L’ultimo custode delle tradizioni dei Monti Lattari: Giovanni Donnarumma

L’Ultimo Custode delle Tradizioni dei Monti Lattari: Giovanni Donnarumma
Nelle terre dei Monti Lattari, Giovanni Donnarumma è l’ultimo erede di una millenaria tradizione. Questo giovane di 34 anni è il testimone vivente di un passato che ha sostenuto numerose famiglie nella regione. La sua giornata inizia all’alba, quando guida il suo gregge a pascolare sui pendii verdi del Monte Pendolo, con uno sguardo mozzafiato sul golfo di Napoli e sul Vesuvio. A riportare la notizia è Giovanni Santaniello del Corriere del Mezzogiorno

L’obiettivo di Giovanni è chiaro: rendere i suoi prodotti accessibili a tutti, per preservare il pascolo all’aperto e la qualità dei prodotti locali. “La genuinità dei prodotti dei Monti Lattari non può prescindere dal nostro modo di allevare pecore e capre della razza napoletana. La mia dedizione è totale, e ogni giorno trascorro lunghe ore con il mio gregge, indipendentemente dalle condizioni meteorologiche o dalla stagione. Spero che qualcuno possa aiutarmi a realizzare il mio sogno di aprire un punto vendita tutto mio.”

Giovanni è l’unico dei suoi cinque fratelli a continuare questa tradizione di famiglia. Sottolinea l’importanza di educare i giovani sul contatto diretto con la natura e la valorizzazione di mestieri come il suo. Tuttavia, lamenta anche l’increscioso episodio di maltrattamento di una capra a Anagni, sottolineando la necessità di sensibilizzare le persone sul rispetto degli animali e di mestieri così affascinanti e fondamentali per la cultura locale.

Il lavoro di Giovanni non è privo di sfide, poiché spesso i suoi animali diventano vittime di atti irresponsabili da parte dei giovani. “È un mancato rispetto che deriva dalla scarsa conoscenza della natura e degli animali. Auspico che, soprattutto dopo l’orribile episodio di Anagni, ci sia una maggiore sensibilizzazione nei confronti delle capre e del nostro mestiere, che, nonostante le difficoltà, continua ad essere affascinante e vitale per la nostra cultura.”