Addio a DottorPet, Marco Petrini il veterinario di Tivoli star dei social, amato da tutti
TIVOLI – Si è spento per un male incurabile Marco Petrini a soli 37 anni. In realtà tutti lo conoscevano come Dottor Pet perché era un medico veterinario, laureatosi all’Università di Teramo, che lavorava a Tivoli ma soprattutto era una star del web con migliaia di followers sui social, dove era seguito con la sua simpatia e gentilezza, per i tanti consigli che dispensava per i nostri amici pelosetti.
Come detto, era specializzato con gli animali esotici: serpenti, rettili di ogni tipo, volatili particolari. Chi lo ha conosciuto ed ha avuto a che fare con lui come cliente racconta, sui social, di una persona sempre disponibile e, soprattutto, bravissima nel suo lavoro.
Petrini, aveva continuato a lavorare col solito entusiasmo, senza mai lasciare soli gli animali che aveva in cura e la sua attività sui social. Sui social era seguito da quasi 70 mila follower su Instagram e da circa 125 mila su
Marco si è spento domenica, nel Policlinico “Umberto I” di Roma dove era ricoverato da qualche settimana a causa di un male incurabile che aveva affrontato con coraggio senza mai abbattersi
I suoi funerali sono stati celebrati martedì 25 marzo, nella chiesa di San Francesco a piazza Trento di Tivoli,
Marco Petrini lascia la mamma Giuseppina “Pina” Surace, il papà Enzo Petrini detto “Garibaldi”, e la sorella minore Martina.
Ed è proprio lei che durante il funerale ha letto una lettera commovente per l’amato fratello, in cui ha delineato il vero essere di questo “ragazzone” pieno di vita, sempre allegro e gioviale con una passione infinita per la sua professione.
Queste sono le sue toccanti parole:
“Oggi sono qui per raccontarvi una storia. E anche se ho paura di cedere alle emozioni, questo racconto lo devo a qualcuno che, senza dubbio, in questo momento mi starà guardando divertito.
Io e il mio fratellino avevamo un anno di differenza. Lui era il maggiore. Questo significa che non ho mai conosciuto un tempo in cui lui non ci fosse. Insomma, non sono mai stata una figlia unica. A lui devo la mia cicatrice sulla fronte, a me, lui deve la poca fiducia nel genere femminile.
Ogni volta che rompevo qualcosa in casa e mamma ci chiedeva chi fosse stato io rispondevo soddisfatta: “è stato Macco”. Lui immobile e grassottello mi guardava con la faccia interdetta, senza dire nulla. Da questo potete evincere due cose: il mio essere stronzetta e il suo animo nobile. Sono arrivati gli anni delle scuole, sempre insieme, ricordo i colloqui con i genitori. La maestra diceva a tutti i bambini le stesse cose ma quando arrivava il turno di Marco, con gli occhi luminosi, esclamava soddisfatta: “ha un’intelligenza divergente”.
Credo che quella fosse una delle rare volte in cui il sistema scolastico, incarnato da quella maestra, avesse fatto centro. Si, lui aveva un’intelligenza divergente. Marco era il tipo di persona che ascoltava in classe per poi saperne di più dei professori, insomma, quelli che tutti odiano perché con il minimo sforzo riescono a raggiungere il massimo dei risultati, un po’ come quelli che mangiano senza ingrassare. Ma questo a Marco non bastava, un disegno, un tema o addirittura una nozione scientifica diventava qualcosa da rielaborare in un modo del tutto personale, condito da sarcasmo, ironia e gradevole cinismo. In lui non albergava alcuna forma di banalità. Forse è per questo che lo amo così tanto.
Dicono che le malattie trasformino le persone ma Marco no, lui non era cambiato, ironizzava anche su quella. Quando ha ricevuto la sua sentenza ha deciso che solo in pochissimi lo avrebbero saputo. In fondo lui era un professionista, voleva continuare a curare i suoi piccoli pazienti, non voleva che le sue capacità, la sua lucidità o la sua professionalità potessero essere messe in discussione.
Mio fratello non voleva essere chiamato eroe o guerriero per il solo fatto di essere costretto a combattere contro una malattia che non aveva voluto o meritato, lui era un medico veterinario, il più bravo e appassionato, era il dottor Pet.
Per il suo lavoro era pronto a rinunciare ai fine settimana, alle feste, ai viaggi. Non riuscivo a capire come una persona potesse sacrificare per un lavoro quello che in fondo è il nostro bene più prezioso, il tempo. Mia madre mi diceva sempre che per lui quella era la felicità. Marco aveva trovato quello che la maggior parte delle persone cercano con tormento per tutta la vita, la propria vocazione. Quella cosa a cui sei destinato, quella in cui riesci facilmente, quella che ti regala felicità e un senso di profondo appagamento. Insomma, quanti di voi possono dire di averla davvero trovata? Io no.
E se pensate che il senso della vita sia l’amore, beh … mio fratello aveva trovato anche quello. Diciamo che, per quanto riguarda questo punto, è partito bene sin dall’inizio. Marco è cresciuto in una famiglia che lo ha amato profondamente.
Mia madre lo ha accompagnato nel suo percorso ogni singolo giorno, fino all’ultimo minuto. Giulia, la sua compagna, lo ha sostenuto e aspettato, forse lo aspetta ancora. Sapete, tutto questo mi conforta perché, se la vita è un percorso che serve a trovare un senso e a risolvere la propria persona, forse Marco ci ha lasciati con largo anticipo perché quel senso lo aveva trovato, era una persona risolta. A questo punto penserete, per fortuna che sono irrisolto.
È vero, Marco non ha potuto fare tante cose, a questo ci penserò io. Lui vivrà in me, farò quel viaggio in Giappone che avevamo deciso di fare insieme e realizzerò quel piccolo grande progetto che aveva per me. Giulia, purtroppo per ovvie ragioni non posso sposarti, ma spero che continueremo a prenderci cura l’una dell’altra, per Marco e con Marco.
Se ci pensate le vere star se ne vanno sempre prima, i grandi non devono sopportare il peso della vecchiaia.
Allora buona notte fratellino, stammi vicino, vedrai che ci divertiremo”.
Il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, commenta la morte di Petrini sui social: “La Regione Lazio si stringe al dolore dei suoi familiari e troverà il modo di ricordarlo degnamente sostenendo tutte le nuove generazioni di giovani medici che vorranno seguirne l’esempio”