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Storie di Ordinaria Atrocità: dopo Leone 1 ad Angri, e Leone 2 a San Ferdinando di Puglia, il cane Aron lotta tra la vita e la morte, bruciato vivo dal suo “umano” di fiducia.

Oltre ogni ragionevole dubbio, è ufficiale: Leone il gatto di Angri è stato scuoiato vivo.

La notizia  è data dal sindaco Cosimo Ferraioli, che su Facebook comunica che l’esame autoptico e le analisi istologiche confermano ufficialmente lo scuoiamento da parte di un essere umano, che le indagini della Procura procedono e che luo ripone piena fiducia nelle Istituzioni.

La tragica storia di Leone risale allo scorso dicembre, quando fu ritrovato agonizzante in strada e trasportato d’urgenza all’Ambulatorio Veterinario dell’Asl di Cava de’ Tirreni.

Per quattro giorni veterinari e volontari fecero di tutto per salvargli la vita, ma nonostante il suo coraggio da “Leone” il micio non riuscì a farcela. Venne organizzata una fiaccolata per onorare il suo coraggio e per chiederne giustizia, alla quale parteciparono moltissime persone, giunte ad Angri da più parti d’Italia.

Leone è diventato il simbolo di quel macabro “libro” delle ingiustizie, del quale purtroppo rappresenta solo il primo capitolo.

Un mese dopo la sua disgrazia, leggiamo la notizia di un secondo “capitolo”: “Addio a Leone 2, un gatto di San Ferdinando di Puglia, ferito da un petardo a Capodanno, che moriva con il muso devastato e di ferite.

L’ipotesi è che sia stato preso a bersaglio da un gruppo di ragazzi che gli hanno lanciato contro dei botti esplosivi.

Nella clinica veterinaria di Barletta, Leone 2 è stato tenacemente curato, e per cercare di salvarlo, ci sono state persone che hanno anche portato i loro mici per donargli il sangue, ma dopo alcuni giorni di agonia anche lui non ce l’ha fatta.

Solo dopo alcuni giorni “non c’è 2 senza 3”: questa volta non è un gatto ma un cane.

È accaduto a Palermo, dove mercoledì scorso, l’animale è stato legato con catene ad un palo, e dato alle fiamme. Vittima della crudeltà umana del suo padrone, ha riportato ustioni per oltre l’80% del corpo e gravi danni agli organi interni.

Quella sera, durante il regolare servizio di controllo, gli agenti sono intervenuti in Piazza Francesco Crispi e solo grazie al loro tempestivo intervento, si è impedito che venisse portato a termine il grave episodio di violenza, con il trasporto del cane presso una clinica veterinaria.

Si tratta di un pitbull di nome Aron, ed il proprietario è un uomo senza fissa dimora, che ha ammesso di avergli dato fuoco poiché “aggressivo e non socievole”: un vero peccato che non abbia azzannato lui invece di lasciarsi condurre fiducioso al patibolo!

L’uomo è stato denunciato per maltrattamento di animali e danneggiamento: non solo è il regolare proprietario del cane, dal controllo del microchip, ma ha perpetuato la sua violenza anche verso gli operatori, con ripetuti calci all’autovettura di servizio.

Ha sostenuto che Massimo è un diavolo, che deve bruciare tra le fiamme!

A quando pare il cane aveva azzannato in zona un barboncino: indubbiamente non si può negare che essendo un pitbull, si può trattare davvero di un cane da combattimento, tendenzialmente di un sanguinario, caratteristica ricorrente proprio in questa tipologia di molossoidi canini, tuttavia non è una buona ragione per permettere tale crudelta. Quando qualcuno dei presenti, gli ha chiesto perché non l’avesse affidato ad un esperto del settore, se realmente fosse così pericoloso, non c’è stata risposta, ma solo insulti e minacce.

Per questo sventurato cane è in corso una mobilitazione online straordinaria, con ben due petizioni, che dimostrano la sensibilità dei cittadini sul tema della violenza sugli animali:

“Non possiamo restare indifferenti di fronte a tanta atrocità. Vi chiedo di unirvi e di firmare questa petizione in quanto chi ha commesso questa atrocità, sia indirizzato agli organi competenti”.

Tra i commenti dei firmatari, che auspicano tolleranza zero, si ricorda che “Chi fa questo è un mostro pericoloso per tutta la società. Domani potrà fare lo stesso ad altri indifesi, bambini, anziani, donne, insomma a chiunque. Servono pene severe”, perché “La violenza contro gli animali è come quella contro le persone. Gravi punizioni a chi la commette!”

“Non mancheremo di ricordare questo e gli altri casi, continua la Lav, come quello del gatto Leone scuoiato vivo a Cava de’ Tirreni, che hanno affollato le cronaca degli ultimi mesi per fare ulteriore pressione sui deputati della Commissione Giustizia della Camera perché si proceda con l’esame e l’approvazione delle proposte di legge per inasprire le pene e rendere piu’ efficaci le norme per perseguire i reati contro gli animali”.

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