Il “Ripristino Ecologico del Territorio” dell’Isola d’Ischia viaggia nel solco della Tradizione della Vendemmia e del recupero degli antichi Vitigni.
La vendemmia tradizionale ischitana è da secoli la “Festa” d’eccellenza sull’isola d’Ischia, ed ancora oggi conserva quell’antico fascino. Ne sa qualcosa anche il vice sindaco di Vico Equense Benedetto Migliaccio che ha una sua vigna sull’isola del golfo di Napoli in Campania.
Il mutare di modalità ed attrezzature, ormai divenute ultramoderne e sofisticate rispetto al passato, non ha impedito di preservare l’allegria della festa, sempre molto attesa da addetti ai lavori, residenti e turisti settembrini.
Da Mercoledì 20 settembre tutti i cultori della natura, sono stati invitati alla XV edizione di “Andar per Cantine”, l’evento che fino al primo di ottobre, celebra la vera anima contadina del suo popolo, da ventinove secoli custode della cultura del vino.
Una terra vulcanica unica, fertile e generosa di qualità di uve autoctone, che vivono solo sull’isola, con una produzione annua di circa 50mila quintali.
Nel 1960 la produzione di vino risultava di 250mila ettolitri, ma con il boom turistico, molti isolani abbandonarono la viticoltura in favore delle attività più redditizie di ristorazione e dell’alberghiero, riducendo la produzione ad appena il 15% e 35mila ettolitri di vino.
La ricerca storiografica delle uve dell’amena “Isola Verde”, coltivate da ben tre secoli, annovera nomi molto ruspanti come Biancolella, Forastera, Pere ‘e Palummo, uva Rilla, Coglionara, Guarnaccia, San Lunardo, Levante, Tintora, Cacamosca, Zibibbo, Lugliese, Catalanesca, Lentisco, uva Pane, Nocella, Sorbigno, Coda Cavallo, Cornicella.
Nel comune di Forio sono stati recuperati antichi vigneti e sono nate diverse nuove case vinicole, come quella di Casa D’ambra, Cantine Pietratorcia, Arcipelago Muratori e Tenuta Calitto di Villa Piromallo. Nel Comune di Ischia a Campagnano e nel comune alto di Serrara Fontana, troviamo i vigneti di Antonio Mazzella, e nel comune di Lacco Ameno a Fango, si è recuperato quello della casa vinicola Tommasone, delle cantine Crateca e Giardini Arimei, le Cantine Fattoria Greca, La Vigna dei Mille anni, le Cantine Villa Spadara, l’Azienda agricola La Pergola e non ultima la suggestiva Vigna del Castello Aragonese.
Il vino ischitano ricevette il suo primo riconoscimento nel 1966, quando all’Ischia Bianco e all’Ischia Rosso venne assegnata la prima DOC campana e la seconda nazionale.
L’industria del turismo a quell’epoca, qui era già fiorente, ma non aveva ancora raggiunto il massimo infatti risultavano coltivati ancora 2mila ettari di terreno a vite, con una produzione di vino di circa 120mila ettolitri.
Attualmente la produzione risulta praticamente dimezzata, ed i vigneti si estendono per soli 300 ettari di territorio, tuttavia se la quantità di vino prodotta è inferiore a quella precedente, la qualità risulta di gran lunga più elevata.
A differenza di oggi, alla fine del XIX secolo il vino ischitano, esportato via mare da velieri nei “carrati”, contenitori di castagno da 700 litri, era richiesto prevalentemente per il “taglio” di vini forti, e solo in parte per quello da bere.
Dopo un lungo periodo in cui gli abitanti dell’isola hanno preferito abbandonare l’agricoltura per l’attività turistica, si sta assistendo negli ultimi anni, ad un ritorno di interesse per il lavoro della terra.
In particolare la viticoltura, che torna ad occupare i caratteristici terrazzamenti in tufo verde, pietra locale montata a secco, dove campeggiano filari ordinati di viti.
Ischia sta vivendo un grande cambiamento, innescato ben prima dello schok subito dalla comunità per la catastrofe della frana di Casamicciola, e quest’anno la crisi del turismo sta accellerando il consolidarsi di una nuova consapevolezza verso la tutela dell’ambiente.
L’entusiasmo e lo sforzo collettivo degli abitanti dell’isola, si percepisce chiaramente, a riprova che dalle crisi può nascere il rinnovamento.
La ripresa dell’agricoltura potrebbe costituire anche un vero e proprio esperimento epocale e rappresentare un progetto pilota di contrasto al turismo di massa e di “Ripristino Ecologico del Territorio”.