Gragnano, ragazzo morto a 13 anni: indagata la fidanzatina e altre 4 persone

Gragnano, ragazzo morto a 13 anni: indagata la fidanzatina e altre 4 persone
Accuse gravi, dicerie infondate e intimidazioni tramite messaggi istantanei hanno spinto Alessandro a sentirsi isolato e senza via di scampo. In quel fatidico giorno, Alessandro ha preso la drastica decisione di porre fine alla propria vita, anche a causa del bullismo subito, gettandosi dalla finestra della propria camera da letto e scuotendo profondamente la comunità di Gragnano.

L’udienza presso il Tribunale per i Minorenni è stata programmata per la metà di marzo al fine di determinare se chiudere il caso o procedere con il processo per i cinque adolescenti coinvolti. Una nuova svolta si è verificata con l’inclusione della fidanzatina di 14 anni di Alessandro tra gli imputati, insieme ai quattro minori già indagati nelle prime fasi dell’inchiesta. Tale decisione è stata influenzata dall’ipotesi che la vittima sia stata vittima di bullismo fino poco prima della tragedia, forse proprio da parte della sua fidanzatina, la quale, inizialmente, aveva indicato agli investigatori la pista del bullismo tramite la sua testimonianza.

La data dell’udienza è stata fissata in risposta alla richiesta di archiviazione avanzata dal procuratore dei Minorenni di Napoli, Nicola Ciccarelli, riguardante i quattro minorenni coinvolti. Tuttavia, un’opposizione dettagliata presentata dagli avvocati dei genitori di Alessandro (Mario D’Apuzzo, Emilio Longobardi e Giulio Pepe, insieme a un team di esperti tra cui il criminologo Giacomo di Gennaro e la psicologa Monica Siniscalchi) ha spinto il giudice Clara Paglionico ad approfondire il caso, incluso il coinvolgimento della fidanzatina. I reati ipotizzati includono stalking e omicidio colposo.

La tragedia è stata ulteriormente contestualizzata da episodi di bullismo subiti da Alessandro al di fuori della scuola che frequentava, nella zona alta di Gragnano, e durante l’estate. Si ritiene che Alessandro sia stato spinto a compiere il gesto estremo a causa di una serie di inganni orchestrati dalla banda di minorenni, con il possibile coinvolgimento di un adulto, il cui ruolo è ancora oggetto di indagine da parte della Procura di Torre Annunziata. Le bugie, le minacce, gli insulti e le persecuzioni degli ultimi giorni di vita avrebbero profondamente scosso il giovane che, la sera prima della sua morte, avrebbe iniziato a elaborare la tragica decisione mentre si trovava da solo a casa. Infine, l’ultimo messaggio inviato in chat proprio alla fidanzatina, in cui lui confidava, potrebbe aver contribuito a costruire quel castello di menzogne che si è rivelato fatale per un ragazzo di 13 anni.

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