Le grotte naturali nel costone tra Maiori e Minori: non era una “Profezia” ma un “Segreto di Pulcinella”!

Abbiamo appreso dall’articolo pubblicato oggi su questo giornale, dal titolo “Grotte e cavità nel tratto del progetto per la Galleria Minori – Maiori“, che gli speologi del Gruppo Speleosubacqueo Campano, in un sopralluogo del 15 marzo scorso, hanno individuato, visitato e fotografato le fatidiche cavità tanto temute dalla comunità costiera, in previsione della costruzione di questa controversa ed avversata opera.

Queste “misteriose” presenze, riemerse nella memoria infantile di alcuni abitanti del luogo, erano state anche segnalate alla Procura della Repubblica ed alla Soprintendenza di Salerno, all’Associazione Italia Nostra, ed al Distretto Appennino Meridionale (ex Autorità di Bacino destra Sele) da alcuni cittadini minoresi, Giovanni e Mario Leone ed Ulderico D’Auria.

Generico marzo 2024

Nei mesi scorsi ne abbiamo appreso come una grande novità, tuttavia non si trattava affatto di una profezia, dato che nella Relazione Archeologica del PFTE,  Progetto di Fattibilità Tecnico Economica, redatto dall’Anas per la variante in galleria in località “Torre Mezzacapo” tra Minori e Maiori, c’è un paragrafo specifico, dedicato proprio alle “Grotte“, di cui si riporta di seguito il testo:

La penisola sorrentina, e di conseguenza anche il territorio di Maiori e Minori, è interamente zona carsica. Il “carsismo” è l’insieme dei processi chimici che determinano la dissoluzione di rocce solubili (calcari, dolomie e rocce evaporitiche) da parte delle acque meteoriche e che determina la diffusa formazione di cavità nel sottosuolo. L’azione di questi processi, oltre a modellare lentamente il paesaggio in superficie e nel sottosuolo, contribuisce sensibilmente ad aumentare la permeabilità degli ammassi rocciosi e di conseguenza crea le condizioni più favorevoli per la conservazione di importanti riserve idriche. I massicci carbonatici infatti rappresentano il serbatoio delle più importanti fonti di approvvigionamento idrico del territorio regionale. Tale ricchezza di acque è strettamente legata ai processi carsici che, rendendo le rocce carbonatiche altamente permeabili, creano nel sottosuolo le condizioni ideali per l’accumulo e la conservazione di acque dolci, oligominerali e bicarbonato-alcaline, dalle ottime caratteristiche organolettiche. Un’area carsica quindi è quasi sempre associata ad una importante risorsa idrica. Al loro interno, infatti, esistono numerose emergenze (grotte, sorgenti, valli carsiche) che rivestono un particolare interesse scientifico (geologico, geomorfologico, naturalistico, archeologico) e che di sicuro arricchiscono il patrimonio naturalistico regionale (fig. 7-3). La tutela si rende necessaria perché le aree carsiche costituiscono un sistema ambientale particolarmente complicato e sensibile, fragile ed estremamente vulnerabile all’inquinamento, che può essere messo in crisi anche da piccole modificazioni prodotte da agenti esterni. Ricerche di carattere speleologico ed idrogeologico sempre più approfondite hanno evidenziato che all’interno di un massiccio carbonatico fessurato la circolazione sotterranea avviene contemporaneamente sia attraverso una fitta rete di fratture, sia attraverso complessi sistemi di canali carsici, organizzati e ramificati in una vera e propria rete idrica. L’intera area è quindi caratterizzata dalla presenza di numerose grotte, che si aprono lungo le alte falesie costiere, a livello del mare, oppure lungo i fianchi scoscesi degli speroni rocciosi che la compongono. Al momento non è conosciuta alcuna frequentazione in epoca antica delle grotte di Minori e Maiori; ma non è possibile escluderla a priori (fig. 7-4). Fra le prime ricordiamo, nel territorio di Minori, la grotta dell’Annunziata (Presenza archeologica n.17), la grotta delle Canne (Presenza archeologica n.14) e il grottone Mezzocapo (Presenza archeologica n.15), nei pressi dell’omonima torre del XVI secolo; nel territorio di Maiori, la grotta della Torre Normanna (Presenza archeologica n.35), così chiamata dalla vicina torre cinquecentesca e la grotta dell’Acqua Sulfurea (Presenza archeologica n.36). Poco più all’interno troviamo la cosiddetta grotta di Minori (Presenza archeologica n.12) e la grotta della Collegiata, a Maiori (Presenza archeologica n.23).

Diffuse in tutta la Costiera sono anche le grotte legate al fenomeno dell’eremitismo, generato dall’iconoclastia orientale di Leone III Isaurico. Il divieto di venerare le immagini di santi e patriarchi spinse numerosi monaci a trasferirsi in Italia meridionale in cerca di un sicuro riparo per le sacre icone. In Costiera tale fenomeno fu una delle cause della vita eremitica nelle grotte. Queste subirono più o meno complessi interventi di adattamento dell’ambiente, dalla semplice regolarizzazione del pavimento fino alla costruzione di vasche per la raccolta delle acque o alla decorazione pittorica delle pareti. In alcuni casi la vita eremitica evolse fino a diventare un cenobio, determinando la costruzione intorno a queste cavità di vere e proprie strutture architettoniche, come nella vicina Abbazia di S. Maria dell’Olearia a Maiori.

Le preoccupazioni espresse dai cittadini di Minori rispetto alle “pericolose conseguenze dei lavori sul costone di roccia tra i due comuni”, sono quindi più che fondate, soprattutto in considerazione che, proprio per le gallerie, le infiltrazioni d’acqua nel sottosuolo, rappresentano un punto debole, in assoluto il più rilevante a livello strutturale.

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