“Il caso Tenco” rappresentato in spettacolo al Teatro Stabile Santa Filomena di Castellammare
Sabato e domenica 2 e 3 marzo grande affluenza di pubblico nella Saletta del Teatro Stabile Santa Filomena in Castellammare di Stabia per assistere alle diverse repliche dello spettacolo “Il caso Tenco” andato in sold out giorni prima del suo svolgimento. Lo spettacolo che si è mosso tra racconto e ricerca storica attorno alla figura di Luigi Tenco, analizzandone la sua personalità complessa nel mondo della musica autoriale italiana dell’epoca, ha scavato nella vita privata dell’artista. Un artista che , già famoso quale cantautore impegnato e romantico, da versioni giornalistiche, in prima pagina del momento, non accettò l’esclusione della sua canzone “Ciao, amore ciao” tra le vincitrici del Festival di Sanremo del 1967 assegnandone la vincita alla canzone “Io, tu e le rose” di Orietta Berti, per cui egli manifestò in modo estremo, cioè dandosi la morte, la sua vibratissima contestazione. Dino De Angelis, regista attento, ha ripercorso l’intera vicenda indagando sul lato oscuro della vita dell’artista, la sua relazione amorosa con Dalidà, il peso del successo e i condizionamenti dell’effimero mondo dello spettacolo. Nel 2017 ci fu la riapertura del caso in quanto il criminologo Pasquale Ragone non si arrende e continua a ribadire la tesi dell’omicidio. Luigi Tenco fu ucciso. Nel 2013 Pasquale Ragone e Nicola Guarneri scoprirono che il bossolo recuperato dalla polizia è quello di una Beretta, cioè un’arma diversa da quella posseduta da Tenco. Fu aperto un supplemento d’indagine, per accertare se davvero la morte fosse avvenuta per omicidio. Altri lati oscuri. Il criminologo e giornalista d’inchiesta ha poi sottolineato: “E’ doveroso precisare inoltre che dalla documentazione agli atti emerge che quando alle 3 di notte del 27 gennaio 1967 fu ritrovato il cadavere di Luigi Tenco, la polizia non trovò l’arma. Solo alle 4 di notte quando vennero fatte le foto al corpo del cantante, comparve una pistola tra le gambe di Tenco che però non è assolutamente una Walther PPK, anche questo lo hanno detto esperti balistici autorevoli. In realtà la pistola Walther PPK di Tenco è sempre rimasta nel cruscotto della macchina del cantautore. Senza dimenticare altri fatti strani come lo spostamento del corpo di Tenco in un’altra stanza per poi riportarlo nella sua, la 219 dell’Hotel Savoy di Sanremo, alterando di conseguenza la scena del crimine. Inoltre, i segni sul bossolo e sulla tempia di Tenco evidenziano l’uso di un silenziatore. Non è un caso quindi che nessuno quella notte sentì lo sparo, in primis Lucio Dalla che dormiva nella stanza accanto.Tenco aveva paura. A tal proposito Pasquale Ragone ha detto: “Tenco rivelò al suo produttore Paolo Dossena di essersi comprato una pistola perché si sentiva minacciato e qualcuno aveva già cercato di ucciderlo”. Noi, della Redazione di PositanoNews assistendo allo Spettacolo di rappresentazione del caso e rimanendo emotivamente coinvolti dal racconto documentale di Dino De Angelis vogliamo pensare che l’Artista non avrebbe mai annientato sè stesso e la sua voglia di esprimere l’amore per la vita con versi nuovi, coniugando armonie musicali che ancor’oggi sono riprese e cantate dai più grandi artisti del panorama italiano.