Conclusa l’autopsia sul corpicino del gatto Leone, scuoiato vivo ad Angri, che escluderebbe un incidente. Organizzata fiaccolata domenica 17 dicembre.
Due anni e tre mesi di reclusione al massimo: è quello che rischia chi ha scuoiato vivo Leone, il gattino trovato agonizzante ad Angri e morto dopo quattro giorni di agonia.
A soccorrere il gatto, trovato sul ciglio di una strada ad Angri il 7 dicembre, è stato il veterinario Luigi Toro, che lo ha poi affidato ai colleghi dell’ambulatorio Veterinario Asl di Cava dei Tirreni.
Gli esami autoptici sul corpo del gatto sono stati effettuati ed è stata già presentata una informativa di reato presso la Procura di Nocera Inferiore, ma si dovrà attendere per l’esito finale delle indagini.
L’autopsia non avrebbe rivelato traumi da schiacciamento né altro tipo di danni interni, avrebbe evidenziato lesioni precise, possibilmente causate da un coltello o qualcosa di simile, che farebbero escludere l’ipotesi di incidenti stradali, tuttavia in tal senso deve ancora esprimersi la Procura, una volta valutati i referti.
La storia di Leone e le fotografie diffuse sui social hanno avuto un impatto enorme sui media nazionali, in Parlamento c’è stato anche un intervento sulla vicenda da parte del deputato dell’alleanza Verdi-Sinistra Francesco Emilio Borrelli, e per domenica, 17 dicembre, è stata annunciata una fiaccolata ad Angri per chiedere giustizia.
Non poteva essere altrimenti, visto il grado di crudeltà di cui sarebbe stato vittima il gatto, se l’ipotesi dell’atto volontario venisse confermata.
In caso contrario, se si fosse trattato di atto volontario, in base all’articolo 544 ter del codice penale su maltrattamenti e lesioni agli animali, la pena prevista sarebbe ridicola: dai 3 ai 18 mesi ed una multa fino a 30mila euro.
Se dall’atto di crudeltà deriva la morte dell’animale, il codice prevede una specifica aggravante, con un aumento della pena fino alla metà, arrivando ad un massimo di 27 mesi di reclusione.
Tendenzialmente per pene del genere non è previsto nemmeno il carcere, ma la sospensione dell’ordine di carcerazione, e presumibilmente l’affidamento in prova ai servizi sociali, facendo volontariato presso un ente.
Auspichiamo tutti che la triste vicenda del gattino Leone possa condurre almeno ad un adeguato asprimento delle pene, affinché questi efferati atti di violenza a danno degli animali, non si ripetano più in futuro.