La scomparsa di Anna Maria Gargiulo, l’Alda Merini della Penisola sorrentina
Sorrento , riceviamo e pubblichiamo il bellissimo ricordo del dottor Carlo Alfaro
Anna Maria Gargiulo non c’è più. E’ prematuramente scomparsa la scrittrice e poetessa nativa di Meta che con i suoi capolavori di specchiata bellezza ha portato alto il nome della Penisola sorrentina nel mondo. Docente di Filosofia negli istituti superiori e Formatrice docenti presso l’Università di Salerno, ha dedicato la sua vita alla cultura, senza mai risparmiarsi. Gigante della parola, con un talento potente che si imponeva ovunque, era al contempo donna di un’umiltà e una delicatezza estreme. Un’anima schiva, timida e dolce come la sua voce, un soffio, che nella scrittura riversava una forza creativa di stupefacente impetuosità. L’estrema sensibilità dei suoi scritti, la passione dei temi, l’intensità dei contenuti, la ricerca delle forme, la dialettica ricca l’hanno portata in pochi anni alla ribalta dell’arte poetica e narrativa, con innumerevoli riconoscimenti di elevato prestigio in Premi nazionali e internazionali. La sua vasta produzione è raccolta in Antologie poetiche e nelle sue pubblicazioni monografiche, quali PEGASO E LA SIRENA, NOSTALGIA D’ORIZZONTI, IN SALITA CONTROVENTO, OTTO MARZO, I QUADERNI DI NARÉ, AMARITUDINE, DOVE CADONO LE RONDINI, L’EFFIMERO LO SCACCO IL VARCO, QUI NON RONZANO LE API. Le sue poesie sono perle di altissimo lirismo, che trae le radici nell’equilibrio estetico e nella perfezione formale propri della grande poesia classica italiana e nelle suggestioni crepuscolari del primo Novecento, per tendere, attraverso la voglia di sperimentare, osare, giocare con parole, immagini e suoni propri del temperamento creativo e originale di Anna Maria, verso una sofisticata elaborazione dei contenuti in senso filosofico ed esistenzialista di respiro vasto e moderno. I suoi racconti, scritti in una lingua al tempo stesso colta e scorrevole, aprono le menti alla riflessione esistenziale, perché universali, come l’anima. Leggere Anna Maria significa gustare appieno il piacere della bellezza della scrittura che salva dall’angoscia della realtà, ma anche trovare sostegno alle inquietudini del vivere, mettersi in contatto intimo e profondo col proprio inconscio, il vero sé. Il suo è il canto della malinconia, del rimpianto, della disillusione, della confessione intima, ma anche dell’esaltazione della bellezza, dell’idealismo, della consapevolezza e dell’eternità. Sin da bambina la scrittrice, causa la sua estrema sensibilità, ha sperimentato sensazioni di solitudine, diversità, non appartenenza, inadeguatezza: un profondo e doloroso stato interiore che ha sublimato nella creatività, facendo della sua capacità di catturare il mondo interiore trasformandolo in parola scritta lo scopo della sua esistenza. Instancabile nel promuovere la cultura, anche nella veste di consigliera dello storico Istituto Torquato Tasso, rigorosa nel culto della poesia, solidale con i sofferenti come nel suo impegno nella audio-lettura per i non vedenti, Anna Maria Gargiulo è stata anche fulgida paladina con i suoi scritti della dignità delle donne. Oggi, nell’ora del dolore per la sua perdita, il mondo poetico della Gargiulo resta, con la forza della sua parola, che resiste alla realtà sconfinando nell’immenso dell’Assoluto. Come scrisse Raffaele Lauro, recensendo i versi dell’autrice: “Soltanto la poesia ha il magico potere di rendere l’effimero equivalente all’eterno, se vissuto in pienezza. Soltanto la parola fissa un istante, il quale, nella sua immutabilità, può diventare eterno”.
Carlo Alfaro