Riflessione sui tableaux vivants proposti a Sorrento e Capri da Paolo Scibilia e Dora De Maio
Sorrento – I tableaux vivants hanno origine antica che nei secoli si è sviluppata abbracciando pratiche spesso diverse tra loro, come le sacre rappresentazioni medievali fino a giungere alle contemporanee videoinstallazioni, su tutte quelle dello statunitense Bill Viola, in sostanza si tratta di figurazioni statiche in cui attori, disposti in pose espressive, restituiscono l’immagine di dipinti o sculture celebri. Assunto comune per tutti i tableaux vivants è, infatti, che a fungere da modello sia l’arte, non la vita. Forse proprio questo suo status di arte “contaminata”, l’ha relegata ingiustamente tra le pratiche secondarie nel novero delle arti visive, essa però ha dimostrato ampiamente in questi anni di non meritare questa prerogativa tipica di quello che rubrichiamo alla voce: puro intrattenimento. Personalmente ne trovo conferma in un grande intellettuale dei nostri tempi qual è Pier Paolo Pasolini, cito i suoi tableaux vivants “Deposizione dalla croce di Rosso Fiorentino e Trasporto del Cristo nel sepolcro del Pontormo (La Ricotta, 1963) che fanno parte ormai della storia del cinema italiano e non solo. Ne sono un’altra dimostrazione i tableaux vivants proposti da Paolo Scibilia, presidente della S.C.S Società dei Concerti di Sorrento, e Dora De Maio, regista e direttore dela Compagnia LudovicaRambelliTeatro, in questi ultimi anni, mi piace ricordare due su tutti, dell’estate 2023, il primo progetto andato in scena sull’Isola Azzurra nell’ambito della “Rassegna Estate Caprese”, il Tableaux Vivants a Villa Lysis “Il Tempio e il Tempo” in occasione del Centenario della morte di Jacques Fersen (1923 – 2023). Nelle note di sala leggiamo: “Il tempo è l’unica cosa che non si può fermare; la statua per sua natura è legata al concetto di immobilità; in questa performance il divenire e la stasi sono in una strettissima relazione: un corpo umano si fa materia attraverso un gesto utile ed essenziale che si ferma in un momento di quiete, in cui non esiste più un prima e un dopo. L’attore, completamente svuotato del proprio ego si fa strumento e si lascia abitare da figure che vengono da un tempo lontano. Il corpo diventa tempio e custodisce immagini capaci di portare lo spettatore in un tempo sospeso e condividere con esso un breve momento di eternità”. Il secondo, invece, è uno spettacolo di grande impatto emotivo che è stato allestito all’interno della Basilica di Sant’Antonino Abate di Sorrento lo scorso 14 gennaio “Tableaux Vivants da opere di Artemisia Gentileschi”; in questo nuovo progetto gli attori, Chiara Kija, Elena Fattorusso, Fiorenzo Madonna e Antonio Stoccuto, hanno abitato undici capolavori della grande pittrice romana declinando il dolore, la sgomento e la ribellione delle eroine dipinte da Artemisia: Giuditta, Giaele e Corisca in particolare. L’emozione, che ha investito noi spettatori, ci ha riportato alla mente, feroce, le immagini delle donne che ancora oggi sono calpestate e oltraggiate dagli “uomini che odiano le donne”. Le performance arricchite infine dalle musiche scelte dal direttore artistico, il Maestro Paolo Scibilia, hanno generato, rubando ancora parole a Pier Paolo Pasolini, “un isomorfismo” tra le tele e le pagine di Verdi (Aida/Macbeth), Scarlatti (Giuditta) e Bellini (Norma), di rara intensità. No, a Sorrento come a Capri, i tableaux vivants costruiti con tanta attenzione e competenza meritano di essere rubricati come “arte visiva” e non più semplice intrattenimento. L’augurio è che tale arte sia possibile offrirla anche agli studenti delle nostre scuole di ogni ordine e grado perché rappresentano un approccio alla storia dell’arte e della musica molto interessante oltre che assolutamente coinvolgente.
di Luigi De Rosa
Fiorenzo Madonna e Antonio Stoccuto in “Davide con testa di Golia”