Gragnano: le meraviglie della Valle dei Mulini rinascono grazie al progetto “digitalizzazione, innovazione, cultura e turismo” per 1,2milioni di euro.
Una full immertion tra storia e natura per la Valle dei Mulini, che ritorna viva grazie ad un processo di valorizzazione del sito, riconosciuto su scala mondiale come la “Capitale della Pasta”.
Dopo circa 70 anni di inattività, questi affascinanti ruderi, grazie ad un progetto di restauro, tornano a nuova vita: Gragnano, è stata ammessa ad un finanziamento da 1,2 milioni di euro grazie al progetto connesso alla misura «digitalizzazione, innovazione, cultura e turismo».
È dall’epoca romana che il territorio di Gragnano è luogo di produzione di farine, grazie alle acque del Vernotico, che defluendo giù a valle azionavano le pale degli antichi mulini, per macinare il grano. Le preziose farine venivano poi lavorate, per fare il pane destinato agli abitanti delle città limitrofe di Stabiae, Pompei ed Ercolano, fin’anche della città di Napoli.
L’industria pastaia di Gragnano si sviluppò grazie alla presenza di una trentina di mulini ancora presenti con i loro ruderi, ma è ricordata anche come sito strategico legato alla rivolta di Masaniello del 1647.
Nel ‘700 esistevano quasi trenta mulini gestiti dalle famiglie storiche gragnanesi dei Quiroga o degli Scola, che macinavano oltre 100mila quintali di grano all’anno.
Passato un secolo tuttavia, l’industria della pasta sostituì i mulini che non solo realizzavano farina di grano tenero, ma risultavano onerosi a causa di un’imposta del 1869, che imponeva il pagamento di una sorta di tassa, in base ai numeri di giri della macina.
È nel 1940, che i mulini di Gragnano cessarono così la loro secolare attività, ricoprendosi pian piano di vegetazione, ma oggi grazie alla loro particolare conformazione architettonica di pregio, rendono nuovamente preziosa la Valle dei Mulini, un esempio di archeologia industriale unico al mondo.
Dagli anni 2000 l’intera valle di Gragnano con la sua ricca storia, è visitata da migliaia di turisti.