La vittima, A. M., oggi trentenne, aveva denunciato le violenze subite nel periodo compreso tra il 2009 e il 2013. L’inchiesta è scattata proprio grazie al coraggio di questo giovane che ha deciso di denunciare i crimini subiti. La sentenza è stata resa pubblica dal presidente del tribunale, Francesco Pitarresi, in una udienza a porte aperte, dopo che tutto il processo era stato precedentemente celebrato a porte chiuse.
Le violenze, secondo il racconto del giovane, si sarebbero consumate nella sagrestia della Chiesa di San Giovanni Battista a Enna. La denuncia di A. M. è stata il punto di partenza per ulteriori indagini che hanno rivelato altri presunti abusi nei confronti di giovani. Inoltre, il giovane è stato denunciato per diffamazione dall’imputato, insieme a quattro giornalisti e al presidente di Rete l’Abuso, Francesco Zanardi.
Il Procuratore Stefania Leonte aveva richiesto una condanna più severa, chiedendo dieci anni di reclusione per don Rugolo. Nel corso della sua requisitoria, Leonte ha sottolineato il coraggio straordinario del giovane denunciante: “Comunque vada, il ragazzo oggi ha vinto, ha vinto il coraggio di questo ragazzo di affrontare l’incubo della sua adolescenza, perché non si è fermato davanti al timore di non essere creduto e al pregiudizio della gente.”
Il verdetto ha una valenza significativa nella lotta contro gli abusi sessuali, evidenziando l’importanza di ascoltare e credere alle vittime, incoraggiando altri a parlare e denunciare abusi simili. La comunità di Enna ora attende che la giustizia si compia completamente e che questa sentenza possa essere un passo importante nel garantire la protezione dei minori contro ogni forma di abuso.