Campi Flegrei, il magma sottostante più vicino alla superfice
Questo è quanto sarebbe riportato in un verbale della Commissione grandi rischi di cui il Corriere del Mezzogiorno ne ha pubblicato alcuni stralci
Redazione – Il magma sottostante i Campi Flegrei sarebbe sempre più vicino alla superfice.
Questo è quanto sarebbe riportato in un verbale della Commissione grandi rischi di cui il Corriere del Mezzogiorno ne ha pubblicato alcuni stralci.
Sono sei pagine in cui si scrive la pericolosa situazione della zona nonostante che le scosse sismiche siano diminuite negli ultimi giorni. Dalla relazione si possono capire le parole dette dal ministro della Protezione civile, Nello Musumeci, che parlò della possibilità di passare ad un’allerta arancione da quella gialla che vige attualmente.
Il documento parla che i “processi in atto possono evolvere ulteriormente anche in tempi brevi se confrontati con quelli previsti dalla pianificazione di emergenza vulcanica”.
Con questo viene evidenziato che il magma è coinvolto nella fase attuale del bradisismo e che esso sarebbe arrivato a 4 km di profondità da un serbatoio presente più in basso, intorno ai 7-8 km nell’arco temporale compreso tra il 2015 e il 2022.
Inoltre la “modellazione del campo deformativo dal 2015 necessita di un ulteriore contributo da parte di una sorgente magmatica a 7-8 km di profondità”. Oltre a quella magmatica, la pressione sul terreno sarebbe esercitata anche da una seconda sorgente idrotermale che non ricopre un aspetto secondario.
La causa della fuoriuscita del gas è che “dal 2021 il sistema idrotermale si sta evolvendo verso condizioni (…) più magmatiche. Inoltre l’aumento di H2S (Idrogeno solforato) a partire dal 2019 non è attribuibile a una origine puramente idrotermale, richiedendo un contributo aggiuntivo di zolfo che, dalle analisi isotopiche finora svolte, è consistente con una origine magmatica”.
Alcuni scienziati hanno sottolineato che la risalita del magma potrebbe portare ad una frantumazione delle rocce: “Il processo di fratturazione della crosta può subire una ulteriore accelerazione, fino al raggiungimento di condizioni critiche in un orizzonte temporale compreso tra alcuni mesi e pochi anni” hanno sottolineato alcuni scienziati. Uno scenario che potrebbe portare a forti terremoti così come alla fuoriuscita del magna con vere e proprie eruzioni. Un fenomeno strettamente ed attentamente sotto la lente di tutti gli enti coinvolti, primo tra tutti dell’IGV.
GiSpa