E’ dedicato all’artista polacca il calendario d’arte curato da Marco Alfano realizzato dalla De Luca Industria Grafica e Cartaria, che verrà presentato venerdì 5 gennaio alle ore 17 nel Salone Bottiglieri di Palazzo Sant’Agostino
E’ un giorno particolare quello in cui verrà presentato il calendario artistico che da decenni è dono della De Luca Industria Grafica e Cartaria, la sera, la Notte della Befana, venerdì 5 gennaio alle ore 17. Il lunario nuovo, dedicato per intero al sorriso artistico di Irene Kowaliska, curato da Marco Alfano, ha quale titolo “Il sogno del Nuovo”. E’, il 5 gennaio, quando ci si ritroverà nel Salone Bottiglieri, in Palazzo Sant’Agostino, ospiti del Presidente della Provincia di Salerno Franco Alfieri, per un incontro al quale interverranno Giovanni De Simone Sindaco di Vietri sul Mare, Giuseppe Guida, Sindaco di Positano, i relatori Giorgio Napolitano, Storico delle arti applicate e della ceramica, Marco Alfano, Storico dell’arte e curatore del calendario, unitamente ad Andrea De Luca, moderati da Olga Chieffi, il giorno de’ “Il sogno del nuovo”. Un viaggio, quello dell’artista polacca, che la portò in Costiera amalfitana per amore di Armin Wegner, generale coraggioso, lo scrivente di una lettera a Hitler in cui denunciò l’eccidio degli Armeni, facendo tappa a Positano “Città rifugio”, per i perseguitati, in fuga dai nazisti che dai sovietici. La nostra provincia, le nostre coste, luoghi prediletti del gran tour, del viaggio che è sfida lanciata a se stessi, alla propria misogenìa e alla alterità, alla diversità dell’estero, di dove si torna, o vi si rimane contaminati dalle esperienze altrui nella lingua, negli abiti, nelle architetture, nei mangiari, nelle usanze e nelle musiche, rivivono in questo calendario. Giunta a Vietri sul Mare nel 1931, Irene nell’immediato si dedicò principalmente alla ceramica entrando in contatto con Barbara Margarethe “Bab” Thewalt-Hannasch, Richard Dölker ed Elsie “Elle” Schwarz, divenendo caposcuola in Costa d’ Amalfi sia nell’arte ceramica, che nella Moda di Positano, per la quale, alcuni artigiani hanno successivamente preso ispirazione. La creazione di questo calendario prende spunto dal ritrovamento di una cartella di disegni, quasi tutti annotati, con gli elementi che hanno caratterizzato il lavoro presso la Ceramica Pinto dal 1934 al ‘36 e l’inizio dell’attività indipendente nella fornace di Molina di Vietri nel 1937. Nel disegno, infatti, o per meglio negli schizzi o bozze, possiamo trovare e vedere la scintilla creativa di ogni artista, o, magari, di ogni persona comune. Il disegno è studio che serve a far “maturare” il progetto che immette, più che mai, nel crogiuolo del ricercare quotidiano dell’artista. Diviene un “genere” che, se per certi aspetti attiene ancora in qualche misura alla sfera ideale, alla definizione ideativo, relativo ad una attualità sperimentale assai aperta e ipotetica, che sonda, tenta, suggerisce, ghermisce, molto più che compiutamente definire, l’immagine: il disegno qui appare anzitutto qualcosa come il frammento di un diario immaginativo, spesso ininterrotto: spazio di prima e continua sperimentazione. Accanto ai disegni, intraprenderemo un viaggio con Irene, tra le sue opere ceramiche, stoffe, ricami, custodite tra i vari musei di Villa Guariglia, Pinacoteca provinciale, Raccolta d’Arte Applicata di Nocera Superiore, nonché Museo Internazionale della ceramica di Faenza, accompagnati dai testi di Domenico Irace, Sigismondo Nastri, Rosa Fiorillo, Claudio Caserta, Matilde Romito e dello stesso Marco Alfano, a caccia della felicità, della luce, della gioia. Un calendario attraverso cui si realizza il sogno di Irene, del suo muoversi per amore, alla ricerca della Gioia, joie, che è in connessione con gaudium e che a sua volta proviene da getheo (gioire) e si compone del ghe della terra e del theo brillare, che è il fuoco con cui si fa la ceramica, ma anche del muoversi, rapidamente. La gioia, uno degli elementi primordiali, assoluti, imprescindibili per la vita, insieme all’aria, al fuoco, alla terra, all’acqua o molto meglio, all’etere e al tempo, ha la stessa radice di giocare, mentre la terra quella di γιγνώσκω, che è conoscenza, quindi, dell’arte tutta, unica capace di muovere liberamente le emozioni e di farci ritrovare in esse, grazie alla differenza e al dialogo, che si risolverà in discorsi, racconti d’Amore, come quelli di Irene Kowaliska, unico viatico valido per il futuro dell’ Umanità.