Piano di Sorrento, domenica di Avvento. Il bellissimo post di Michele Gargiulo sulla Pace

Piano di Sorrento. Oggi, domenica 17 dicembre, la Chiesa celebra la terza domenica di Avvento. Un cammino che ci condurrà alla solennità del Natale. Ed in questo giorno vogliamo riportare la riflessione di Michele Gargiulo, Priore uscente dell’Arciconfraternita Morte e Orazione incentrato sul tema della Pace:

Quanto cammino faranno i Pastori verso quella luce abbagliante che emana quella povera mangiatoia.
Era notte fonda, la fatica sulle spalle di una giornata ad accudire il gregge; era il momento per riposare ma qualcosa li sveglia: qualcuno incurante anche delle pecore che dormono beate, lascia tutto e si mette in cammino!
Andarono in Pace? Immagino di no: troppo forte quella forza attrattiva. Il cuore batteva all’impazzata; il passo sempre più veloce impediva di respirare bene. Il fiatone sostituì le parole: non riuscirono neanche a domandarsi a vicenda cosa stesse succedendo.
No, andarono verso la Pace, ma non erano in Pace!
Era in voga tra i centurioni romani un detto: ”Chi non attraversa una guerra, non può conoscere la vera Pace!”.
8 settembre 1943, l’Italia firma l’armistizio con gli alleati. L’Esercito Italiano è nel caos; migliaia di militari si spogliano della divisa, disertano e si mettono in cammino verso casa; si mettono in cammino verso quella che credono essere la tanto attesa pace! Tra questi Antonino che in maniera rocambolesca riesce a raggiungere Castellammare. Sceglie, nella zona del Quisisana, di avventurarsi per le montagne, superare Pozzano e cercare di eludere il posto di blocco tedesco. La stanchezza e la fame sono la misura della follia di una guerra spietata: quanto cammino manca per giungere alla Pace!
È Sabato 11 Settembre. Il sentiero impervio nella montagna si perde nei rovi e in cammini non battuti. Delle esplosioni e delle raffiche di mitra fanno spaventare a tal punto Antonino da farlo scivolare in un dirupo; quei colpi che sembravano diretti alla sua persona, provengono dal mare; il gran numero di gabbiani che si sono alzati in volo ne sono la prova inconfutabile. Al ritorno a casa gli racconteranno che quelle esplosioni erano dirette alla motonave “Giovannina”, colpendola mortalmente.
Anche ad Antonino il cuore batte all’impazzata; anche il suo respiro è affannato. Si è rifugiato dietro un albero; il posto è talmente impervio da notare che di quell’albero non erano stati raccolti i frutti: era pieno di melograni! La guerra era la fame; lo era più delle bombe, dei morti, del fronte! In cammino verso casa, verso la Pace, aveva trovato come sfamarsi; aveva trovato quel frutto simbolo di fertilità, di rinascita che la mamma gli raccontava essere in realtà il cuore che aveva tra le mani la Madonna del Lauro. Riprese le forze e le energie, approfittando del far della sera riuscì finalmente a rientrare a casa.
Finita la guerra, passati gli anni, quando Antonino raccontava l’esperienza terribile della guerra amava dire: ”vi posso parlare della guerra perché conosco il sapore della Pace; il suo sapore ha il gusto buono del melograno!”.
Quel gusto lo abbiamo assaporato da bambini quando, in occasione delle lunghe feste di Natale, facendo visita a Zio Antonino, ci raccontava di quel sabato 11 settembre di tanti anni prima; lo raccontava indicandoci un pastorello dietro un piccolo ramo che, nel gioco di prospettive di cui si nutre un presepe, doveva essere il suo melograno. Da quel ramo-alberello partiva un sentiero che portava fino alla mangiatoia ed alla capanna, dalla paura delle tenebre della guerra alla luce della Pace.
No i pastori, come Antonino, non erano in Pace quella notte quando il trambusto li svegliò spingendoli verso la capanna: erano in grande agitazione! Avrebbero capito, trovando in una semplice mangiatoia un Re, che fuggivano dalle guerre delle loro vite per trovare la Pace!.

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