Campi Flegrei: cosa cambia in caso di allerta arancione

Campi Flegrei: cosa cambia in caso di allerta arancione

L’innalzamento del livello di attenzione nei confronti del complesso vulcanico dei Campi Flegrei, da una condizione di monitoraggio “gialla” a una situazione di “arancione“, comporterebbe l’attivazione di una serie di procedure operative indicate come “preallarme“. Queste procedure prevedono l’attuazione di una serie di misure delineate all’interno dei Piani di protezione civile, che principalmente riguardano l’area ritenuta a maggior rischio, ovvero la cosiddetta “zona rossa”. Tali interventi avrebbero un impatto significativo sulle infrastrutture, gli ospedali e le vie di fuga, con l’obiettivo di prepararsi a un’eventuale escalation della situazione critica.

Il Piano nazionale di protezione civile per i Campi Flegrei suddivide il territorio coinvolto in due zone principali: la “zona rossa“, che comprende i comuni di Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida, Quarto e parti di altri comuni limitrofi, con una popolazione residente di circa mezzo milione di persone. Al di fuori della “zona rossa” si estende la “zona gialla“, abitata da circa 840.000 individui residenti in numerosi comuni e in 24 quartieri di Napoli.

I livelli di allerta per il complesso vulcanico dei Campi Flegrei sono indicativi dello stato di attività del vulcano. Il passaggio da un livello di allerta a un altro è determinato sulla base di variazioni dei parametri monitorati e di eventuali fenomeni in corso. In particolare, sono previsti quattro livelli di allerta: verde, giallo, arancione e rosso, ciascuno dei quali comporta generalmente l’attuazione di una fase operativa specifica.

Dall’anno 2012, il livello di allerta per i Campi Flegrei è passato da verde a giallo, attivando di conseguenza una fase di “attenzione“, che prevede principalmente un costante monitoraggio dell’attività vulcanica, nonché la revisione e l’aggiornamento dei piani di protezione civile.

Nel caso in cui il livello di allerta salga ad arancione, di norma viene attivata la fase di “preallarme”: in questa fase, nella zona rossa, è previsto il trasferimento delle persone presenti negli ospedali (quattro, oltre a diverse case di cura) e negli istituti penitenziari (due), mentre i residenti hanno la possibilità di allontanarsi autonomamente, con l’opportunità di ricevere un sostegno finanziario da parte dello Stato per il trasferimento in una sistemazione alternativa. Nel caso in cui venga dichiarato l’allarme, con un livello di allerta rosso, si richiede invece l’evacuazione totale della zona rossa, con la possibilità per i residenti di scegliere se farlo in modo autonomo o con assistenza, secondo le modalità e i tempi stabiliti dai Piani di protezione civile, che prevedono il trasferimento verso città e regioni prestabilite tramite mezzi navali, ferroviari o su strada.

Diversi scenari relativi a variazioni del livello di allerta sono stati simulati in un’esercitazione condotta nel 2019. In particolare, durante la fase di “preallarme” sono stati attivati immediatamente un Centro di coordinamento soccorsi presso la prefettura di Napoli, i vari Comitati operativi della Protezione civile, sia a Roma che presso i Comuni coinvolti, mentre sul territorio è stata istituita una Direzione di comando e controllo (Di.Coma.C.). Sono quindi state avviate una serie di verifiche: è stato controllato lo stato dei servizi essenziali insieme ai gestori delle infrastrutture, sono state valutate eventuali lesioni agli edifici strategici e alle strutture socio-sanitarie, nonché è stato valutato lo stato delle vie di fuga previste dai Piani di protezione civile, in vista di una potenziale successiva evacuazione. In questa fase sono state pianificate anche l’eventuale evacuazione degli animali da allevamento (durante l’esercitazione è stato evacuato un canile) e la messa in sicurezza dei beni culturali più rilevanti.

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