Sorrento, grande successo per i “Tableaux Vivants da Artemisia Gentileschi”, si replica questa sera

14 gennaio 2024 | 14:53
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Sorrento (NA) Il silenzio all’interno della Basilica di S. Antonino è interrotto da un canto struggente preveniente dagli altoparlanti, è quello di Norma, la sacerdotessa innalza il suo dolore alla Luna che culmina in quel famoso Si bemolle acuto, dopo un lungo sincopato sulla nota La, che solo pochi soprano, cito la Callas e la Cerqueti, sapevano esaltare. Al centro gli attori di Dora De Maio hanno appena messo in scena l’ultimo “tableaux vivants” in programma, che ripropone il capolavoro di Artemisia Gentileschi: Giuditta che decapita Oloferne. In una contaminazione totale le note, quelle di Vincenzo Bellini, colorano la scena, i colori del quadro di Artemisia risuonano nella mente di chi osserva. Al centro di tutto questo progetto artistico organizzato dal direttore Paolo Scibilia (Società dei Concerti di Sorrento) con il pieno sostegno della Città di Sorrento nella persona del Sindaco Massimo Coppola e il benestare del Rettore della Basilica Rev. Luigi Di Prisco c’è il dolore quello delle donne calpestate, abusate, offese nella dignità e abbandonate, quello di cui sono icone Norma, Giuditta e la stessa Artemisia. Alla fine di una performance così emozionante mi viene da citare William Bertozzo che scrive: In piedi, in piedi, signori, davanti a una donna,/per tutte le violenze consumate su di lei,/per le umiliazioni che ha subito,/per quel suo corpo che avete sfruttato/per l’intelligenza che avete calpestato/per l’ignoranza in cui l’avete tenuta/per quella bocca che le avete tappato/per la sua libertà che le avete negato/per le ali che le avete tarpato/per tutto questo/in piedi, Signori, in piedi davanti a una Donna./E se ancora non vi bastasse,/alzatevi in piedi ogni volta che lei vi guarda l’anima/perché lei la sa vedere/perché lei sa farla cantare./In piedi, sempre in piedi,/quando lei entra nella stanza e tutto risuona d’amore/quando lei vi accarezza una lacrima,/come se foste suo figlio!/Quando se ne sta zitta/nasconde nel suo dolore/la sua voglia terribile di volare… Le tele di Artemisia Gentileschi che Dora De Maio e Paolo Scibilia propongono a Sorrento sono undici, ho provato a descrivere l’emozione che si prova davanti ad una di esse, ho cercato di descrivere il lavoro “sartoriale” che c’è dietro ogni tableaux, dalla scelta del brano musicale alla scenografia che firma Andrea Fersula alla regia di Dora De Maio, che ha raccolto con pieno merito il testimone di Elena Rambelli, che ha “costruito sogni e stupore” nella sua breve vita  per il teatro contemporaneo italiano (sono parole di Giulio Baffi). La prova attoriale di Chiara Kija, Elena Fattorusso, Fiorenzo Madonna e Antonio Stoccuto, ha meritato gli applausi del pubblico sorrentino accorso numeroso oltre ogni rosea aspettativa. Oggi che diamo l’ultimo saluto a un grande del nostro teatro, Enzo Moscato, è bello ammirare sul palco improvvisato di una chiesa attori che “sanno suonarsi come fossero uno strumento”, il termine attore deriva dal verbo latino agĕre, agire: come a dire che il valore di un attore lo si dimostra sul campo, una presenza viva sulla scena che si mette a nudo. Il resto è solo spettacolarizzazione, o elementi accessori che completano il ruolo, ma che non gli forniscono un’anima. Quest’anima svuotata dall’io di ognuno di loro la ritroviamo in ogni tableaux: è in questa la bravura di questi quattro interpreti; questo il fascino dei loro quadri viventi. Oggi, 14 gennaio, si replica sempre all’interno della Basilica di Sant’Antonino Abate, gli orari dei tre turni previsti sono: 17.00, 18.00, 19.00, l’ingresso è gratuito. Spegnete i telefonini e accendete il cervello se volete andare. Chi è di scena signori, chi è di scena? In piedi, in piedi, davanti a una donna: Artemisia Gentileschi.

di Luigi De Rosa

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