Caruso – De Curtis Sorrento International Festival Competition

Al “Caruso – De Curtis” l’ottima performance della presentatrice Federica Di Lallo

18 dicembre 2023 | 19:33
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Al “Caruso – De Curtis” l’ottima performance della presentatrice Federica Di Lallo
Federica Di Lallo, attrice e scrittirce (ph by instagram)

Sorrento (NA) Alla Prima edizione del “Caruso – De Curtis Sorrento International Festival Competition”, tra le belle sorprese che la kermesse canora ci ha riservato ci piace sottolineare la bella prova della presentatrice Federica Di Lallo, un’altra felice intuizione del direttore artistico Paolo Sciblia che ha affidato la conduzione della manifestazione alla giovane attrice di Pompei .Federica Di Lallo ha cominciato la sua carriera presso il laboratorio del Teatro Elicantropo di Napoli che con Carlo Cerciello, Roberto Azzurro, Massimo Maraviglia e Paolo Coletta, per citare solo i primi nomi che mi vengono in mente, è diventata negli anni rinomata palestra per la formazione di ottimi attori. Quindi ha inanellato una serie di Masteclass in Inghilterra e in America misurandosi con la recitazione di stampo anglosassone, method acting, performing, acting school, drama school e play-acting con Berna Diller a Los Angeles. Tornata in Italia si è laureata presso l’Università degli Studi di Salerno con una tesi sullo Scottish English per poi dedicarsi anche  alla regia con Danilo Autero attore, regista e drammaturgo della compagnia Ideazione Teatro, da lui fondata nel 2006. Per Danilo Autero il teatro è immaginazione, un veicolo di creatività e di idee che aiutano a porsi delle domande, e a riflettere criticamente sul nostro presente, tutti questi input li riconosciamo nelle abilità attoriali di Federica. Tra gli ultimi spettacoli di successo firmati da Autero, ai quali la presentatrice del “Caruso De Curtis 2023” ha partecipato ci sono “La vita di Giovanni e Paolo” e “Madre Terra”. Il primo, andato in scena per la prima volta nel 2018, è ispirato alle vite di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ritratti non come miti, ma come essere umani, in quest’opera Federica si è misurata con il personaggio di Anna Falcone. “Madre Terra”, invece, è lo spettacolo con il quale il regista e gli attori si pongono come obiettivo di sensibilizzare ed educare gli spettatori al rispetto del nostro pianeta. Infine la giovane attrice  ha anche trovato il tempo di cimentarsi nella scrittura firmando due testi la raccolta di poesie “L’universo che ho dentro” e “Il sole dall’altra parte della strada”, nei quali declina quella che la poetessa Milena Zucchini definisce “l’aura del mondo interiore” di una donna. Quella che segue è l’intervista che Federica Di Lallo Mi ha gentilmente concesso.

Mi racconti quando scopri l’amore per la recitazione?

L’amore per il teatro ce l’ho nel sangue, nel senso che anche mia madre è un’attrice e presentatrice.

Come si chiama tua madre?

Maria Rosaria Nappi, poco conosciuta ma, senza sembrare di parte, molto brava. A lei devo dire grazie, il suo amore per il teatro lo ha semplicemente trasmesso anche a me. Al liceo già frequentavo un laboratorio teatrale ed è lì che ho cominciato a misurarmi con i grandi personaggi  di  pièce teatrali di autori impegnati.

Mi raccontavi della laurea, dove?

A Fisciano, in lingue con una tesi sperimentale in Scottish English. Ho soggiornato per diverso tempo a Glasgow, perché volevo approfondire il concetto d’identità legato ad una lingua. “Ogni lingua è una concezione del mondo integrale, non un vestito che fa indifferentemente la forma a ogni contenuto” N.d.A. (I Quaderni dal Carcere; 1930, A. Gramsci)

Mi parli dei progetti teatrali che ti sono rimasti nel cuore e dei progetti futuri?

Nasco attrice ma con Danilo Autero mi sono voluta misurare nell’aiuto regia e nel cuore mi sono rimaste proprio le esperienze maturate con Ideazione Teatro, in particolare mi piace ricordare “Madre Terra” e “La vita di Giovanni e Paolo”. Nel futuro c’è una regia sul narcisismo patologico, a me piace approfondire le tematiche sociali.

Come ti è sembrata quest’esperienza con il teatro lirico?

Straordinaria, una carissima amica che si chiama Lisa, che vive a Vienna, mi ha fatto appassionare alla lirica, tra i grandi compositori Puccini senza sé e senza me è il mio preferito.

Il tuo rapporto con i due mostri sacri di questa sera Caruso e De Curtis?

Sono due artisti che ho nel cuore e che amo grazie a mio padre: è lui che mi ha trasmesso l’amore per questa cultura musicale.

Federica Di Lallo scrittrice, ti senti autore di testa o di pancia?

Di pancia, scrivo d’impulso, poi a mente fredda faccio qualche aggiusto ma con molta parsimonia perché quando metti mano su un testo che ti ha dettato l’anima corri il rischio di snaturarlo. Vedi fare l’attore è relativamente più facile perché indossi i panni di un altro, nella scrittura metti a nudo te stessa.

Ultima domanda, la più tosta, ti ho vista indossare abiti rossi sul palco, il rosso oggi è il simbolo delle donne vittime di femminicidio, una tua riflessione

È un discorso che mi tocca tanto, la molestia è orribile e ci si mette tanto a liberarsene. Così come il cosiddetto retaggio patriarcale, di recente ho ascoltato “L’alfabeto del non amore” di Stefano Massini su La 7, lui partiva da una frase semplice: perché si dice “auguri a figli maschi”? Ebben anche in frasi come questa che appartengono alla nostra cultura popolare, c’è questa marcata differenziazione che implica una superiorità che alcuni uomini, a me piace la parola “uomini” non “maschi” sembrano non capire. Noi donne stiamo lottando per la parità e non per avere un ruolo superiore, perché è insieme che siamo una forza superiore. A me piace il rispetto che deve essere alla pari per le donne e gli uomini.

A cura di Luigi De Rosa

E allora ecco l’alfabeto del non amore. A come anestetico. L’amore non è un anestetico. Se non vuoi soffrire, se non sei disposto anche a restarci male, l’amore non fa per te. B come bellezza. L’amore non è bellezza a tutti i costi. L’amore non è la bellezza dei vip, non è la bellezza delle storie d’amore patinate da rivista: non gliene frega niente all’amore delle riviste. L’amore non è uno spot pubblicitario. C come controllo. L’amore non è controllo. Filippo Turetta che chiede alla sorella di Giulia perché non accende il telefono? Perché non mi manda i video? Questo non è l’amore. Questa è la Gestapo. Questa è la stasi. Questa è la polizia militare. L’amore non ha niente a che fare con tutto questo. D come divieto. L’amore non è mai un divieto, l’amore non è mai un diktat. L’amore è sempre una possibilità, l’amore è il concetto stesso della possibilità. E come estensione. L’amore non è mai un’estensione dell’identità di qualcuno su qualcun altro. L’amore non è mai una forma di colonialismo l’amore. Il colonialismo non sa che cosa sia. F come fiaba. L’amore non è streghe, l’amore non è fate, l’amore non è principesse risvegliate da un lungo sonno. Astenersi principe azzurro. G come gara. L’amore non è una gara, chi vince, chi perde, chi sta al piano superiore, chi sta al piano inferiore, amore come ascensore. No, l’amore non è mai un ascensore. H come hotel. L’amore non è mai una stanza d’hotel in cui siccome paghi decidi la sistemazione. Voglio la junior deluxe. Voglio la suite, voglio la camera d’albergo più bella, la voglio affacciata a nord, a sud vista mare. L’amore non è mai qualcosa full optional. I come idea. L’amore non è mai un’idea. L’amore è sempre concreto, è fatto di corpi, è fatto di persone, è fatto di vite…è fatto di salite, è fatto di discese, è fatto a volte di rovinose cadute. L’amore è come la vita delle persone che non è mai una linea dritta. […] M come manipolazione. L’amore non cambia mai le carte in tavola. L’amore non ritratta, l’amore è sempre chiaro, netto, limpido, trasparente altrimenti semplicemente non è amore. Allora che cos’è? Boh, non lo so. Compro una vocale. No, non mi bastano perché comunque non la trovo la parola. Poi la N…N come narcosi. L’amore non è mai un addormentamento. Non è mai qualcosa in cui ti puoi adagiare in un compromesso che tanto mi protegge. L’amore è sempre vivo… […] P come possesso. L’amore non è mai proprietà privata. L’amore non è mai aggettivo possessivo. Il mio uomo, la mia donna…Mio, mio, mio, mio… No, l’amore non è mai mio. Q come quadrato. Si pensa sempre che l’amore sia una figura perfetta. Una figura con i lati perfettamente proporzionali. Invece, l’amore non è un quadrato, l’amore è un poligono complesso nella sua complessità, nel suo mistero, nel suo enigma alla sua bellezza. R come rifiuto. L’amore è anche rifiuto, l’amore è il rischio di essere rifiutati e di sentirsi dire no. Fa parte del quadro. Non ti piace? Ti deve piacere lo stesso. S come servitù. L’amore non è mai una forma di sudditanza. La schiavitù è stata abolita negli Stati Uniti d’America il diciotto dicembre del 1865. Per favore, non facciamo revival, tanto meno dentro le coppie. T come trofeo. L’amore non è mai una vetrina. L’amore non è mai una coppa da mostrare a qualcuno. Io mi faccio vedere in giro con te e, quindi, sarò più bello perché prendo luce dalla tua bellezza come se tu fossi un’automobile, oppure un paio di scarpe o un abito che posso sfoggiare. L’amore non è mai un trofeo, non è mai una coppa. La Coppa Davis l’ha vinta Sinner e la lasciamo a lui. U come unico senso. L’amore non ha mai un senso unico in cui puoi guidare tranquillo tanto dall’altra direzione non arriva niente, non arriva alcuna automobile. L’amore è sempre una strada, dove si va avanti e anche dall’altra parte l’amore è sempre reciprocità. Se non è reciproco, non è semplicemente amore. V come vittima. Ogni volta che c’è una vittima semplicemente non c’è l’amore. L’amore è vita e la parola vita ha in comune con la vittima soltanto le prime tre lettere v i t, il resto no. Zeta come zoo, gli animali che stanno nelle gabbie e che talvolta si adattano talmente tanto a stare nella gabbia che ti sembrano pure felici. E se restando là, dietro le sbarre, gli lanci la nocciolina e loro volentieri se la mangiano. L’amore non è mai una gabbia. L’amore non è mai adagiarsi dentro la gabbia, che altrimenti poi quella è una storia d’amore che finisce in cronaca e, quando finisce in cronaca, è esattamente come la zeta. Non finisce soltanto l’alfabeto, finiscono anche le parole. E infatti io le ho finite”. di Stefano Massini, tratto da La 7 articolo di Vittorio Russo, 7 dicembre 2023

Generico dicembre 2023 Federica Di Lallo con Paolo Scibilia, direttore artistico della S.C.S società dei Concerti di Sorrento