
La società di oggi, la cosiddetta generazione dei “millennial”, presenta una specificità interna, un livello di strutturazione che, anche per i sociologi più esperti, può diventare difficile da analizzare data l’interconnessione delle attività. Il progresso e la diversificazione dei ruoli sociali non sono, di per sé, connotazioni negative della società, ma portano a un livello di “frantumazione” tale per cui ognuno di noi è diventato un microcosmo, una “cellula procariote” della società, un ente con un fine proprio nella sua categoria ma strettamente legato alle altre categorie. Questo eccesso di struttura ha inevitabilmente compromesso anche i sentimenti di ogni individuo in questa sorta di società pseudo civile. I sentimenti scorrono veloci come la fibra, al ritmo di un “like”, e la valorizzazione dei sentimenti dell’attesa, del desiderio e del loro complesso modo di esprimersi con rituali di corteggiamento più o meno lunghi è ormai un lontano e vago ricordo.
Ciò che però incuriosisce è un fenomeno che sta prendendo piede negli ultimi anni, ovvero la personificazione di eroi dei fumetti. Sì, proprio loro! Quei personaggi che emergono dalla penna di sceneggiatori e fumettisti e che stanno diventando sempre più figure di impatto sociale. Essi sono comunemente persone che hanno una vita privata ma dedicano il loro tempo libero a azioni di beneficenza e altruismo, persone che vedono la propria vita completata dal donare speranza soprattutto a coloro che sono ormai disillusi da tutto.
L’eroe spesso indossa una maschera per rimanere anonimo, ma le sue maschere sono ben note al pubblico, soprattutto ai più giovani. Le più popolari sono quelle di Spider-Man e Batman. Il loro compito non è più solo quello di riportare la pace a Gotham City e sconfiggere i cattivi, ma piuttosto quello di riportare una luce di speranza a chi soffre. Questo ha comportato una triste conseguenza, ovvero che le figure forti del passato, come quella paterna o del fratello maggiore valoroso e protettivo, siano state soppiantate da sconosciuti in calzamaglia e maschera. Non c’è nulla di male nei supereroi, ma l’indicatore di tale notorietà ci fa comprendere quanto profondamente sia mutata la società nell’ultimo ventennio, e soprattutto quanto si sia perso il vero senso dell’altruismo e della solidarietà sociale. Un ultimo dato sconvolgente è che anche chi sceglie di interpretare questi eroi non scelga mai di presentarsi al pubblico come “Clark Kent”, forse perché tutti i comuni cittadini hanno il desiderio di sentirsi speciali vestiti da eroi, mentre nessun vero eroe sente più il bisogno di vestire i panni di una persona normale per fare del bene!