Nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1321 a Ravenna moriva Dante Alighieri, da tutti conosciuto come il Sommo Poeta

13 settembre 2023 | 18:23
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Nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1321 a Ravenna moriva Dante Alighieri, da tutti conosciuto come il Sommo Poeta

Dante Alighieri, il Sommo Poeta, il massimo esponete della Letteratura Italiana, l’autore del capolavoro “La Divina Commedia” e il “creatore” della lingua italiana, contrasse la malaria mentre passava dalle paludose Valli di Comacchio e morì a Ravenna nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1321, all’età di 56 anni.

Dante Alighieri, battezzato Durante di Alighiero degli Alighieri, nasce a Firenze tra il 21 maggio e il 21 giugno del 1265 da una famiglia della piccola nobiltà.

Le sua vita è strettamente legata alle vicende politiche della città in cui vive che, al momento della sua nascita, era in procinto di divenire la più potente tra le città dell’Italia centrale. Nel 1250 l’ordine aristocratico era infatti stato sovvertito da un governo comunale di estrazione borghese, aprendo le strade a decenni di dure lotte tra la fazione guelfa, sostenitrice dell’autorità temporale papale, e quella ghibellina, fedele al primato politico dell’imperatore. Dopo una dominazione ghibellina durata più di sei anni, nel 1266, Firenze rientrò sotto l’autorità guelfa, che si divise però ben presto tra fazione bianca e nera.

Dante conobbe Beatrice nel 1274 all’età di nove anni, salvo poi rincontrarla solo nove anni dopo e perderla per sempre nel 1290. A lei ha dedicato La Vita Nova, che, oltre a dare testimonianza della vicinanza alla poetica dello stilnovo, fornisce indicazioni importanti circa l’influenza della filosofia aristotelica e tomistica della sua formazione.

Sin dal 1293 la sua vicinanza alla corrente dei guelfi bianchi comporta non pochi problemi: si trova infatti a difendere Firenze dalle ingerenze di Bonifacio VIII procurandosi, nel 1300, di essere convocato davanti a papa Caetani per rispondere dell’accusa di corruzione proprio quando a Firenze, con un abile colpo di mano, andavano al potere i guelfi neri. Condannato alla confisca dei beni, al rogo degli immobili e a morte qualora fosse rientrato su suolo fiorentino, Dante si trova all’improvviso a vivere la condizione di esule. Seguono lunghissimi anni di peregrinazioni, di speranze e di vette artistiche che lo conducono a Forlì, Bologna, Padova, nella Trevigiana, nella Lunigiana, nel Casentino, a Lucca, Parigi, Verona e, infine, a Ravenna, dove morì.