Sorrento. Nuovi Confratelli per la CONFRATERNITA DI S.PIETRO E S. EUFEMIA

16 settembre 2023 | 12:14
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Sorrento. Nuovi Confratelli per la CONFRATERNITA DI S.PIETRO E S. EUFEMIA

CONFRATERNITA DI S.PIETRO E S. EUFEMIA
La Signoria Vostra è invitata a partecipare
alla cerimonia di vestizione dei nuovi confratelli che si terrà
Domenica 17 Settembre alle ore 19.00
presso la chiesa di Santa Lucia in Sorrento

La redazione cultura di Positanonews nell’occasione e per ripercorrere la storia di questa antica Confraternita,  pubblica alcuni brani tratti da libri di letteratura sorrentina. 

S. EUFEMIA V. M.
Di S. Eufemia trattano Beda, Usuardo, Adone ed altri scrittori
latini e greci nei l\1enologi.
In Oriente il dies natalis era celebrato il 25 ottobre (Concilio
Calcedonese ).
La giovinetta fu denunciata dal padre, al proconsole Prisco
perché ritenuta cristiana, in quanto aveva rifiutato di sposare un
ricco giovane. Fu condannata a duri tormenti e subì il martirio
nella persecuzione di Diocleziano nel 307.
La festa ricorre il 16 settembre.

LA TERRA DELLE SIRENE Rivista del Centro di studi e ricerche multimediali
Bartolommeo Capasso Direttore Enzo Puglia Sorrento dicembre 2009

Confraternita di S. Pietro (o di S. Eufemia). Questa Confratern ita, molto
antica, nacque nell’attuale chiesa di S. Antonio, all’epoca in cui era dedicata
a S. Eufemia. Il corrispondente edificio conventuale fu soppresso nel 1806 e
sulle sue rovine fu edificato il Mendicicomio (oggi “Casa di riposo”)
intitolato a S. Antonio. Da poco più di un ventennio il sodalizio è risorto con
la costruzione e la gestione di una cappella al cimitero di Sorren to. Oggi si
appoggia alla chiesa parrocchiale di S. Lucia e da alcuni anni organizza una
Via Crucis figurata.

Antonino Cuomo LE CONFRATERNITE fra storia e diritto Appendice: Le Confraternite in Penisola Sorrentina

Confraternita di S. Eufemia o di S. Pietro
E’ una Confraternita antichissima con sede nell’attuale chiesa di S.Antonio (all’epoca dedicata a s.Eufemia), concessa ai Padri Conventuali nel 1562, il cui Convento fu soppresso nel 1806 (e sulle cui rovine fu edificato il Mendicicomio (oggi “Casa di riposo”) intitolato allo stesso Santo di Padova.
Oggi si hanno scarse notizie di questa Confraternita, ad eccezione della costruzione e gestione di una Cappella al Cimitero di Sorrento.
E’ in regime commissariale, affidato al Rev. D. Gabriele Russo.

Sopra alcune antichità ai SORRENTO Orazio Marucchi 1922

Abbazia di S. Pdetro a Crapolla sul golfo di Sa-
Jerno, di fronte alle isole detle i Galli. Secondo il
Capasse (‘) le più antiche ^memorie che abbiamo
della medesima sono del lili e 1190, Nei tempi
andati, il secondo giorno di Pasqua si faceva, dalla
antichissima Confraternita dei SS. Pietro ed Eufemia,
esistente nella chiesa detta oggi di S. Antonio,
una solenne processione che si portava fino
a Crapolla, perché, secondo qualche autore, San
Pietro si sarebbe fermato1 su quella marina, prima
ancora di entrare nel golfo di Napoli. Oggi è rimasta
appena qualche pietra di quella chiesa che
era bellissima, a tre navate, con pitture, pavimento
a mosaico, ecc.

CENNI STORICI SUL SOGGIORNO S. ANTONIO DI SORRENTO

Il “Soggiorno S. Antonio” ha sede in un fabbricato della Confratèrnita
di S. Eufemia martire. Detta Congrega laicale esisteva
fin dal 1483. “Infatti in tale data, il re di Napoli Ferdinando I
d’Aragona pigliava in prestito dalla Cassa della Confraternita 11
once di carlini d’argento, per la guerra contro i pirati che aveva􀆨
no saccheggiato Otranto” (da “Chiese e Monasteri di Sorrento”,
pag. 165).
Con atto notar Giovanni Nicola de Nicola del 22-4–1562 il
fabbricato con l’annessa Chiesa ed il giardino vicino veniva ceduto
in uso ai Padri Conventuali allo scopo di provvedere all’assistenza
religiosa della popolazione del luogo a condizione
che, se i frati fossero venuti meno agli impegni presi, la Chiesa,
il fabbricato ed il giardino sarebbero tornati alla Confraternita,
alla quale, nel 1615, si aggregava quella di S. Pietro apostolo.
I Padri Conventuali miglioravano, ingrandivano il vecchio fabbricato
e lo trasformavano in un funzionale convento, restaurando
anche la Chiesa, dedicandola, in particolare modo, al culto
di S. Antonio da Padova.
Nel 1806, colla soppressione del convento da parte di Giuseppe
Napoleone, re di Napoli, i Padri Conventuali lasciavano il
fabbricato e la Chiesa che, diventata rettoria, veniva affidata ad
un sacerdote per la continuazione del culto e per la cura della

Congrega, denominata non più di S. Eufemia ma di S. Pietro
apostolo.
Nel 1877, detta Congrega, dopo aver reclamato e riottenuto
dal Comune l’ex convento ed il giardino adiacente, cedeva il fabbricato
al sac. Carmelo Calogero per l’istituzione di una casa di
lavoro per fanciulle orfane ed appartenenti a famiglie povere. Ma
detta istituzione poteva realizzarsi solo per breve tempo, per
mancanza di mezzi finanziari, ed i locali, perciò, rientravano in
piena disponibilità della Confraternita.
Con atto notar Nicola Stiffa del 23-10- 1883, parte dell’abolito
convento veniva dato al Cav. Francesco Saverio Gargiulo per
la fondazione di un istituto educativo che raccogliesse “giovinette
orfane di bassa ·condizione, sia a sistema di convitto, sia esterno”
per dare loro formazione religiosa ed un’adeguata preparazione
al lavoro.
La suddetta opera a favore delle fanciulle orfane non sembrava
più necessaria quando aveva già incremento per il medesimo
fine il Conservatorio della Pietà e quando, a maggior ragione, nel
1877, grazie ai buoni uffizi del valente magistrato, cav. Francesco
Saverio Gargiulo, gloria di Sorrento, era stato ripristinato il
Conservatorio educativo di S. Maria delle Grazie (trasformato
per due secoli in monastero) al benefico scopo, come ricovero
ed istruzione delle “donzelle povere di Sorrento e del suo Piano”,
voluto, nel 1566, dalla patrizia sorrentina Bernardina Donnorso,
vedova del Cav. Giovanni Marino Anfora.
Con atto del predetto notaio del 15-10-1886 la Confraternita
di S. Pietro trasferiva l’uso dell’ex convento a Mons. Giuseppe
Giustiniani, arcivescovo di Sorrento, che lo destinava a “Ospizio
dei vecchi poveri di ambo i sessi, inabili al lavoro” ed,
infine, con atto del 29-4-1889, sempre per notar Nicola Stiffa,
la predetta Confraternita concedeva a Mons. Giustiniani in enfiteusi
perpetua, per il canone annuo di lire 25, parte del fabbricato
allo scopo di trasformarlo ed utilizzarlo per un’istituzione
che accogliesse persone anziane povere. In corrispettivo della
rinunzia del canone l’Ospizio dovrà mandare una rappresentan-

za di dodici poveri vestiti dell’abito dell’Istituto a seguire il feretro
degli aggregati alla Confraternita, che morissero nel corso
dell’anno; come pure se alcuno di essi cadesse in miseria eguale
a quella dei ricoverati, egli dovrà essere a preferenza accolto
nell’Ospizio”.
Nel 1889 il fabbricato era costituito da pochi ambienti, umidi
e pericolanti e, contro difficoltà ed ostacoli, l’arcivescovo doveva
lottare per farlo ripristinare, ingrandire e renderlo funzionale.
La cittadinanza, infatti, non si rendeva conto dell’importanza
e dell’utilità dell’Ospizio, specie nei riguardi dcll’c1ccattonaggio,
che allora infestava anche la nostra cittadina ed offriva
uno spettacolo poco edificante ai numerosi forestieri che venivano
a visitare Sorrento.
Era lo stesso arcivescovo che, nel 1889, chiamava nel “suo Ospizio”
le suore “Serve dei poveri” del palermitano P. Giacon10
Cusmano per affidare loro le numerose persone anziane, bisognose
di essere assistite nel corpo e nell’anima.
Lo stesso Monsignore, con atto notar Luigi Cariello del 5-1-
1908, acquistava dal Sig. Nicola Savarese il fondo rustico, con
annessa casa colonica – per complessivi mq. 887 – adiacente il
fabbricato avuto in enfiteusi dalla Congrega e, quindi, previa autorizzazione
della stessa, con atto notar L. Cariello del 21-6-
1915, donava all’Ospizio sia i locali dell’ex convento sia il fondo
rustico acquistato dal Savarese. Ed infine, con atto notar L.
Cariello del 21-4-1917, lo stesso arcivescovo donava alla sua
prediletta istituzione il dominio diretto su un altro fondo rustico
in Sorrento, località Pantano, e cartella del Prestito Nazionale
Consolidato per una rendita annua di lire 255,50.
Dette donazioni venivano fatte da Mons. Giustiniani allo scopo
precipuo di costituire la dotazione necessaria per l’erezione
in Ente Morale dell’opera da lui fondata; ma egli non poteva
vedere completata l’opera perché il Signore preferiva chiamarlo
presso di sé il 30-6-1917.
Universale fu il compianto dei sorrentini e si trepidò per le
sorti della Casa dei poveri.

Ma il successore, Mons. Paolo Iacuzio, già prima di raggiungere
la nuova sede arcivescovile, s’informava con paterna premura
ed interesse delle condizioni dell’Ospizio di S. Antonio
e prometteva di curarne le sorti e dare ad esse incremento.
Infatti, dopo aver preso possesso dell’archidiocesi di Sorrento,
nel febbraio del 1918, Mons. Paolo Iacuzio non tardava a portare
a compimento con ammirevole sollecitudine la pratica, già
iniziata dal suo predecessore, della costituzione dell’Ospizio in
Ente Morale, allo scopo di meglio assicurarne e garantirne l’avvenire.
La “Casa di S. Antonio” veniva eretta in Ente Morale con
amministrazione autonoma il 9-6-1918 con D.L. n. 848, reg.
alla Corte dei Conti il 24 dello stesso mese e pubblicato sulla
G.U. n. 153 del 3-7-1918, con la finalità di poter ricoverare
vecchi e poveri dì ambo ì sessi, inabili al lavoro.
Lo stesso arcivescovo, Mons. P. lacuzio, volle degnarsi dì assumere
la presidenza del Consiglio di Amministrazione e, quindi,
accettava le donazioni fatte dal suo predecessore, con atto
notar S. Montefusco del 20-6-1919.
L’Ente veniva dotato dì uno Statuto organico, approvato con
R.D. del 13-7-1921 n. 1084, su proposta del ministro dell’Interno,
registrato alla Corte dei Conti il 4-8-1922 e pubblicato
sulla G.U. del 19-8-1922 n. 195.
Il consiglio di Amministrazione, ancora oggi, ai sensi dell’art.
1 del citato R.D. è composto dal Presidente, nella persona dell’arcivescovo
pro-tempere di Sorrento e da quattro membri, nominati
rispettivamente due dall’arcivescovo e due dal Consiglio
Comunale della città di Sorrento.
Con delibera n. 5 del 30- 3 – 1972 regolarmente approvata dagli
organi di controllo, l’antica e superata denominazione “Mendicicomìo”
veniva sostituita con quella di “Soggioono S. Antonio”.
L’ospitalità in esso è riservata, oggi, a persone di ambo i sessi,
anche _coniugi, che non hanno alcuna possibilità di vivere nell’ambiente
familiare.
Possono essere accolte in esso persone autosufficienti, ma non

di rado, l’Amministrazione non si è sentita di rifiutare malati
cronici che non trovano sistemazione nelle struttnre pubbliche.
Attualmente parecchi sono i ricoverati che avrebbero bisogno di
trovare accoglienza in un ospedale per cronici e ciò crea talvolta,
a torto, nella pubblica opinione, una valutazione negativa per
la istituzione e uno stato di disagio delle persone autosufficienti
ospitate. Il “Soggiorno” è un’istituzione che s’i proponeva e
si propone l’attuazione del precetto evangelico della carità e, perciò,
col Decreto n. 12340 del 28-7-1981 della Giunta Regio’
1ale della Campania, è stato escluso, come richiesto dall’ Amministrazione,
dal trasferimento al Comune, secondo la legge regionale
n. 65 dell’ll-11-1980 (Modalità di trasferimento ai Comuni
singoli o associati delle funzioni dei beni e del personale
delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza).

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