Piano di Sorrento, Don Pasquale Irolla celebra la Novena di San Michele: “Noi siamo uno” segui la diretta

Piano di Sorrento. Continua la Novena in preparazione alla Solennità di san Michele Arcangelo e questa sera, in una Basilica piena di fedeli, è tornato Don Pasquale Irolla per celebrare i Vespri.
Molto bella la sua omelia incentrata sul creato e sull’importanza dell’unità: «Mi inserisco anch’io in questo itinerario spirituale che ci prepara alla solennità di San Michele con gratitudine nell’invito di Don Tonino. Siamo qui una piccola comunità caprese per rendere grazie a Dio e per dare gloria a Dio nell’itinerario spirituale che ci invita a guardare la nostra vita da una finestra diversa. Con l’ingresso della sostenibilità nelle aziende, nella vita prima dei nostri figli e poi la nostra, stiamo imparando ad entrare nella dimensione creaturale. Il creato, protagonista di queste sere, è per me l’opportunità di dire una parola. La luna e le stelle sono state protagoniste ieri sera, per una trentina di noi all’Hotel Punta Tragara. In quella terrazza in alto abbiamo guardato le stelle che pian piano si accendevano dopo il tramonto, la luna che sorgeva ed emanava i suoi bagliori sul mare. Una sorta di incanto, un silenzio che ci attirava. Una profondità che chiedeva attenzione. Un incanto che ha generato in ciascuno di noi, in queste preghiere al tramonto, questa esperienza e questa frase: “Io sono il creato”. Il creato non era di fronte a noi nella sua bellezza nuda ma tutti noi eravamo uno. Avremmo potuto dire ciascuno di noi: “Io sono la gloria di Dio”. Questa esperienza così bella che di tanto in tanto noi facciamo quando guardiamo le stelle, quando si crea una sorta di congiuntura, è l’esperienza della verità. Noi siamo uno.
Gli scritti di Florenskij che abbiamo letto nel corso degli anni stavano a testimoniare l’impegno di un genio, di un santo, che ha speso tutta la sua vita nella percezione forte che tutto è uno. E quindi noi siamo il creato. Il creato non è fuori di me. Già contemplare il creato proveniente dalle mani di Dio è una grazia, piuttosto che considerarlo come natura. Ma è ancor più vera e profonda la percezione forte che noi siamo tutt’uno con il creato e pertanto se un bambino piange le stelle sono tristi. Quando finisce un amore si oscura una stella. Quando un ragazzo getta a terra una cartaccia si oscura il sole per un istante. Quando un adolescente risponde male alla mamma e lei piange di nascosto si deturpa l’intero universo. E così all’inverso quando dovesse spegnersi una stella è una fitta al cuore, un dolore. Probabilmente da qualche parte è avvenuta una deflagrazione.
Siamo uno, questa è l’esperienza più vera, più bella, mistica, che a noi arriva di tanto in tanto ed è la verità che ci viene consegnata oggi con il desiderio di entrare nell’incanto.
Questa nostra verità che ci arriva dalla Sacra Scrittura e che stiamo imparando anche noi a vivere resta la grande opportunità per vivere la nostra vita insieme. Ciascuno di noi è parte della vita degli altri. Ciascuno di noi è in sintonia, è in armonia con gli altri. Lo vogliamo o meno la tua gioia mi arriva, il mio dolore ti rattrista, l’inquietudine degli adolescenti pe certi versi ci fa soffrire e per altri ci aiuta a sperare in loro.
E noi ci chiediamo stasera, in cammino verso la solennità di San Michele, l’incanto dell’essere creato, dell’essere noi il creato, dell’essere uno, quand’è che si è infranto? Si è infranto con il grido ribelle di Lucifero: “Non servirò un Dio fatto bambino”. In principio l’incanto del creato, dell’essere uno. Questo incanto che era nel cuore di Dio è andato in frantumi perché Lucifero ha detto no sprofondando immediatamente negli inferi. A seguire, come una catena, la ribellione dei progenitori, l’allungare la mano all’albero, questo gesto di impazienza e di ribellione fino ad arrivare alla persona più sperduta che in un angolo nascosto dell’universo tradisce la persona amata. Questo incanto del creato si è franto e noi siamo qui al seguito del grido dell’Arcangelo San Michele, “Chi è come Dio?”, che ci ricorda che dentro di noi e fuori di noi serpeggiano delle forze oscure, invisibili, che noi siamo invitati a riconoscere e che ci spingono a dividerci, adire: “Questa è la mia vita, io prendo le distanze”. Forze oscure che di tanto in tanto ci sovrastano, che noi conosciamo molto bene ma che altre volte ci prendono, che vanno contro questa unità, contro l’incanto del creato e spingono ciascuno di noi a rompere, a mandare in frantumi il tutto.
Questo lo sperimentiamo anche in famiglia. Una parola cattiva, un silenzio indispettito e si rompe l’atmosfera. Vorresti dire una parola d’amore perché ce l’hai nel cuore e poi ci rinunci. Noi facciamo continuamente esperienza di grazia ed allo stesso tempo di forze che ci spingono a distruggere ed a distruggerci. Sono le forze del male che noi devoti dell’Arcangelo San Michele siamo invitati a riconoscere. Le forze, le tendenze invisibili, quelle che serpeggiano dentro il nostro cuore e che guardiamo e riconosciamo anche fuori. Queste forze ci spingono alla divisione, a rompere tutto, a mandare tutto alla deriva ed a rinunciare al sogno di Dio che ci tiene nel suo grembo come un’unica creatura e che attende che le creature uscite da lui ritornino nel suo grembo.
Nella misura in cui noi di tanto in tanto facciamo esperienza dell’essere creato, dell’essere noi il creato, dell’essere noi tutt’uno, riconosciamo le forze del male altrimenti è tutto così fumoso, tutto così aleatorio, inconsistente. Ci vuole qualcuno che di tanto in tanto ci faccia fare esperienza dell’unità.
Il creato non è fuori di noi, siamo noi il creato uscito dalle mani di Dio e quel che riguarda la tua vita riguarda me, ciò che accade nella Parrocchia di San Michele ha eco nella Parrocchia di Santo Stefano. Se un adolescente a Santo Stefano frequenta la Parrocchia rinunciando ad uscire con gli altri amici anche qui uno dei ministranti, senza saperlo, avrà una spinta ad andare a Messa la domenica. Tutto è in collegamento, anche il nostro mondo interiore ed anche i nostri sogni, i nostri incubi, i nostri mostri, ma nei fondali dell’anima c’è la luce, c’è la grazia, alberga il sole, ci sono bagliori che chiedono di essere portati alla luce e quando questo accade è bellissimo. Sono istanti, sono momenti fuggevoli che saziano l’anima e che spingono poi ciascuno di noi a lottare, insieme all’Arcangelo San Michele, perché questa unità si ricomponga e perché ciascuno di noi non contribuisca a deturparla anzi provi a restaurare l’essere noi stessi il creato uscito dalla mano di Dio.
Questa è l’esperienza che fate celebrando il Vespro, nel canto, nell’adorazione, nel profumo dell’incenso. A un certo punto un rapimento e ti accorgi che noi siamo una persona sola e ciascuno può dire: “Io sono il corpo di Cristo”. E quando questo accade noi siamo riportati alla verità e cominciamo a combattere. Ci sono certamente combattimenti che portiamo avanti contro i nostri vizi, contro il peccato, ma mi sembra che guardando dalla prospettiva del creato il vero peccato sia il deturpare questo incanto di essere uno. Il sogno di Dio, il sogno di ogni madre, il sogno di ogni amante, di essere uno con la persona amata.
Spero che questa novena di San Michele ci porti a recuperare questa verità fondamentale della nostra vita di fede e che ha tanti riscontri nella vita personale, nella vita familiare, nella vita sociale. L’aver vissuto ciascuno la propria vita, l’aver deturpato ciascuno la vita degli altri ha incrinato il creato e stiamo vivendo male, ne paghiamo noi le conseguenze. E’ come innaffiare una rosa, dire “ti voglio bene”, chiedere scusa contribuisce alla ricostruzione dell’incanto del creato.
Spero che la nostra comunità possa vivere questa unità che ogni tanto sperimentiamo quando lampi di grazia ci illuminano, tolgono il velo agli occhi e ci fanno penetrare nella verità del nostro cuore e del cuore di Dio».

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