Agguato a Torre Annunziata: un furto in una abitazione potrebbe essere lo “sgarro” alla base dell’omicidio di Alfonso Fontana
Il movente che avrebbe portato alla morte il 24enne di Castellammare di Stabia potrebbe essere il furto in una abitazione di un parente di un boss. E’ una delle ipotesi alle quali stanno lavorando gli inquirenti dopo l’uccisione del giovane avvenuto in un agguato a Torre Annunziata il 7 febbraio scorso nel centralissimo corso Umberto I, a pochi passi dal Tribunale. Uno “sgarro” per il quale sarebbe stato organizzato una punizione che doveva essere solo un avvertimento ma che invece è sfociato nell’omicidio eseguito davanti a tanti passanti sul quale starebbero lavorando gli inquirenti.
L’agguato al giovane è stato eseguito intorno alle 20, quando il corso Umberto I era ancora affollato da tantissime persone. Probabilmente aveva un appuntamento con la persona che sarebbe poi diventata il suo assassino. È stato colpito prima alla gamba e gli altri proiettili sono stati probabilmente sparati mentre cercava di fuggire. In totale, circa 10 proiettili sarebbero stati esplosi a distanza ravvicinata, davanti agli occhi spaventati dei passanti, alcuni dei quali bambini.
Secondo gli inquirenti Alfonso Fontana non avrebbe avuto un ruolo in dinamiche di criminalità organizzata. Era già conosciuto alle forze dell’ordine in quanto parente della famiglia malavitosa soprannominata “‘e Fasano”. Il 24enne era nipote Antonio Fontana, ucciso in un agguato ad Agerola nel 2017.