Mi addormenterò sazia di vita, omaggio a Irene Kowaliska
Positano (SA) “Spossato dalla bellezza, che ho pescato ogni giorno/con pupille e orecchie avidamente spalancate/Quando morirò, non piangere. Mi addormenterò sazio di vita” sono versi del poeta polacco Jarosław Iwaszkiewicz, tra i più apprezzati della sua terra, legato a Varsavia come la ceramista Irene Kowaliska che a Varsavia nacque nel 1905 e quella sazietà di cui canta Iwaszkiewicz sperimentò eleggendo a sua dimora prima Vietri poi Positano, città che per bellezza le sono rimaste nel cuore. Ecco perché rappresenta per il Comune di Positano nelle persone del Primo cittadino Giuseppe Guida e del consigliere con delega alla Cultura Giuseppe Vespoli, un grande onore l’annuncio del rientro a casa delle ceneri di Irene Kowaliska e di suo marito, il poeta Armin T. Wegner, che riposeranno nel cimitero positanese, in un area individuata dall’amministrazione ed assegnata alle persone illustri. Alla famosa ceramista e designer di origini polacche saranno inoltre dedicate anche una serie di iniziative culturali che ne celebreranno il talento e l’opera. Irene Kowaliska, nata nella capitale polacca nel 1905, di educazione ebraica per parte di madre, compie gli studi nella Scuola di Arti Applicate di Vienna dove si trasferisce da bambina con la famiglia e dove si diploma nel 1927. Successivamente a Berlino incontra e sposa l’uomo della sua vita, il poeta Armin Wegner mentre sarà a Vallauris (Costa Azzurra), che si avvicinerà per la prima volta alla ceramica. Nel 1931 giunge per la prima volta a Vietri Marina dove collabora, per un anno, con la manifattura I.C.S.” (Industria Ceramica Salernitana) di proprietà dell’industriale tedesco Max Melamerson e dove conosce Richard Dolker. Alla “I.C.S.” realizza opere di sapore naif ispirate alla vita e alla tradizione del posto. Nel 1932 inizia la collaborazione con la faenziera “I.C.A.M.” (Industria Ceramiche Artistiche Meridionali) di Vincenzo Pinto, che le mette a disposizione un proprio studio. L’anno successivo compie un viaggio in Sardegna e nel 1933 si trasferisce sulla Costa Azzurra dove apre un piccolo laboratorio ceramico, ma delusa, torna a Vietri dove si stabilisce riprendendo a collaborare con la “I.C.A.M.”. Nel 1937, lasciata la “I.C.A.M.”, apre un piccolo laboratorio in proprio che rimane attivo fino allo scoppio della Seconda guerra mondiale. Nel primo dopo guerra Irene lascia il suo laboratorio vietrese, distrutto dai bombardamenti, e si trasferisce a Positano dove nel suo “Positano Studio” si dedica alla tessitura di stoffe, fino al suo definitivo trasferimento a Roma avvenuto nel 1956. Nell’Urbe si dedica alla realizzazione di icone su vetro e al ricamo e apre il suo studio ai giovani desiderosi d’arte. Nel 1965 torna a visitare Vietri e nell’occasione realizza alcuni campioni per la “C.A.S.” di proprietà di Vincenzo Solimene. Alcuni anni dopo dipinge un piatto per la “Ri.Fa.” di Matteo Rispoli. Si spegne a Roma nel 1991. Resta una delle personalità più interessanti, amate e apprezzate di quella schiera di ceramisti che va sotto il nome di “tedeschiesi”, artisti che sono contemporaneamente fuori luogo ed in luogo (ceramico); sono stranieri e, allo stesso tempo, nella patria scelta, nella Terra (ceramica) conquistata, amata, come scrive la stessa Irene di Vietri sul mare.*” (*tratto “A te solo il silenzio è lode adeguata … o Irene”
a cura di Luigi De Rosa
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