La disparità tra domanda e offerta di lavoro rappresenta una sfida significativa anche a Salerno, come indicato dai dati del 2022. Su 93.390 nuove posizioni di lavoro previste, il 32% (pari a 20.545) è rimasto vacante. Questa situazione è particolarmente evidente in Campania, dove vi è una carenza di personale in diverse professioni: commessi delle vendite al minuto (27,8% di difficile reperimento), camerieri e professioni correlate (34,5%), conduttori di mezzi pesanti e camion (50,1%), personale non qualificato per i servizi di pulizia negli uffici e nei negozi (26,8%), muratori specializzati in pietra, mattoni e materiali refrattari (41,1%).
La ricerca condotta dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre ha evidenziato questa anomalia nel mercato del lavoro italiano. Molte persone in cerca di lavoro presentano un deficit educativo ed esperienziale significativo rispetto alle competenze richieste dalle aziende. Questa discrepanza ha portato a una situazione in cui molti giovani sono disoccupati, mentre molte aziende, anche nel Mezzogiorno, non hanno abbastanza risorse umane per soddisfare le nuove commesse, costringendole a rinunciare a una parte significativa dei loro ordini.
Le professioni di difficile reperimento includono saldatori ad arco elettrico, medici di medicina generale, ingegneri elettronici/telecomunicazioni, intonacatori (che includono anche stuccatori, decoratori e cartongessisti) e dirigenti d’azienda di istituti scolastici privati e strutture sanitarie private. Di queste figure professionali, l’80% delle ricerche da parte degli imprenditori, sia privati che pubblici, si è rivelato infruttuoso. Altre professioni altrettanto difficili da reperire sul mercato del lavoro includono meccanici collaudatori, infermieri/ostetriche, tecnici elettronici (installatori e manutentori hardware), tappezzieri e materassai, operai addetti a macchinari per la filatura e bobinatura, saldatori e tagliatori a fiamma, ingegneri elettronici, elettrotecnici e operai addetti ai telai meccanici per la tessitura e maglieria. In sette casi su dieci, le richieste di queste professioni da parte degli imprenditori sono rimaste senza risposta.
Le differenze regionali sono evidenti, con una maggiore difficoltà nel reperire lavoratori dipendenti nelle regioni del Nordest. Ad esempio, a Bolzano nel 2022 l’incidenza percentuale più alta di lavoratori difficili da trovare è stata del 52,5%. Anche nelle regioni del Sud, dove il tasso di disoccupazione è in media del 15%, un nuovo posto di lavoro su tre è stato a rischio di rimanere scoperto. Le sfide future sono amplificate dalla diminuzione del tasso di natalità e dall’invecchiamento della popolazione, che comporteranno la necessità per gli imprenditori di sostituire un gran numero di lavoratori destinati al pensionamento.
Questa situazione rappresenta una crescente preoccupazione per gli imprenditori, con un aumento significativo delle difficoltà nel reperire nuovo personale dal 2017 al 2022, passando dal 21,5% al 47,6%. È evidente che questa tendenza è destinata a peggiorare nei prossimi anni. Per affrontare questa sfida, sarà necessario un approccio coordinato tra il governo, le istituzioni educative e il settore privato per sviluppare programmi di formazione mirati e incentivi per attirare e mantenere i lavoratori nelle professioni in difficoltà, al fine di bilanciare la domanda e l’offerta sul mercato del lavoro italiano.
FONTE: La Città di Salerno