Sorrento, l’ex sindaco e chimico Raffaele Attardi sulla Intelligenza Artificiale

Sorrento. L’ex sindaco e chimico Raffaele Attardi, in un post pubblicato sulla sua pagina Facebook, interviene sulla questione della Intelligenza Artificiale: «Vorrei abusare un po’ della vostra pazienza per dirvi cosa penso della Intelligenza Artificiale.
Partiamo dall’inizio. Come già saprete l’intelligenza artificiale è una tecnologia che, messa di fronte ad un problema, usa degli algoritmi, ovvero fa simulazioni e calcoli per trovare una soluzione. E quando ha trovato la soluzione cerca di metterla in pratica.
Ma quando i sistemi sono complessi e interconnessi, per quanto la IA possa essere brava, non sempre potrà trovare una soluzione univoca e questo non per limiti tecnici ma semplicemente perche è impossibile.
Utilizzando calcoli e simulazioni, ovvero facendo uso del linguaggio e metodi matematici, chi bazzica in questo campo sa che una soluzione univoca a problemi complessi esiste solo quando in un sistema il numero di equazioni è uguale al numero di incognite.
Quando il numero di incognite è superiore alle equazioni il sistema ammette infinite soluzioni; se invece il numero di equazioni è inferiore al numero di incognite il sistema non ammette soluzioni.
Se non ci credete provate a vedere quante soluzioni ammette il sistema x+y = 100, cioè un sistema con una equazione e 2 incognite.
Rifletteteci un attimo. Se dico che voglio dividere 100 euro fra due persone, posso farlo in infiniti modi ne do’ 1 a x e 99 a y, oppure 2 a x e 98 a y e così via. Tutte le soluzioni soddisfano l’equazione.
Se aggiungo un’altra equazione, per esempio x = y, costruisco cioè un sistema a due equazioni e due incognite, ottengo il risultato univoco di 50 euro a testa.
Se poi aggiungo al sistema una terza equazione, per esempio x = 2y, non trovo più nessuna soluzione e posso solo cercare il risultato più probabile.
Perciò nessuna Intelligenza Artificiale potrà mai trovare soluzioni univoche all’interno di sistemi in cui il numero di incognite non sia esattamente uguale al numero di equazioni.
Ma questo esempio non è solo un giochetto per matematici, perche questa regola non limita solo le IA ma sottintende un significato più profondo.
La stessa regola vale anche per noi. Non è affatto detto che quando ci troviamo in situazioni complesse e cerchiamo una soluzione ci sia una soluzione univoca: anche noi non sapremmo cosa fare per dividere i 100 euro e nel primo e nel terzo caso…
È un principo generale che vale sempre anche quando si cerca di far quadrare le leggi dell’Universo; perciò non è affatto detto che con la nostra Scienza, tutta basata su algoritmi matematici, troveremo la risposta ai misteri dell’Universo. Per adesso non sappiamo né quante equazioni dobbiamo scrivere per descrivere le leggi dell’Universo, né quante incognite ci sono.
In conclusione la IA, come noi, in molti casi dovrà fare delle scelte, non sulla base di soluzioni univoche, ma troverà piuttosto in molti casi a dover scegliere fra più soluzioni possibili o impallata perché non troverà nessuna soluzione.
E per andare avanti qualcuno dovrà dare alla IA dei criteri di priorità, ovvero dirle cosa fare in questi casi. Ma questo pone un problema enorme non ancora risolto: chi dovrà decidere quali sono i limiti da rispettare? Per vincere un conflitto, o una semplice guerra commerciale, si dovrà usare tutto l’armamentario di cui si dispone, senza tener conto dei morti o delle sofferenze prodotte in termini economici ai soccombenti?
Forse prima di dare il via libera a questa tecnologia, facendo finta di non sapere che in molti casi non è lei a trovare una soluzione ma una lobby, i limiti da rispettare dovremmo porceli prima noi come umanitá.
Se ci guardiamo intorno dobbiamo ammettere di essere ben lontani dall’aver costruito una Comunità in cui siano chiari gli obblighi da rispettare. Ovunque ognuno açcampa diritti e non ci sono obblighi condivisi capaci di porre limiti ai conflitti.
In tutte le circostanze si dà prevalenza di volta in volta ai diritti, quelli individuali, quello dei popoli, a quello degli Stati. E poiché i diritti di ognuno finiscono dove inziano quelli degli altri, sulla linea di confine nascono così i conflitti.
Se costruiremo macchine dotate di IA e non ci metteremo prima d’accordo sugli obblighi da rispettare questa tecnologia servirá come tante altre a costruire armi ancor più micidiali di quelle che abbiamo e a combattere guerre finanziarie ancor più distruttive delle guerre.
Ed è un rischio che non possiamo correre.
Dobbiamo porre un freno a questa deriva tecnologica o quanto meno evidenziarne i rischi invece di evidenziane solo i vantaggi.
La tecnologia è solo uno strumento e noi dobbiamo evitarne l’uso distorto.
E questo non si può fare solo ponendo limiti alla tecnologia ma impegnarci a porre a monte gli obblighi al centro della Comunità internazionale che ne evitino l’uso distorto.
E gli obblighi deve fissarli la Comunità internazionale.
Simone Weil nel suo libro “Per una Costituzione Europea” aveva lanciato questo messaggio alla fine della Seconda guerra mondiale chiedendo che si arrivasse ad una Costituzione Europea fondata sugli obblighi.
Questo messaggio è ancora oggi attuale anzi, di fronte alle guerre, allo sviluppo insostenibile e all’emergenza climatica che avanzano, si è arricchito di nuovi significati ed assume carattere di urgenza.
È sempre piu evidente infatti come gli attuali organismi internazionali, ancorati a vecchi schemi, non riescano più a funzionare da regolatori e che queste lacune non potranno mai essere colmate da nuove formule a 8, a 12 o a 20.
Quello che serve è la riforma degli attuali organismi e l’ancoraggio di ciascuno di essi ad obblighi comuni, prima di ogni altro al rispetto della Vita umana e degli equilibri che regolano la Rete della Vita.
La Comunità Europea dovrebbe essere in prima linea in questo processo, emettendo una Costituzione che ponga al centro gli obblighi e che nonostante l’enorme ritardo accumulato può ancora essere l’apripista di questo epocale cambiamento.
Questo processo non è certo automatico né può essere avviato da algoritmi e simulazioni.
Quello che serve sono persone capaci di accettare questi obblighi e di proporli agli altri.
Mi auguro di avervi dato sufficienti giustificazioni per muovervi e spingere in questa direzione. Ma alla fine anch’io penso che i motivi elencati da soli non siano sufficienti, il sistema in cui viviamo è troppo complesso per riuscire a trovare una soluzione univoca.
Ma questo sistema è anche fonte di troppo dolore e non si può accettare che vada avanti così, rinviando scelte che dipendono da noi o peggio affidandole a una IA. Occorre porre subito dei limiti a quello che sta accadendo.
Assumere volontariamente degli obblighi da rispettare nei confronti delle Persone e della Rete della Vita non è una costrizione, né tantomeno va intesa come la cosa giusta da fare. E’ un atto di Amore».