Il sogno realizzato di Giuseppe Martucci di e con Paolo Scibilia
Sorrento – L’adolescenza è l’età dei sogni, c’è chi vuole diventare artista, chi atleta olimpico, chi scrittore, chi calciatore, chi medico… ma nessuno sa cosa lo aspetta. Nessuno conosce il suo futuro. È per questo che l’adolescenza è il periodo più bello della vita, perché hai la possibilità di sognare e di credere in qualcosa di difficile. Non hai pensieri per la testa e non ti preoccupi di nulla! È questo il bello di avere quindici anni, sei portato a godere ogni giorno come se ce ne fossero altri mille. Aspettarsi ogni cosa dalla vita, sognare ad occhi aperti. Questa è l’adolescenza. Sogniamo un futuro perfetto. Vediamo solo il bello di ogni situazione, non significa che ciò che ci circonda sia tutto perfetto, ma sappiamo che vogliamo e abbiamo bisogno di trovare sempre una soluzione. Quando Giuseppe Martucci compose la “Messa a Grande Orchestra e Coro Virile”, aveva 14 anni, era un ragazzino di Capua, che sognava di diventare un grande musicista. La città era in fermento, nel 1844 era stata costruita la ferrovia proveniente da Caserta e da Napoli, e il piccolo Giuseppe sembrava una locomotiva, figlio del trombettista Gaetano Martucci e di Orsola Martucciello, fu un enfant prodige: a soli otto anni teneva concerti solistici al pianoforte. A dieci eseguiva pubblicamente la sua prima composizione, una polka intitolata “Il genio”. Dal 1868 proseguì gli studi pianistici con Beniamino Cesi e di composizione con Paolo Serrao al Conservatorio di Napoli. A 14 anni, vi stavo raccontando: il sogno, compose la “Messa a Grande Orchestra e Coro Virile”, un’opera che si compone di 7 numeri: Kyrie coro e orchestra/ Gloria coro e orchestra / Laudamus te T solo, orchestra e Arpa / Domine Deus) Terzetto 2T, B, orchestra / Qui tollis B, coro e orchestra / Quoniam Duetto T, B e orchestra / Cun sancto spiritu coro e orchestra. Ma questo sogno d’adolescente, come talvolta accade, per uno scherzo del destino rimase nel cassetto. Alle volte quando siamo giovani e poco sfrontati certi sogni li teniamo per noi, celati nell’anima per continuare a viverne l’emozione, scriveva Antonio Tabucchi. Passa il tempo e a Roma, a diciotto anni, Giuseppe, finito un concerto pubblico, vede un uomo alto e superbamente bello, elegante nel vestire e nei modi venirgli incontro e congratularsi, nonostante i capelli ormai bianchi ha i brividi, riconosce in quell’uomo uno dei più grandi di sempre Franz Liszt, che fa i complimenti proprio a lui il ragazzo venuto da Capua. La stessa emozione la proverà quando a 32 incontrerà uno dei suoi idoli Johannes Brahms, e dieci anni più tardi Arturo Toscanini. Giuseppe in veste di pianista e direttore d’orchestra si distinguerà per sobrietà, nettezza e precisione, vantando uno stile puro e nobile. Attento studioso dell’opera wagneriana, coltivò con successo sia il concertismo, sia la direzione d’orchestra e la composizione musicale. Emerse come uno dei migliori allievi di Beniamino Cesi e come prosecutore della scuola pianistica napoletana. Tra i suoi allievi migliori si contano Ottorino Respighi, Bruno Mugellini, Giovanni Maria Anfossi e Luisa Cognetti. A 23 anni realizza il sogno più bello, sposa colei che gli ha rapito il cuore, Maria Colella, alla quale dedicherà “Secondo Capriccio”, “Prima barcarola”, “Sinfonia n. 1 in re minore” e la “Sinfonia n. 2 in fa maggiore”, per lui “ti amo” è uno spartito da riempire fino a quando il cuore non ha più note da dettare. Trent’anni dopo quello stesso cuore cesserà di battere, il Primo giugno del 1909, a 53 anni. Più di un secolo dopo, nei saloni del Museo Provinciale Campano di Capua due professori intenti ad ammirare la spettacolare collezione di Matres Matutae, si affrettano a lasciare il museo che sta per chiudere, d’un tratto in una delle sale dove sono esposti faldoni e manoscritti antichi la professoressa Marianna Cappiello (Dirigente scolastico presso Istituto Comprensivo T. Tasso – Sorrento ) scorge un testo musicale, viene colpita dalla firma “Giuseppe Martucci” chiama a se il collega, il professor Paolo Scibilia, che rimane interdetto, intuisce che quel testo è qualcosa di unico e straordinario, fotografa le pagine e la firma, cerca conferma di quanto suppone, inviando il tutto ad un esperto, Franco Vigorito. Così il sogno di diventare un grande compositore di un ragazzino di appena 15 anni di Capua, viene tirato fuori dal cassetto. Ma non basta Paolo, come Proust, in questa “Recherche” mette l’anima, il tempo perduto riprende vigore, è proprio come scriveva il grande scrittore francese “gli avvenimenti si snodano sempre dal passato verso il presente, dal presente verso il futuro”. E siamo ad oggi, 30 dicembre 2023, dopo otto mesi di lavoro duro, tenace e appassionato portato avanti da Paolo Scibilia con la copiatura in notazione moderna e l’edizione critica fatta a braccetto col M.stro Gabriele Mendolicchio, in collaborazione con la casa editrice musicale Vigor Music, per una collana speciale dedicata a composizioni della scuola napoletana, grazie a Marianna Cappiello, Franco Vigorito, grazie a chi questo sogno lo ha sostenuto: il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, il Presidente della Giunta Regionale della Campania Vincenzo De Luca, il Direttore del Museo Campano di Capua Gianni Solino, il Sindaco di Sorrento Massimo Coppola, il Sindaco del Comune di Capua Adolfo Villani e il padrone di casa, il Rettore della Basilica di sant’Antonino, Rev. Don Luigi Di Prisco, la “Messa di Gloria” del piccolo grande sognatore Giuseppe Martucci: riprende vita, per la prima volta, nella Basilica di Sant’Antonino a Sorrento, gli applausi a fine concerto, meritatissimi, sono tutti per lui. È una storia che, molto modestamente, ho voluto raccontare perché la musica è una gioia che va narrata e trasmessa proprio a loro, ai ragazzi. Coltivate i sogni che avete nel cuore e non arrendetevi. Che la “Messa di Gloria” di Martucci adolescente sia un capolavoro o meno, saranno i musicologi a deciderlo, ma che a distanza di un secolo abbia regalato emozioni questo non lo può confutare nessuno.
di Luigi De Rosa
Nella foto Paolo Scibilia e Marianna Cappiello a fine concerto.