Sanità al Sud, la Campania fanalino di coda: pazienti in fuga per cure migliori

8 febbraio 2024 | 10:56
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Sanità al Sud, la Campania fanalino di coda: pazienti in fuga per cure migliori

La Campania si piazza al fondo della classifica del Mezzogiorno per quanto riguarda il sistema sanitario. Molte persone scelgono di abbandonare il Sud e la regione stessa per ricevere cure mediche, soprattutto nel caso di malattie oncologiche, ma il fenomeno del turismo sanitario è in costante crescita.

In un contesto già segnato da gravi problemi sanitari, con minori iniziative preventive e una maggiore mortalità dovuta ai tumori, la Campania risulta essere in ritardo, aggravando ulteriormente le disuguaglianze tra Nord e Sud, specialmente con l’avvicinarsi dell’entrata in vigore dell’autonomia differenziata.

Queste sono le conclusioni emerse dal rapporto “Un paese, due cure. I divari Nord-Sud nel diritto alla salute”, promosso dalla Svimez sotto la direzione di Luca Bianchi, in collaborazione con Save the Children, presentato ieri a Roma. Il documento evidenzia una carenza nei servizi sanitari e attribuisce alla Campania più di un primato negativo.

Secondo lo studio, la Campania e la Calabria sono le regioni da cui ci si sposta di più per ricevere cure mediche: nell’arco di un solo anno, oltre 3.000 pazienti oncologici campani (3.302) hanno ricevuto trattamenti al di fuori della regione. Il sistema sanitario del Lazio accoglie il 41% dei pazienti oncologici provenienti dall’Abruzzo e circa un terzo di quelli della Campania (28%) e del Molise (28%).

Rispetto a una media nazionale di spesa di 2.140 euro, la Campania è tra le regioni meridionali con la spesa corrente più bassa, con 1.818 euro, insieme alla Calabria (1.748 euro), alla Basilicata (1.941 euro) e alla Puglia (1.978 euro). Per quanto riguarda la spesa in conto capitale, la Campania continua a detenere il record negativo con 18 euro, rispetto ai 24 euro del Lazio e ai 27 della Calabria, mentre la media nazionale è di 41 euro. A livello regionale, quattro regioni del Centro-Sud presentano i tassi più alti di “mortalità evitabile tra donne e uomini”, ovvero persone che avrebbero potuto essere salvate se i servizi sanitari avessero funzionato adeguatamente.