“Come Pagina Bianca” di Pasquale Esposito una strenna sotto l’albero

9 dicembre 2023 | 10:37
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“Come Pagina Bianca” di Pasquale Esposito una strenna sotto l’albero

La centralità dell’assenza, del vuoto eppure le pagine del romanzo sono tutt’altro che bianche

Aristotele considerava che l’intelletto è in potenza gli intelligibili vale a dire le forme, cioè ciò che si può intendere con il pensiero, “ma non è in atto nessuno di essi prima di pensarli; deve capitare ad esso come di una tavoletta di cera, dove non c’è niente di scritto“. Pertanto il concetto di pagina vuota è molto antico, il romanzo “Come Pagina Bianca” di Pasquale Esposito edito da Porto Seguro ha probabilmente ripreso alcuni concetti aristotelici. Del libro se ne è discusso nei giorni scorsi con l’autore a Cancello ed Arnone (Ce) in un pomeriggio di cultura veramente eccezionale dove la cittadina si va sempre più affermando con il suo animo, la sua tendenza e la sua predisposizione culturale. Il libro tratta di un internato nelle fredde mura di un ospedale psichiatrico, di cui non verrà svelato il nome,  l’uomo racconta alla donna che ama tutta la sua vita, svelando se stesso tramite la parola scritta, raccontando i sogni che nel corso degli anni i dottori, la famiglia, e il mondo stesso hanno cercato di strappargli, scrive senza sosta, raccontandosi attraverso numerose lettere. Tramite le pagine l’uomo si confessa senza riserve, offrendo alla donna che ama un raro ingresso nella sua psiche. Proprio nella costante ricerca di un senno all’apparenza perduto, l’uomo riscopre la sua umanità più profonda, inchiodando la propria identità alla potenza liberatoria delle parole. Tante le persone che sono intervenute per parlare dell’autore e della sua opera, fra cui la giornalista e scrittrice Matilde Maisto, per tutti Tilde, che dirige con sentimento il giornale “Cancello ed Arnone News “che da 2007 scandisce la vita giornalistica del  territorio di Cancello ed Arnone e non solo, portato avanti  con passione e voglia di far crescere attraverso l’informazione questo bellissimo territorio, ma molto spesso bistrattato. Olimpia Di Domenico, consigliera comunale alle Politiche Sociali del Comune di Cancello ed Arnone, ha dato il benvenuto agli intervenuti, poi ha preso la  parola Tide che ha sottolineato come :«A cominciare dal titolo, si percepisce la centralità dell’assenza, del vuoto come cardine della narrazione: eppure le pagine di questo romanzo sono tutt’altro che bianche. Talmente densa è la storia, talmente ricca di riferimenti e testimonianze, che il mondo creato dalla mente e dalla scrittura della voce narrante non può non avvolgere chi legge, lasciandogli addosso prima una grande curiosità e poi, leggendo e comprendendo meglio, una profonda tristezza e una dolcissima malinconia».  A continuato Tilde :«Non conosciamo il nome del protagonista, ma conosciamo bene la sua vita, il suo passato, il suo presente attraverso il suo monologo interiore organizzato in forma di racconto. Il narratore rinchiuso nell’ ospedale psichiatrico, per conservare la percezione di sé, scrive lunghissime lettere alla donna amata in cui le racconta la sua vita, il suo passato, le sue speranze, tutto quanto ha fatto di lui l’uomo che è e che vorrebbe essere. Nemmeno la donna ha un nome. Infatti egli ad un certo punto dice: “Dovrei decidere come chiamarti e già questo mi risulta complicato, dal momento che qualunque nome mi sembrerebbe inadatto a rappresentarti. Eppure devo dare un nome a chi riceverà queste lettere, un nome per chiamarti, un nome per pensarti. Non ne hai bisogno per esistere. Tu sei quello che sei, qualunque nome io ti dia, ma è importante per me. Devo riconoscerti in quel nome, poter indicare il pensiero di te e riconoscerti con esso”. Ma il protagonista, pur consapevole dell’impossibilità di definire la sua identificazione, trova nel fissare le parole sulla pagina la sua unica missione, il suo unico scopo.  Rivendica “la possibilità di usare quella parola come una icona della sua presenza”, chiama la sua amata “mia dolce parola”». Tilde Maisto sottolinea come «L’internato nella casa di cura in sostanza reclama un’attenzione senza la quale non esisterebbe, vuole che il suo amore conosca tutto di lui: si percepisce chiara tra le pagine di questo romanzo l’ansia di esprimersi, di fare a gara con il tempo, di scrivere ogni giorno, fin quando nell’ospedale psichiatrico non avranno spento le luci». Continua la giornalista Maisto: «In Come Pagina Bianca emerge chiaramente l’approfondita ricerca compiuta dall’autore in quasi ogni campo della scienza e dell’arte: l’alchimia, la chimica, la pittura, la musica, per citarne solo alcuni. Alle parti in prosa si alternano intarsi poetici di rara eleganza: è, di conseguenza, difficile definire questo libro. La sua ricchezza è proprio la moltitudine di spunti e di riflessioni scritti con estrema eleganza che dimostrano, tra l’altro, l’alto livello culturale dello scrittore. Per concludere penso che questo libro, che in realtà è parola, esiste, e ispira, chiama ed evoca altre parole, nel tentativo di colmare un grande vuoto, direi il “vuoto della non vita”». La psicologa Tania Parente, si è soffermata come: “Attraverso queste lettere ho ritrovato dignità umana, ho dato vita ad un essere ormai inesistente. La mia vita è fluita, breve, attraverso le parole che ti ho scritto. Ho tentato di accompagnarti nella raccolta privata delle mie immagini !” L’ autore Pasquale Esposito è nato a Napoli, ma vive a Roma dal 1980. Coltiva, fin da ragazzo, la passione per la scrittura che gli consente di dare libero sfogo alla sua forte creatività, che difficilmente riesce a emergere nella quotidiana vita professionale.  Le conclusioni sono state affidate allo stesso  Pasquale Esposito che ha così ringraziato le persone che sono intervenute alla presentazione del suo libro: «Le sedie non sono vuote. Al tavolo siamo ancora noi a raccontare la storia, a condividerla con gli occhi in altri occhi. Tanti erano lì, alcuni c’erano comunque, qualcuno avremmo voluto ci fosse e lo abbiamo sentito accanto. Nessuno è andato via. La mancanza è la misura della presenza, ma il ricordo può lenire, può tenere le parole che talvolta tolgono e sovente danno. Saremo ancora lì ogni volta che leggeremo quelle parole o le sentiremo pronunciare. È per loro tramite che possiamo non morire, non andare mai via. Grazie a tutti coloro che hanno donato tempo e attenzione alle parole scritte, le mie che sono di tutti: Come Pagina Bianca». La soprano Teresa Sparaco, che prima dell’evento culturale  ha cantato una meravigliosa aria della canzone napoletana, ha chiuso la serata interpretando  “l’Ave Maria” di Schubert. L’assessore alla cultura di Cancello ed Arnone  Maria Giuditta Biancolella  ha portato i saluti del sindaco Raffaele Ambrosca e di tutta l’Amministrazione.

Harry di Prisco