Famiglie, donne, patafisica, raccontini brevi da usare: il nuovo libro di Antonio Pedicini
Torna nelle librerie con il volume “Famiglie, donne, patafisica, raccontini brevi da usare”, edito da “La valle del tempo” un autore di rara cultura e originalità, Antonio Pedicini, napoletano, classe 1976. Persona perennemente alla ricerca di soluzioni creative che siano balsamo per i dilemmi esistenziali di dolorosi e tormentati percorsi personali, Pedicini è scrittore fecondo, sceneggiatore puntuale, regista visionario, significativo pittore. Col volume, l’autore introduce il lettore con garbo e divertimento al complesso mondo della “Patafisica”. Si tratta di un movimento culturale innovativo e provocatorio ideato durante il fermento artistico della Francia di inizio Novecento dal geniale studioso d’arte, scrittore e drammaturgo Alfred Jarry. I suoi testi, come la commedia di rottura “Ubu re” e il romanzo (pubblicato postumo) “Gesta e opinioni del dottor Faustroll, patafisico”, sono considerati pietre miliari del tema dell’assurdo. Jarry morì a soli 34 anni, di meningite tubercolare, complicata fra l’altro da denutrizione, mancanza di riscaldamento, uso di alcol puro e assenzio. Dalla sua intuizione nacque il prestigioso “Collegio di Patafisica” in Francia, cui sono seguiti diversi Istituti di Patafisica in tutta Europa. Il concetto ispiratore della Patafisica è la presa di coscienza dell’impossibilità di percepire e spiegare oggettivamente tutta la realtà. Al contrario della scienza, che è empirica e razionale, la Patafisica interpreta la realtà con gli strumenti del pensiero e della fantasia, inventa ciò che non esiste se non nel fervore del vagare della propria mente. Alfred Jarry sosteneva che la Patafisica è la scienza che va oltre la Metafisica (la “scienza della realtà”), propone punti di vista nuovi, alternativi, critici, grazie all’uso di un pensiero non convenzionale, astruso, eccentrico e bizzarro. La Patafisica, contrariamente alle altre scienze, non si occupa del generale ma piuttosto del particolare, non detta le regole ma piuttosto studia le eccezioni. La patafisica è definita da Jarry la “scienza delle soluzioni immaginarie”: dissacra, provoca, destruttura, con una irriverente ironia e un goliardico sorridere che mette in discussione ciò che si crede di conoscere e apre nuovi scenari di pensiero e interpretazione. Per Jarry noi commettiamo l’errore di decifrare in modo univoco quanto osserviamo, sull’onda delle convenzioni e delle abitudini, mentre ne esistono infinite interpretazioni. Strumenti di questa scienza/filosofia sono metafore, simbolismi, paradossi, assurdi logici, associazioni impensate, umorismo non sense, fraintendimenti, assonanze, farse, giochi di spirito, che stimolino l’attività mentale e il gusto speculativo. Negli anni Cinquanta, Boris Vian, che fu un convinto promotore della Patafisica, enunciò che uno dei principi fondamentali è “l’equivalenza dei contrari” e, dunque, il mettere in discussione qualunque principio assoluto prendendo in considerazione la perfetta validità del suo esatto contrario. La rivelazione di Alfred Jarry costituisce lo spartiacque tra quella che viene definita “Patacessione” o “Patafisica inconscia” e la “Patafisica” propriamente detta o “Patafisica conscia” del dopo-Jarry, che ha influenzato scrittori, pittori, cineasti, critici, matematici e filosofi, fino ad essere considerata una vera e propria corrente artistica e di pensiero. Esempi di “Patacessori” sono Ippocrate di Chio, un matematico e astronomo della Grecia antica, considerato uno dei più illustri geometri dell’antichità, per Jarry il primo patafisico dell’umanità, e Zenone di Elea, il filosofo stoico presocratico della Magna Grecia, discepolo prediletto di Parmenide. Aristotele lo definisce “inventore della dialettica”, grazie al suo metodo di “dimostrazione per assurdo” delle proprie argomentazioni. È passato alla storia, ed entra di diritto negli antesignani della Patafisica, per i suoi “paradossi”, basati sulle contraddizioni di ciò che comunemente viene dato per scontato, che Bertrand Russell, il grande filosofo, logico, matematico, e attivista del movimento pacifista del primo Novecento, definì come “smisuratamente sottili e profondi”. Tutti i suoi paradossi (“lo stadio”, “Achille e la tartaruga”, “la freccia”) vogliono dimostrare che, nonostante le apparenze della vita quotidiana, il movimento è un concetto solo relativo alle nostre percezioni, perché composto di tanti istanti di “fermo”, e dunque, di fatto, “la realtà è immobile”. Altri grandi “Patacessori” sono stati il filosofo dell’antica Roma Seneca, lo scrittore, poeta, logico, matematico e prete anglicano dell’epoca vittoriana Lewis Carroll, autore di “Alice nel Paese delle Meraviglie”, il primo “fantasy” della letteratura, il Conte di Lautreaumont, poeta francese dell’Ottocento. Tra i Patafisici “dopo Jarry” possiamo annoverare il poeta Edoardo Sanguineti della “neoavanguardia” del “Gruppo 63”, gli scrittori Italo Calvino e Umberto Eco, l’attore Dario Fo con il suo unico e personale “gramelot” (discorsi fatti di suoni, onomatopee, parole privi di significato, ma che assemblati assieme e associati a tono e mimica dell’attore trasmettono un senso in chi lo ascolta), il comico, cabarettista, drammaturgo, scrittore Alessandro Bergonzoni, il pittore Mario Persico (storico rettore dell’Istituto patafisico napoletano e curatore della rivista Patapart) il pittore, scultore e saggista Enrico Baj, lo scultore Mri Mario Ricciardi, che per primo istradò Pedicini, suo giovanissimo studente di Arte appena dodicenne, alla passione per la Patafisica. Tutto il teatro contemporaneo e tutta l’arte moderna (dadaismo, surrealismo) devono tantissimo alla Patafisica. Dal 1983 il movimento arriva anche in Italia, con la rassegna “Jarry e la Patafisica”, di arte, letteratura spettacolo, presso il Palazzo Reale di Milano, che porta nel giro di un decennio alla nascita di diversi Collegi e Istituti in tutta Italia. Antonio Pedicini col suo nuovo lavoro ci consente di avvicinarci a questa filosofia così antica e così moderna, addentrandoci nel “non sense”, nei giochi di parola, nel “pensiero che esiste non esistendo, include e non esclude”. E lo fa attraverso 32 racconti grotteschi, surreali, talvolta comici e sempre molto brevi, che partono da ciò che gli è più vicino e noto: il rapporto con la famiglia, la bellezza delle donne, l’amore per la musica. Il testo è impreziosito da immagini degli intensi quadri dello stesso autore, che verranno esposti fisicamente in ogni presentazione del libro, in una suggestiva commistione del linguaggio della parola con quello visuale, che collega e accomuna le arti in un unico sentiero universale. Gli stessi raccontini del libro, sebbene ognuno autonomo e separato, sembrano fondersi in un unico, corale afflato che disegna un mosaico in cui l’ironica logica dell’assurdo svela il mistero dell’essere. Attraverso le storielle, lo scrittore traccia un tragicomico, provocatorio, ironico, caustico elogio di ciò che gli è mancato nella vita. Una vita che ha consacrato, nella solitudine delle sue scelte, all’evanescente Patafisica, ossia ciò che non c’è, la realtà solo pensata, immaginata. Questo libro, come gli altri di Pedicini, apre nella mente del lettore pensieri e riflessioni inediti che mirano a liberarlo dagli schemi negativi che lo condizionano, portandolo a una crescita interiore che lo metta in contatto diretto con la consapevolezza delle proprie emozioni, per guardare, finalmente, la realtà con occhi nuovi e puri.
Carlo Alfaro