L’addio a Don Walsh, l’ultimo testimone della storia della “Trieste” nella Fossa delle Marianne
Nella casa di Myrtle Point, in Oregon, il 12 novembre scorso, si è spento a 92 anni Don Walsh, l’ultimo testimone di un’impresa che ha segnato la storia dell’esplorazione subacquea: la discesa nella Fossa delle Marianne avvenuta il 23 gennaio 1960 con il batiscafo “Trieste”. Questo evento straordinario coinvolse Walsh e il celebre oceanografo svizzero Jacques Piccard, oggi scomparsi entrambi.
Il “Trieste”, un batiscafo lungo poco più di 18 metri, fu un capolavoro di ingegneria costruito in Italia e acquistato dalla Marina degli Stati Uniti nel 1958. Progettato da Auguste Piccard e realizzato dai Cantieri San Marco di Trieste, con contributi cruciali dalle acciaierie di Terni e dalle officine Galileo di Firenze, il batiscafo rappresentò un’eccellenza tecnologica e scientifica.
La sua missione più celebre avvenne nel 1960 quando, pilotato da Piccard e Walsh, raggiunse la profondità straordinaria di 10.916 metri nella Fossa delle Marianne, il punto più profondo degli oceani. L’impresa fu un trionfo della perseveranza, dato che il viaggio fu segnato da numerosi ostacoli, dalla perdita di attrezzature essenziali alle condizioni avverse del Pacifico occidentale.
Il tenente Walsh, all’epoca 28enne e sommergibilista a causa della sua scarsa vista che gli impedì di diventare pilota, insieme a Piccard, superò ogni difficoltà. Prima della discesa, l’equipaggio affrontò danni alle attrezzature, la perdita del telefono di superficie e problemi con il tachimetro. Nonostante tutto, il duo intraprese l’arduo viaggio, scalando la sfera del sommergibile in condizioni avverse, ma indossando abiti asciutti nei ristretti spazi della cabina.
L’eredità di Don Walsh vive attraverso le narrazioni di quella straordinaria missione, che è stata fondamentale per lo sviluppo dell’esplorazione subacquea e dell’ingegneria oceanografica. Con la sua scomparsa, si chiude un capitolo importante nella storia dell’avventura umana nelle profondità marine.