“Il mio sogno sta svanendo”. Grido d’allarme tra emergenza casa e fuga dall’isola di Capri e Penisola Sorrentina, diventa virale la lettera aperta di Giuseppe alla sua “cara isola”
E’ diventata in poche ore virale su Facebook – ottenendo centinaia di interazioni tra like, commenti e condivisioni – una lettera aperta all’isola di Capri scritta da Giuseppe Mennillo, un giovane caprese come tanti altri alle prese con l’emergenza abitativa e che potrebbe vedersi costretto ad “emigrare” se non si riuscirà a trovare una soluzione a quello che a ben vedere è il problema numero uno dell’isola. Una lettera nella quale si riconoscono tantissime famiglie, che si immedesimano nella storia raccontata da Giuseppe. Abbiamo deciso di condividerla anche in questo blog, auspicando che nessuno – a iniziare dalle istituzioni – resti indifferente di fronte all’accorato grido d’allarme di un figlio di questa terra.
Cari lettori, per onestà devo avvertirvi: questo sarà l’ennesimo post lungo e noioso. Adatto solo ai più temerari.
Oggetto: lettera alla mia cara isola: il mio sogno sta svanendo.
Cara Isola,
Non sono solito postare sui social niente del genere. Anzi non sono solito postare proprio niente, a dire il vero.
Oggi però, sembra un ottimo modo per parlare con te apertamente.
So che mi conosci, così come conosci tutti i tuoi fedeli abitanti. Voglio ricordarti in particolare però che ho 27 anni, lavoro full-time, tutto l’anno, sono uno studente universitario, pratico sport, abito con mia sorella e siamo in fitto.
Questa premessa era obbligatoria e sono sicuro che hai già intuito “dove voglio andare a parare”. Saranno stati già in molti a scriverti per lo stesso motivo.
Ho dei sogni, dei desideri. Così come qualunque ragazzo della mia età.
Sai, uno di questi è metter su famiglia e continuare a vivere sull’isola dove sono nato e cresciuto, con tutti i tuoi pregi e i tuoi difetti. Sembra banale vero? E pure questo sogno sta svanendo. Giorno dopo giorno, sbiadisce.
Sono stato in banca qualche giorno fa, per domandare quali documenti occorrono per accendere un mutuo, qual è esattamente l’iter da seguire.
Un argomento che prima o poi avrei dovuto affrontare, no?
Beh non hai idea di come quei venti minuti mi hanno cambiato la giornata: alla mia domanda, l’espressione dell’impegata, così cortese e disponibile, era diventata un misto di imbarazzo, amarezza e compassione. Non trovava le parole giuste per dirmi che, in buona sintesi, non c’è niente che io possa fare. Certo, provava a darmi spiegazioni e soluzioni alternative. Tutto vano, perché nulla mi avrebbe portato alla possibilità di acquistare una casa.
La mia prima casa. Hai presente quel luogo in cui ti senti al sicuro? Dove puoi esprimere te stesso? Quel luogo grazie al quale senti di appartenere al paese dove hai trascorso la tua vita, appartenente a te, che mi hai cresciuto?
Beh ecco, io non avrò mai quel luogo. Non qui da te. Forse vicino. Ma non qui.
Mi sono sentito emarginato. Deluso. Nostalgico. Inerme. Sconfitto.
Allora mi sono detto: resterò per sempre in fitto, ecco la soluzione!
Eh no. Invece no. I proprietari degli immobili hanno i loro legittimi interessi. Non sarebbe quindi una soluzione definitiva.
Ma ok, va bene dai, poco male, vuol dire che cambierò casa quando necessario! Che vuoi che sia: un pò di sacrificio ogni otto anni (se mi dice bene) ma di sicuro ne varrà la pena!
Ah no aspetta.. neanche questo. Considerando che i canoni sono, in media, il 69% del mio stipendio, diventerebbe sempre più difficile, se non impossibile.
E allora dai, mi accontenterò di qualcosa di più piccolo! Adesso si! Ecco il giusto compromesso, in questo modo almeno posso continuare a viverti; evviva!
Aspetta aspetta, rallenta, mh no. Neanche questa credo che sia la soluzione giusta. Mi sa che non ci sono altre abitazioni disponibili. Sono finite, esaurite, sold out.
Lo sai? Sembra che ospitare stranieri per pochi giorni in estate sia diventato più importante (oltre che più remunerativo). Io però, non sono uno straniero, un turista, un viaggiatore, un curioso, un pendolare, un vacanziere, un habitué, un “caprese fuori sede”.
E allora? Allora come faccio? Cosa posso fare per realizzare il mio desiderio di morire dove qui dove sono vissuto?
Ah si ecco, ma certo! L’unica risposta esatta è: niente. Io, non ci posso fare niente.
Vedi, ho capito che oggi non esiste più la possibilità concreta di un futuro isolano per un giovane come me, nella media, che è ricco di soli sogni e desideri, ambizioni e speranze. Non esiste mercato per noi che vorremmo semplicemente quello che hanno avuto le tue generazioni passate.
Però tranquilla eh, perché tanto mica ti lascio sola sai: ti lascierò i miei amici, i miei colleghi, la mia famiglia. Ma non preoccuparti che sola non ti lascio!
Voglio ringraziarti per i ricordi che porterò con me altrove, mia cara isola. Presto sarà tempo di salutarci. Non temere però, perché tornerò a trovarti spesso. Insieme a tutti quei capresi che tornano nella bella stagione. Gli stessi capresi che non ti conoscono e che non ti conosceranno mai come ti conosco io. Spero che almeno comprendano la fortuna che hanno. Anche se possono (e vogliono) goderti solo per pochi mesi l’anno. Non come quelli come me che, invece, ti fanno davvero compagnia durante l’anno intero.
Adesso basta però dai, che già non mi piacciono gli addii, figurarsi gli addii anticipati. Tanto mancano ancora un paio d’anni prima che vada via eh. Praticamente un’infinità di tempo! Ti prometto che assaporeremo ogni giorno, ogni momento che ci resta. Creeremo nuovi ultimi ricordi insieme.
Intanto però oh, mi raccomando, tu non cambiare mai. Sii sempre un esempio, per il mondo intero.
A presto.
F.to Un tuo futuro ex cittadino