Lesi i diritti dei cittadini e disattese le richieste del tribunale |
Apertura
/
Cronaca
/

Spiaggia Donn’Anna a Posillipo, il TAR riapre i cancelli che l’ADSP Mar Tirreno centrale aveva chiuso

3 febbraio 2024 | 16:04
Spiaggia Donn’Anna a Posillipo, il TAR riapre i cancelli che l’ADSP Mar Tirreno centrale aveva chiuso

Che mazzata per l’ADSP Mar Tirreno Centrale. Su una delle questioni più controverse, quello dell’acceso al mare, l’autorità portuale guidata da Andrea Annunzia rimedia una sonora bocciatura dal TAR Campania. E’ il caso del  Bagno Elena per il quale proprio l’ADSP aveva tentato diforzare la mano “chiudendo i cancelli”. Il Tar torna a baccehttare l’Adsp di Napoli: il cancello deve essere aperto e consentire di raggiungere la spiaggia Donn’Anna . Esultano i comitati che si erano battuti contro le forzature dell’autorità portuale e dei privati. «Il ricorso è assistito da sufficienti elementi di possibile fondatezza, con particolare riguardo alla circostanza che l’Amministrazione non può giustificare l’adozione di un provvedimento che preclude totalmente (e senza termine dato) ai cittadini il godimento di un bene connesso a un interesse di rilevanza costituzionale sulla base della mancata predisposizione degli strumenti e assunzione delle determinazioni previste dalla legge all’atto del conferimento dei poteri amministrativi di cura degli interessi pubblici». Questo è senza dubbio il passaggio fondamentale dell’ordinanza della settima sezione del Tar Campania che ha ribadito che il cancello secondario del Bagno Elena, dal quale si raggiunge anche la spiaggia libera Donn’Anna, a Posillipo, deve restare aperto anche in inverno, quando il lido è chiuso. I giudici, in attesa della udienza di merito che è stata fissata il 5 giugno, hanno accolto l’istanza proposta dal Coordinamento Nazionale Mare Libero affinché fosse sospesa l’efficacia del provvedimento dell’Autorità Portuale del 30 ottobre 2023 che consentiva al gestore del lido, il quale ha le chiavi dell’accesso, di tenerlo chiuso per ragioni di pubblica incolumità, a causa della mancanza di un piano di difesa della costa. In questo modo l’Autorità Portuale aveva eluso un’altra sentenza del Tar, di qualche mese prima, la quale aveva stabilito che l’accesso alla spiaggia libera dovesse essere garantito al di là dei quattro mesi di apertura del lido.  I giudici della settima sezione hanno ora concesso venti giorni all’Autorità Portuale per modificare il provvedimento che avevano adottato a fine ottobre. L’ordinanza del Tar emanata, a seguito della Camera di Consiglio del 24 gennaio,  a giugno sarà ripresa nella udienza di merito. «La giurisprudenza  ha sancito la riconducibilità del demanio marittimo alla categoria dei beni pubblici il cui libero godimento afferisce alla tutela della personalità umana e del suo corretto svolgimento nell’ambito dello Stato sociale» rilevano, inoltre i magistrati, sottolineando  che «la determinazione assunta appare contraria ai principi di ragionevolezza e di parità di trattamento rispetto al regime di accesso alle porzioni di litorale date in concessione».  Soddisfazione ovviamente  del Coordinamento Mare Libero  Il Coordinamento Mare Libero che aveva sostenuto la battaglia di civiltà,  patrocinato dall’avvocato Bruno De Maria che ha già preannunciato che «Laddove in questi venti giorni l’Autorità dovesse adottare un nuovo provvedimento che non soddisfi gli interessi dedotti in giudizio o che sia ancora una volta illegittimo, sarà impugnato anch’esso con motivi aggiunti». Il professore Alberto Lucarelli, ordinario di Diritto costituzionale alla Federico II, affianca il Coordinamento Mare Libero nella vertenza per la tutela dei beni comuni e per il diritto di accesso al mare, ed è ancora più diretto parlando di diritti negati: «L’Autorità Portuale aveva reiterato ad ottobre il provvedimento di chiusura, nonostante il Tar avesse già in precedenza ordinato di garantire l’accesso alla spiaggia. Questo accanimento è dichiarato ancora una volta illegittimo. Passa, tra l’altro, un principio molto importante: gli inadempienti delle istituzioni pubbliche non possono ricadere sui cittadini, limitandone la tutela di diritti fondamentali». La battaglia va avanti.