Sant’Agnello, Housing Sociale. Ascoltato il carabiniere. Il Mattino “Ombre sull’inchiesta”

Sant’Agnello, Housing Sociale. Ascoltato il carabiniere. Il Mattino “Ombre sull’inchiesta”  Sant’Agnello, Housing Sociale «Avevo fatto presente al precedente pubblico ministero che la delega per queste indagini non doveva essere data ai carabinieri, poiché alcuni appartenenti all’Arma stavano partecipando al bando per l’acquisto delle case». Il processo per lottizzazione abusiva che riguarda il complesso immobiliare dell’housing sociale di Sant’Agnello entra nel vivo, con la testimonianza di Camillo Bernardo, carabiniere in pensione ed ex comandante del nucleo operativo della compagnia di Sorrento. La sua dichiarazione, come scrive Dario Sautto su Il Mattino di Napoli ,  getta ombre sulla prima inchiesta (datata 2018) su presunte irregolarità nella procedura amministrativa, che poi ha portato al rilascio di una serie di permessi a costruire alla società dell’ingegnere Antonio Elefante, principale imputato insieme all’ex sindaco santanellese Piergiorgio Sagristani. Progetti simili erano stati presentati un po’ ovunque in Penisola Sorrentina, ma solo a Sant’Agnello sono arrivati pareri favorevoli e permessi.
Negli altri Comuni tra ricorsi e battaglie legali tutte le altre procedure sono state bocciate prima dell’inizio dei lavori. A Sant’Agnello, invece, la Procura di Torre Annunziata ha apposto i sigilli alle opere ormai già realizzate, dopo un sollecito del WWF a quella precedente denuncia. In quell’area, è la tesi della Procura di Torre Annunziata (procuratore Nunzio Fragliasso, sostituto Andreana Ambrosino), è possibile realizzare solo edilizia pubblica, quindi case popolari, mentre il Comune con delibere di Giunta e Consiglio Comunale ha dato il via libera ad un intervento di edilizia privata con la realizzazione di 53 appartamenti, 67 box e diversi locali commerciali, in cui oggi abitano una quarantina di famiglia, il cui eventuale sgombero è tuttora sospeso ed è stato rinviato in caso di condanna alla confisca a fine processo. A giudizio con Elefante e l’ex sindaco Sagristani ci sono Massimiliano Zurlo, Danilo Esposito e Francesco Gargiulo, e ancora vari assessori e consiglieri dell’allora maggioranza Attilio Massa, Maria De Martino e Pasquale Esposito, Chiara Accardi, Giuseppe Gargiulo e Antonino Castellano, i tre dipendenti comunali Francesco Ambrosio, Raffaele Palomba e Pietro Iaccarino. Parti civili si sono costituite WWF (avvocato Gianbattista Pane), Vas e due acquirenti (assistiti dall’avvocato Francesco Saverio Cosenza). L’intervento di housing sociale in via Monsignor Bonaventura Gargiulo prevedeva un bando del Comune aperto solo ai residenti di Sant’Agnello, con tanto di graduatoria e agevolazioni per gli appartenenti alle forze dell’ordine. Tra gli attuali promissari acquirenti (nessuno è veramente proprietario) ci sarebbero alcuni carabinieri in servizio in penisola sorrentina.  Della vicenda se ne è occupato anche Fabrizio Geremicca su Stylo24  che scrive Ventisette settembre: in aula al tribunale di Torre Annunziata, nel corso di un’udienza del processo per l’housing sociale di Sant’Agnello nel quale è imputato, tra gli altri, l’ex sindaco Piergiorgio Sagristani, gli avvocati delle parti civili (Francesco Cosenza, Giovanni Pane, Jhonny Pollio) rivolgono domande a Camillo Bernardo. E’ il carabiniere che comandava la stazione di Sorrento alla quale il pubblico ministero inizialmente titolare del fascicolo d’indagine aveva delegato nel 2018 gli accertamenti finalizzati a verificare la sussistenza d’irregolarità e forzature nei permessi che il Comune aveva già rilasciato ad Antonio Elefante per edificare 53 appartamenti, negozi e garage in un agrumeto in via Gargiulo.I legali chiedono a Bernardo se all’epoca c’erano carabinieri della sua stazione, quella incaricata di verificare la regolarità dei permessi per l’housing, tra gli assegnatari degli appartamenti progettati dalla Saec di Elefante. Il militare risponde che c’erano e di avere informato il pm, quando aveva ricevuto la delega d’indagine, di una possibile incompatibilità. Asserisce tuttavia che il pubblico ministero non ritenne di assegnare ad altri gli approfondimenti investigativi. In buona sostanza se dalle indagini dei carabinieri emergeva l’illegalità dell’opera questa non sarebbe stata completata e gli assegnatari non avrebbero dovuto sborsare i soldi e rischiare lo sgombero, come c’è stato, o vivere in condizioni di incertezza. Ovviamente bisogna aspettare il merito per sapere se l’opera si poteva realizzare.

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