Nicola Gratteri nominato Procuratore Capo di Napoli
Con 19 voti favorevoli su 33, l’attuale Procuratore di Catanzaro viene nominato dal Csm ad occupare il posto nel capoluogo partenopeo rimasto scoperto da quasi un anno e mezzo. Sotto scorta dal 1989, da sempre in prima linea contro la ‘ndrangheta.
Napoli – E’ Nicola Gratteri, 65 anni, il nuovo Procuratore Capo di Napoli. Una posizione rimasta scoperta da quasi un anno e mezzo, da quando Giovanni Melillo lo aveva lasciato per assumere l’incarico di capo della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo. Nicola Gratteri è stato nominato dal Csm che si è spaccato sul suo nome, ricevendo 19 voti favorevoli su 33. Per la maggioranza che lo ha sostenuto è stata determinante l’ampia e profonda esperienza maturata da Gratteri nel contrasto ai fenomeni di criminalità organizzata, nella sua dimensione nazionale e transnazionale, che con centinaia di rogatorie lo ha portato a instaurare rapporti con procure di tutto il mondo. Un impegno che anche portato alla cattura di circa 140 latitanti alcuni dei quali inseriti nella lista dei 30 più pericolosi. Nel corso del dibattito che ha preceduto il voto non sono mancate critiche al modo di interpretare il ruolo di procuratore da parte di Gratteri, da parte di chi ha sostenuto gli altri candidati, e al modo in cui intende operare alla Procura di Napoli espresso in occasione della sua audizione al Csm.
Terzo di cinque figli, Nicola Gratteri nasce a Gerace, nella Locride, in Provincia di Reggio Calabria il 22 luglio 1958. Dopo aver conseguito la maturità scientifica si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza all’università di Catania. Due anni dopo entra in Magistratura. Fin dagli inizi della sua carriera, Gratteri è impegnato attivamente nella lotta contra la ‘ndrangheta, tanto da essere considerato una delle figure di spicco in tale attività. Dal 1989 vive sotto scorta dopo che la sua prima indagine aveva provocato le dimissioni dell’assessore alla Forestazione e fatto cadere la giunta Regionale calabrese. Nei primi anni novanta, come Sostituto Procuratore a Locri si è occupato di scottanti inchieste sui legami tra ‘ndrangheta,politica, massoneria e sul traffico di droga e armi. Nel1993, è sfuggito a ben tre attentati organizzati nel giro di tre settimane. Nel 2003 coordinò l’operazione “Igres” con 74 arresti che svelò un’alleanza per il traffico internazionale di cocaina. In qualità di Sostituto Procuratore, coordina il 14 novembre 2003 l’esecuzione di un’imponente operazione contro i clan Barbaro “Castani” e i Trimboli-Perre di Platì denominata “Marine”, durante la quale circa mille carabinieri hanno arrestato nella notte oltre cento persone. Il processo si conclude con 8 condanne con rito abbreviato, su 44 imputati, mentre per altre 19 persone rinviate a giudizio, sui restanti 78 imputati giudicati con il rito ordinario, arriva la prescrizione. Nel 2009 è nominato Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria.
Con le inchieste “Solare” del 2008 e “Crimine 3” del 2011, la Procura di Reggio Calabria, coordinata dal procuratore capo Giuseppe Pignatone e dagli Aggiunti, Nicola Gratteri e Michele Prestipino, riesce a colpire i rapporti tra ‘ndrangheta, mafia siciliana, i cartelli della droga messicani e colombiani. Nel 2010 le inchieste della Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Milano “Infinito” e della Dda di Reggio Calabria “Crimine”, condotte in parallelo, portano all’arresto di 304 persone tra Calabria e Lombardia, con un’operazione che si è svolta il giorno 13 luglio 2010 ed ha impegnato 3.000 uomini delle forze dell’ordine. Due inchieste parallele sfociano in due processi paralleli, uno tenuto a Reggio Calabria e l’altro a Milano. Il processo “Infinito” di Milano si conclude in Cassazione il 6 giugno 2014, mentre il processo “Crimine” di Reggio Calabria si conclude il 17 giugno 2016. Le sentenze definitive confermano sostanzialmente l’impianto accusatorio delle Procura di Reggio Calabria e di Milano.. Il processo “Crimine-Infinito” ebbe grande importanza non solo per i risultati ottenuti nella lotta al crimine, ma anche perché mostrò il radicamento della ‘ndrangheta nell’Italia del Nord, e per la prima volta dimostrò l’esistenza di un’organizzazione e di livelli gerarchici anche all’interno della ‘ndrangheta, che ne fanno un’organizzazione criminale “unitaria”. Questo pone la ‘ndrangheta, dal punto di vista organizzativo, a metà strada tra l’organizzazione fortemente gerarchica e verticale della mafia siciliana, e invece il carattere orizzontale e frammentato della camorra napoletana. I legami infatti tra la “madrepatria”, la Calabria, e i “locali”, in Lombardia, e i rapporti tra le cosche calabresi coinvolte, erano gestiti tramite un’organizzazione in commissioni e sotto-commissioni. Il processo “Crimine”, svoltosi a Reggio Calabria, si concluse in Cassazione il 17 giugno 2016 con una novantina di condanne. Il processo riguardò i capi delle ‘ndrine di Rosarno eGioia Tauro, di Palmì, diLocri, di Platì , di Africo. In un’intervista, Gratteri raccontò che in fase di indagini furono decisive tre microspie piazzate a casa del boss di San Luca Giuseppe Pelle, nella lavanderia Ape Green del boss Giuseppe Commiso e nel giardino del padrino don Mico Oppedisano, grazie alle quali è stato possibile ricostruire dettagliatamente la nuova struttura della ‘ndrangheta. Nel 2014, da Procuratore Aggiunto della Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Reggio Calabria, con l’operazione “New bridge” sgomina una delle direttrici del traffico di stupefacenti tra Calabria e New York, che faceva capo alle famiglie degli Ursino di Gioiosa Ionica e a quella dei Gambino a New York. I trasporti di cocaina avvenivano nell’ordine di carichi di 500 chili per volta. A questo proposito Gratteri afferma che la ‘ndrangheta è presente dagli anni 70 negli Stati Uniti, e che si sta espandendo. Nel 2019 la Corte d’Appello di Reggio Calabria conferma le 9 condanne, con la più alta a 20 anni e 6 mesi, e le 4 assoluzioni stabilite dalla sentenza di primo grado emessa nel 2016 dal Tribunale di Locri. Nel 2015 conduce come Procuratore Aggiunto della Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Reggio Calabria, insieme al sostituto Procuratore, Paolo Sirleo, le operazioni “Columbus” e “Columbus 2” contro il traffico di stupefacenti tra Calabria, Sud America e USA, che riguardava Colombia, Costa Rica, Bolivia, Perù, e i grandi porti di Brasile e Argentina, da cui partivano i carichi di droga verso l’Europa e gli USA. Il 9 gennaio 2018 un’operazione coordinata dal Procuratore della Repubblica ,Gratteri, denominata “operazione Stige”, porta all’arresto di 169 persone, di cui 131 vengono portate in carcere e per i restanti 38 vengono disposti gli arresti domiciliari, per vari reati legati all’attività mafiosa. Gli arresti vengono effettuati in Calabria, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte, Lazio, Toscana, Campania e Germania, a dimostrazione della ramificazione e dell’estensione raggiunta dalla ‘ndrangheta. L’operazione va a colpire la cosca Farao-Marincola di Cirò Marina. Nel processo che ne segue, il 25 settembre si conclude il procedimento contro 104 imputati che avevano scelto il rito abbreviato, con 66 condanne e 38 assoluzioni, con le quali il GUP del Tribunale diCatanzaro conferma l’impianto accusatorio sostenuto dal Procuratore Gratteri. Nella notte tra mercoledì 18 dicembre e giovedì 19 dicembre 2019 guida una mega-operazione, denominata “Rinascita Scott”, che smantella le cosche di ‘ndrangheta del vibonese ricostruendo legami e affari tra imprenditoria, politica e massoneria deviata, che permette l’arresto di 334 persone e 416 indagati. In seguito il Tribunale del Riesame scarcera 69 persone perché non sussistono più le esigenze di custodia cautelare, pur restando indagate. Il rito abbreviato si conclude con 70 condanne e 20 assoluzioni.
Il 18 giugno 2013 il Presidente del Consiglio dei ministri Enrico Letta, nomina Gratteri componente del corpo di esperti per l’elaborazione di proposte in tema di lotta alla criminalità organizzata. Nel febbraio 2014 per il nuovo Governo Renzi viene proposto il suo nome per il ruolo di Ministro della Giustizia, ma alla fine prevale andrea Orlando, già Ministro dell’ambiente del governo Letta, pare a seguito dell’opposizione del Presidente Napolitano. Il 27 febbraio 2014, Rosy Bindi in qualità di presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, annuncia la nomina di Gratteri a consigliere della commissione. Gratteri ha accettato l’incarico compatibilmente col suo ruolo in Procura.
Gratteri è un convinto sostenitore dell’importanza dell’educazione dei giovani come strumento di prevenzione nella lotta alle organizzazioni criminali e tiene regolarmente conferenze a tale scopo nelle scuole e nelle università, in Italia e all’estero, per incontrare i giovani e spiegare loro il perché “non conviene” essere ‘ndranghetisti. Nel novembre 2011 ha pubblicato un libro, assieme al giornalista Nicaso, intitolato La mafia fa schifo, dove sono raccolti pensieri e lettere di ragazzi sul tema delle mafie. – 14 settembre 2023 – salvatorecaccaviello