Il 25 ottobre all’asta lettere e manoscritti di John Steinbeck, il cantore americano di Positano
Positano (SA) Chissà se tra le lettere e gli scritti di Steinbeck che andranno all’asta il 25 ottobre da Bonhams a New York non ci saranno anche quelli dove descrive Positano: “È un posto da sogno che non vi sembra vero finchè ci siete ma di cui sentite con nostalgia tutta la profonda realtà quando l’avete lascia”, e ancora quelli in cui confessa lo stupore che lo prese per quelle piccole case bianche, alcune con giardino, che per mancanza di spazio poggiano l’una sull’altra, una sorta di piramide affacciata sulle onde, erano una visione unica, struggente. E poi il mare che accarezza le spiagge della Marina Grande e quelle più piccole del Fornillo e di Laurito: di un azzurro omerico. E come dimenticarsi del sindaco-marchese comunista, lo scrittore californiano,infatti, fu amico di Paolo Sersale, sindaco del paese dal 1945 (e lo sarà fino al 1961 e poi ancora nella metà degli anni ‘80), non un sindaco qualsiasi ma un vero e proprio personaggio: marchese e comunista, nominato forse proprio per questa sua particolarità da elettori in maggioranza monarchici. Il marchese Sersale, avvocato, di madre positanese e di antico casato sorrentino-napoletano, era un aristocratico “sui generis”, i turisti stranieri lo scambiavano spesso per un pescatore: indossava pantaloni sdruciti, camicie e semplici sandali. Steinbeck lo guardava con curiosità aggirarsi per il villaggio, lo stupiva il suo modo cordiale di ascoltare tutti e dovunque: su uno scoglio, al bar, o in acqua tra una bracciata e l’altra. Era un sindaco costantemente impegnato per fare di Positano una località turistica di livello internazionale. Comunque sia, ad esser precisi, gli scritti che verranno messi all’asta sono quelli appartenuti alla figlia Mary Steinbeck Dekker (1905-1965). All’interno del catalogo è incluso anche un frammento tratto dalla bozza originale di “Uomini e topi”, danneggiato da alcuni morsi del cane di Steinbeck, Toby, una spada arturiana in ferro battuto e un manoscritto in lingua inglese donato dal romanziere alla sorella Mary. Quest’ultima ricevette il gradito dono tra il 1956 e il 1959, negli anni in cui il premio Nobel per la Letteratura era impegnato nel suo progetto su Re Artù, a parziale riparazione di un torto che lo scrittore aveva fatto alla sorella durante l’infanzia quando, non volendone riconoscere pienamente il coraggio, rifiutò di concederle un “cavalierato”. Il valore stimato del vasto archivio, contenente lettere in cui vengono riportate vicende personali e professionali di John in un ampio arco cronologico, oscilla tra i 250mila e i 350mila dollari. Altro punto di forza la presenza del manoscritto originale del primo romanzo di Steinbeck, “Cup of Gold”, nel quale trovano spazio ampie note a margine di un lettore sconosciuto che fornisce il suo giudizio all’opera nonché delle piccole correzioni apportate dallo stesso Steinbeck. Interessante anche il diario personale del 1949 (stimato tra i 20mila e i 30mila dollari), in cui John parla della disperazione per la perdita del suo migliore amico Ed Ricketts, della fine del suo matrimonio con la seconda moglie Gwen, che portò via con sé i due figli piccoli, e del lungo percorso affrontato prima di riprendere a scrivere, anche grazie all’incontro con Elaine Scott.
A cura di Luigi De Rosa
Nella foto Steinbeck e il suo amatissimo Charley, lo scrittore californiano amava moltissimo i cani, spesso tra il serio e il faceto diceva che erano più intelligenti di noi umani, tant’è che quando Toby, il suo setter, gli divorò il manoscritto di “Uomini e Topi”, si racconta sentenziasse il misfatto con un ironico: “Beh è proprio un grande critico letterario!”