Discount e meno vacanze: gli italiani si scoprono più poveri. Sorrento con gli stranieri non accusa il colpo e sforna numeri da record
Costo del denaro e rincari hanno cancellato il tesoretto accumulato durante il lockdown, mentre le buste paga sono state erose. Il tentativo delle famiglie: tagliare e ridimensionare per non rinunciare.
Vallo a spiegare alla famiglia Rossi che il rialzo dei tassi è una medicina amara, ma necessaria per combattere l’inflazione. Perché quando dall’ultimo piano dell’Eurotower si plana su Via Roma, dall’economia monetaria si scende a quella domestica, tassi e inflazione sembrano più che altro due braccia della stessa dolorosa tenaglia. Da un lato i prezzi che continuano a correre, levando ad ogni banconota da 50 euro in portafogli parte del suo valore. E dall’altro la difficoltà crescente di farsene prestare altri 50 o 50 mila, per finanziare piccole o grandi spese. Una morsa che stringe e restringe le possibilità, che rende la classe media più povera e i poveri ancora più poveri. Che sta costringendo sempre più italiani a tagliare, la lista della spesa o le uscite al cinema, a ridurre, la qualità dei vestiti o le stelle dell’hotel, o a rinunciare, alla casa di proprietà o all’auto nuova.
Una strenua resistenza contro l’erosione del proprio stile di vita, di quello che chiamiamo benessere. In cui l’Italia si ritrova dopo la grande illusione della pandemia, quando i lockdown a oltranza avevano fatto accumulare alle famiglie un surplus di risparmi da spendere a liberazione raggiunta. La festa è durata poco. Perché insieme alla riapertura è arrivata l’ondata di rincari: prima nelle bollette, raddoppiate o peggio, poi sugli alimentari e gli altri beni di consumo. Tra il 2021 ed oggi l’aumento dei prezzi, calcola l’ultimo rapporto Coop, ha bruciato 6.700 euro di capacità di spesa per famiglia. E poi ecco arrivare gli effetti dei rialzi dei tassi, la medicina, che fanno impennare le rate di mutui e prestiti: sempre meno accessibili per chi vorrebbe chiederli ora, inaffrontabili per il milione di famiglie che aveva un tasso variabile.
Così il tesoretto di risparmi, se si esclude una fascia piuttosto ristretta di benestanti, ora è bruciato. E ai signori Rossi non resta che ridimensionare, cosa che stanno facendo a cominciare dalle spese più essenziali, dal cibo. Le provano tutte per non ridurre la quantità nel carrello, scesa nella prima metà dell’anno del 3%. Ma sacrificano la qualità, meno frutta e manzo, più pollo, uova e pasta. E scelgono il discount: una famiglia su quattro nel 2023 ha comprato lì, un record storico.
Tagliare per non rinunciare: l’hanno mostrato molto bene anche le ultime vacanze. Quattro italiani su dieci non le hanno fatte, per lo più perché non se le potevano permettere. Ma anche chi ci è andato lo ha fatto al risparmio. Uno o due giorni in meno, tre stelle invece che quattro, magari l’Albania invece dell’Italia, vedere i traghetti pieni tra Brindisi e Valona. Ma quando dai consumi più effimeri si passa a quelli durevoli, non esiste il low cost. I tassi ai massimi storici significano che per tante famiglie sarà impossibile ottenere il mutuo per acquistare casa. Specie nelle grandi città, dove i prezzi non scendono.
Va detto che, oltre a limitare le spese, in questi mesi gli italiani hanno anche cercato di incrementare le entrate: lavorando più ore, oppure aggiungendo un secondo stipendio in famiglia. Lo dimostra il record di occupazione. Peccato che nel frattempo le buste paga non abbiano tenuto il passo dei rincari, e mese dopo mese siano state erose. Vallo a spiegare, ai Rossi, che nonostante i loro risparmi ora siano esauriti e i prezzi non torneranno certo indietro, è importante che i salari non li inseguano, per non innescare la famigerata spirale. Anche se in Italia quei salari non crescono da trent’anni. Vallo a spiegare, ai Rossi, che al grande ridimensionamento si dovranno abituare. Che da questa crisi usciranno più poveri.