Paolo Battaglia La Terra Borgese: La stampa, un antico strumento per la misura della libertà
Quanto sopra sembra pluralismo, libertà. O no?
Chi lavora per la stampa destroide – risponde Battaglia La Terra Borgese – non può essere pro reddito di cittadinanza e chi lavora per la stampa sinistroide non può che produrre l’uguaglianza sociale e l’egualitarismo ritenuti dannosi da altri. Dunque la stessa libertà di stampa, così definita, è spaccio d’idee stupefacenti. Alias non esiste. E, del resto, chi sa scrivere può spendersi (come lavoratore giornalista) sia a destra che a sinistra, esattamente dove trova occupazione, per mantenere la propria famiglia, rinunciando, spesso e volentieri, alle proprie idee in favore della sussistenza propria e dei familiari.
Dunque nessun giornalista è libero?
Certamente sì. Ma esclusivamente se il giornalista e l’editore coincidono in pensiero; allora il giornalista è libero, come nel nobile o fortuito caso sinistroide di Marco Travaglio_Peter Gomez, o come in altri casi altrettanto nobili o fortuiti destroidi.
E quando, gli dei se ne vanno?
Quando certa politica pretende di dare “suggerimenti” al lavoro giornalistico. O quando apprendo di una coscienza artificiale: “Betapress sotto ATTACCO!!! Acqua in redazione”. O quando so, mi si comunica – precisa Paolo Battaglia La Terra Borgese – questo: https://betapress.it/betapress-sotto-attacco-acqua-in-redazione/. Allora mi preoccupo di mutamenti profondi se non addirittura irreversibili che sguazzano in caotiche situazioni sociali artate e peggiorative.
A poco a poco, in questa confusione babelica di lingue, cominciano ad incunearsi, con nuove capacità di controllare gli eventi, nuovi dei, che non sono più i giornalisti che abbiamo detto, sono altri dei, che dettano alla stampa, e perciò ai giornalisti, privando la società del prezioso lavoro che i giornalisti svolgono (o potrebbero svolgere) a tutela e garanzia dei principi democratici e dell’informazione – chiude asciutto Paolo Battaglia La Terra Borgese offrendo un ulteriore e profondo punto di riflessione: occorre innanzi tutto promuovere leggi (votando quei partiti che presentino programmi elettorali in tal senso) per difendere e soccorrere la stampa libera. Corre il dovere morale e sociale di regolare l’industria pubblicitaria e mediatica per garantire ai piccoli operatori indipendenti l’opportunità di competere con i grandi colossi. E occorre difendere la società dal rischio di perdere quei preziosi giornalisti che cambiano mestiere perché gli articoli sono retribuiti con una miseria.