Sant’Agnello, sull’Ospedale Unico della Penisola Sorrentina interviene l’ex primo cittadino Gian Michele Orlando
Sant’Agnello. Sulla questione dell’Ospedale Unico della Penisola Sorrentina interviene l’ingegnere Gian Michele Orlando, ex primo cittadino santanellese: «L’idea di realizzare a Sant’Agnello un nuovo e moderno ospedale per i cittadini e gli ospiti della nostra Penisola è nata quando io, allora sindaco di Sant’Agnello, sposai con entusiasmo la proposta del dott. Vincenzo Iaccarino allora assessore del Comune di Piano di Sorrento.
Oltre all’alto valore sociale dell’intervento ritenevo che la cittadina di Sant’Agnello stretta tra Sorrento a forte vocazione turistica e Piano di Sorrento a spiccata vocazione commerciale avrebbe potuto avere una sua forte connotazione identitaria nel settore terziario e dei servizi anche per la sua posizione baricentrica rispetto alla Penisola stessa.
Partì nel 2010 proprio con la consapevolezza delle problematiche del traffico ad entrare ed ad uscire dalla penisola. Il che imponeva di renderci il più possibile indipendenti dal punto di vista sanitario e la realizzazione appunto di una struttura moderna ed efficiente in Penisola non ci avrebbe più costretto a corse disperate in autoambulanza o in eliambulanza per raggiungere i nosocomi di Napoli.
Tutti pensavamo ad una localizzazione collinare e quando mi fu proposto di ubicarla al posto dell’ex ospedale Mariano Lauro espressi sin da subito le mie perplessità, devo dire condivise sin dal primo giorno dall’allora assessore Antonino Coppola che poi ha continuato instancabilmente ad esprimerle fino ad oggi anche in qualità di Sindaco. Oltre alle difficoltà logistiche e tecniche legate al sito (allora meno critiche di oggi) mi sembrava quanto mai “antieconomico” demolire un fabbricato di valore commerciale di circa 20 milioni di euro oltre al non da poco costo per la stessa demolizione ed il trasporto a rifiuto e proposi di individuare una area libera da reperire tra le zone D, F e G di PRG che pure esistono da decenni sul nostro territorio comunale.
Mi fu risposto che non c’era il tempo (nel frattempo sono passati 13 anni) per avviare procedure di esproprio e si doveva lavorare su aree già di proprietà dell’ASL per non perdere il possibile finanziamento; il che rappresentava una cosa grave in quel periodo di vacche magre dove c’erano soltanto i rigidi criteri finanziari del patto di stabilità e non i più generosi criteri degli attuali fondi PNRR e parlare di finanziamenti di milioni di euro rappresentava una cosa praticamente impossibile.
Avviammo così l’iter dello studio di fattibilità che non poteva assolutamente prescindere da interventi strutturali concreti e soprattuto propedeutici mirati per il miglioramento delle condizioni di entrata e di uscita dalla penisola puntando ad alleggerire il traffico su strada con potenziamento della rete della circumvesuviana anche mediante collegamento diretto di Sorrento all’aeroporto di Capodichino.
Oggi, a distanza di circa 13 anni, non mi sembra ci sia ancora un progetto serio sul potenziamento della mobilità in generale e della circumvesuviana in particolare (che anzi è peggiorata notevolmente) se non per qualche sostituzione di materiale rotabile, anche se molto è stato speso in termini di studi e progeti.
Perciò mi sembra più che mai legittimo che una comunità, presa piena coscienza del progetto e delle sue carenze, si interroghi sulle ricadute positive e negative sul proprio territorio.
Su una cosa penso siamo tutti d’accordo: la necessità di avere sul territorio una nuova ed efficiente struttura sanitaria. E se c’è piena volontà e onestà intellettuale ritengo siamo ancora in tempo per mettere tutti intorno ad un tavolo rivisitando il progetto in termini di sostenibilità territoriale prendendo eventualmente in considerazione anche altre ipotesi progettuali su aree libere più periferiche che ci eviterebbero a questo punto di demolire importanti preesistenze di elevato valore economico portando così notevoli vantaggi economici all’intera opera».