Il Sabato Santo è come il respiro profondo dopo la tempesta
Il Sabato Santo è come il respiro profondo dopo una tempesta. Il silenzio che avvolge questo giorno è un eco delle rovine lasciate dalla passata tempesta, ma dentro questa quiete c’è una chiave importante, una lezione nascosta che attende di essere compresa.
Nel Vangelo, vediamo che solo le donne rimangono accanto a Gesù mentre tutto sembra perduto. Mentre i discepoli uomini fuggono, loro rimangono, accompagnando Gesù fino al sepolcro. È forse per questo che hanno il privilegio di essere le prime testimoni della Pasqua. Ma oggi non è Pasqua; oggi è silenzio, è pazienza.
Le lezioni che possiamo imparare in questo giorno sono immense. Ci insegnano a non avere fretta, a saper attendere anche quando tutto sembra perduto, a sperare contro ogni speranza. Anche se la mente potrebbe gridare che tutto è finito, c’è qualcosa nel cuore che ci spinge a continuare, a offrire la nostra tenerezza anche di fronte al corpo morto di ciò in cui crediamo.
La via verso la Pasqua è spesso un’imprevista rottura dei nostri calcoli. È una strada che richiede fiducia nel sesto senso del cuore più che nella disperazione precisa dei nostri ragionamenti.
La pazienza è la chiave in questo Sabato Santo. È l’arte di camminare nell’oscurità, nell’incertezza, senza perdere la speranza. È la capacità di rimanere fedeli anche quando tutto sembra indicare il contrario. Perché, alla fine, sono le cose più importanti della vita che sono figlie della pazienza, propiziate dalla fedeltà.
Quindi oggi, in questo giorno di silenzio e di pazienza, impariamo a confidare nel potere della fede, a camminare con speranza anche quando non vediamo la strada davanti a noi. Perché anche dietro le rovine e il silenzio del Sabato Santo, c’è la promessa della risurrezione, c’è la speranza di una nuova vita che verrà.