La splendida voce di Vincenzo Costanzo tiene a battesimo la Prima Edizione del Caruso – De Curtis Sorrento International Festival Singing Competition
Sorrento (NA) Grazie al Comune di Sorrento e alla S.C.S Società dei Concerti Sorrento, questa sera (15 dicembre N.d.A.) presso il Teatro Tasso è stata inaugurata la Prima edizione del “Caruso – De Curtis Sorrento International Festival Singing Competition” manifestazione che intende promuovere l’Opera Lirica e la Canzone Classica Napoletana offrendo a giovani talenti un’occasione per mettersi in mostra gareggiando su un palcoscenico internazionale qual è Sorrento e nel contempo celebrare degnamente due mostri sacri della cultura musicale mondiale, Enrico Caruso (1873 – 2023) di cui ricorre 150° anniversario della nascita ed Ernesto De Curtis, che 130 anni fa compose su parole del fratello Giambattista, la musica di Torna a Surriento (1894 – 2024). Sul palco del Teatro Tasso si è esibito il tenore Vicenzo Costanzo (“Oscar della Lirica – New Generation” 2014) accompagnato al piano dal Maestro Otello Visconti, a condurre la serata l’attrice e scrittrice Federica Di Lallo. Scelta eccellente quella operata dal direttore artistico Paolo Scibilia, il tenore trentaduenne dalla voce solare, definizione del musicologo Fabio Lavorene per “Connessi all’Opera”, ha dato dimostrazione del suo innato talento, quello che appena 24 ore prima gli permetteva di strappare gli applausi del pubblico del Teatro dell’Opera di Roma per una sua splendida interpretazione di Mario Cavaradossi in una “Tosca” che registrava la direzione Michele Mariotti e la regia di Alessandro Talevi. Vincenzo Costanzo incarna come sottolinea Paolo Scibilia, come sostenuto dal Sindaco di Sorrento avv. Massimo Coppola che in questa manifestazione culturale ha creduto, lo spirito del cantante lirico: passione, sacrificio, professionalità, qualità che insieme al talento i concorrenti del “Caruso – De Curtis Sorrento International Festival Singing Competition” devono dimostrare di avere, per conquistare il palco di un teatro lirico. Vincenzo Costanzo è un ragazzo del sud mosso da grandi valori; da piccolo vinse pure lo Zecchino d’oro con la canzone Guapparia, «un’esperienza indimenticabile», il tenore dice che al nonno deve la carriera: «A scoprire il mio talento è stato lui: avevo sei anni e ogni volta che sentivo un certo spot con l’aria “La donna è mobile” salivo sulla sedia e la cantavo. Facevo la stessa cosa quando vedevo in tv i tre tenori. Il mio primo debutto lo feci nel coro della chiesa». Il più bel complimento ricevuto sinora? «Me l’ha fatto un amico. Mi ha detto: “Nella tua voce sento una lacrima”. È vero, la sofferenza scalfisce l’anima e il canto è anima». Provenire da una cultura contadina cristiana, riconosce il tenore, gli ha dato quella solarità che nemmeno la sofferenza è riuscita a scalfire. «Sono cresciuto con dei valori diversi dal mondo che mi circonda – aggiunge – Girando il mondo e confrontandomi con varie religioni mi sono chiesto: qual è il vero Dio? Cos’è davvero la fede? La risposta me l’ha data un mio caro amico prete, don Marco. “Tu da bambino non conoscevi la musica, giusto? Ma cantavi. La musica ti veniva da dentro senza sapere. Ecco, la fede è lo stesso”. Mi ha illuminato»*.
*tratto da “Il tenore Vincenzo Costanzo” di Angela Calvini per “Avvenire”.
A cura di Luigi De Rosa
Il direttore artistico Paolo Scibilia con il tenore Vincenzo Costanzo
Nella foto Otello Visconti, Vincenzo Costanzo, Federico Enrico Caruso, pronipote di Enrico Caruso e Paolo Scibilia