A Sant’Agnello inaugurata la rassegna “Note d’Arte” con l’eleganza e il talento del pianista: Emanuele Pio Zupo foto

Sant’Agnello (NA) Ieri sera nella Chiesa di San Giuseppe è stata inaugurata la rassegna “Note d’Arte”, un format che, come suggerisce il nome, intende proporre il connubio tra Euterpe e Calliope, vale a dire momenti di divulgazione legati alla storia religiosa e architettonica del sito che ospita l’evento con esibizioni musicali. Il Santuario di San Giuseppe ha, infatti, ospitato il concerto del giovanissimo e talentuoso pianista Emanuele Pio Zupo, originario della penisola sorrentina, vincitore di numerosi e prestigiosi premi internazionali, e un racconto curato dalla storica dell’arte Assunta Vanacore sulla storia di questo tempio di Sant’Agnello che risale al 1873 e che, come testimoniano i libri di Carlo Pepe e Franco Gargiulo, è il frutto della devozione di un’intera comunità che ha finanziato la sua costruzione arricchendone gli interni e la facciata grazie ai contributi di artisti e architetti di grande valore. “Note d’Arte” è una rassegna fortemente voluta dal Sindaco Antonino Coppola e dall’Assessore al Turismo Marcello Aversa, che invita i cittadini e i visitatori di Sant’Agnello alla conoscenza dei beni culturali ed artistici, ingiustamente poco conosciuti che fanno parte integrande di un’identità, quella santanellese, che va rivitalizzata e rinvigorita, parafrasando Marco Aurelio: le api sopravvivono perché hanno cura del proprio alveare, questo gli abitanti di un Paese non dovrebbero mai dimenticarlo. Quella che segue è la breve intervista che il pianista ex alunno di Rubèn Talòn, Franco Scala, Enrico Pace, Ingrid Fliter, Alexander Romanovsky, Federico colli e Anna Kravtchenko, per citare solo alcuni dei Maestri con i quali si è misurato, mi ha gentilmente concesso.

Emanuele Pio ZupoSant'Agnello, Santuario di San Giuseppe concerto del pianista Emanuele Pio Zupo

Complimenti per la sua performance. Comincio chiedendole di Bach e Scarlatti, ha aperto il suo concerto con la Sonata in Re minore, k9 di Domenico Scarlatti e poi di Bach “Il Clavicembalo ben temperato” (volume 1, BWV 846-869), senza apparire di parte non trova che Scarlatti è ingiustamente tenuto in secondo piano rispetto a Bach dagli esperti?

Sicuramente Bach ha fatto la storia della musica sotto tutti i punti di vista perché ha rivoluzionato a livello clavicembalistico e tastieristico quelle che sono le tonalità. Con “Il Clavicembalo ben temperato” si può dire abbia dato una carta d’identità ad ogni tonalità, per questo ha un riconoscimento maggiore, senza dimenticare  i suoi studi del contrappunto. Detto questo, Scarlatti dal canto suo non ha nulla da invidiare al Maestro tedesco in quanto a colori e  sfumature nelle sue composizioni. Rimane uno dei compositori del Barocco più apprezzati insieme anche a Rameau di cui questa sera ho eseguito “Les tendre plaintes Rondeau, RCT 3/1. Ma ritornando alla sua domanda, Domenico Scarlatti certamente meriterebbe un rilievo maggiore.

Le chiedo il suo rapporto con l’opera di Franz Liszt?

Liszt con le sue edizioni degli studi “Trascendentali” e altre opere, in questo momento mi piace citare il Mephistopheles, ha sempre visto il pianoforte come un mezzo per comunicare armonie timbriche etc. Liszt, in estrema sintesi, sa raccontare quelle che sono le emozioni grazie a partiture straordinarie.

Le chiedo la scelta della “Polacca in Fa diesis minore, Op.44 e dello Scherzo n.2 in Si bemolle minore Op.31?

Ho proposto la Polacca, Op.44 perché è molto drammatica ma allo stesso tempo propone una mazurca in La maggiore molto romantica un contrasto che offre al pubblico tutto il genio di Chopin. Lo stesso contrasto lo ritroviamo nello Scherzo n.2 con questa ascesa finale verso il Fa, sono opere che fanno parte della storia della musica e del Romanticismo, amo questi contrasti che il genio polacco propone nelle sue opere.

L’ultima domanda. Abbandoniamo i temi musicali, siamo nella Chiesa di San Giuseppe, le chiedo dunque il suo rapporto con la figura paterna e naturalmente con Dio?

Io mi chiamo “Emanuele” che deriva dall’ebraico ‛immānū’ēl, che tradotto in italiano vuol dire “Dio con noi”, per me prima di ogni altra cosa questo implica rispetto. Rispetto profondo verso Dio. Per me Dio così come e la figura paterna vanno rispettati e ringraziati. Essi ci illuminano il cammino nei momenti di difficili della nostra vita. Le feste come il Natale ci ricordano soprattutto che dobbiamo essere grati della nostra esistenza a chi ci è accanto nei momenti di gioia come in quelli dolorosi.

Grazie

Emanuele Pio Zupo
L’assessore Marcello Aversa con il pianista Emanuele Pio Zupo

 

   

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