europei non solo per la mancata definizione di una cifra limite di ingressi in funzione del potenziale di assorbimento sia a livello occupazionale che assistenziale, ma anche per una certa leggerezza nelle procedure di identificazione, che ha portato a far perdere le tracce di tanti profughi. Da qui la creazione degli hotspots con il “tutoraggio” degli esperti europei. Per hotspot, come si sa, si intendono i centri dove le forze dell’ordine italiane, assistite da funzionari delle agenzie europee Esso, Frontex ed Europol, dovrebbero distinguere tra chi ha diritto all’asilo e chi invece va rimpatriato. Negli hotspot i funzionari svolgerebbero le operazioni di identificazione, registrazione, rilevamento delle impronte digitali.
Tuttavia a livello di commissione europea sono in fase di avanzata elaborazione alcune soluzioni del problema, condivisibili non solo sul piano della concretezza, ma anche sicuramente rispettose delle nostre regole democratiche. Esse prevedono non solo la creazione di centri di accoglienza in loco, ossia direttamente sulle spiagge dei Paesi coinvolti, finanziati e gestiti ovviamente da funzionari dei Paesi europei, ma anche la distribuzione pro quota negli Stati membri e per chi si rifiuta il taglio delle sovvenzioni agrarie con l’applicazione di sanzioni pecuniarie. L’immigrazione serve e servirà, occorre solamente elaborare le coordinate più opportune a livello europeo.

Giuseppe Civale