Napoli: L’ex Casino di delizie che ospitò Casanova invaso dai B & b. Ora Basta!
Turisti con i trolley, un viavai continuo che rende la vita difficile ai pochi condomini e inquilini rimasti. In un edificio che non è uno qualsiasi a Napoli: è un monumento del Seicento, il secolo di Caravaggio, con tanto di vincolo totale della legge 1089. La soprintendenza è intervenuta. Ma nulla ferma chi si sta impossessando di tutte le “pietre” più e meno nobili (ammesso che possa tracciarsi una graduatoria) della città.
Vittima del cannibalismo delle case vacanze questa volta non è il solito grappolo di “bassi” a ridosso del centro storico, ma il Casino di delizie del Chiatamone del principe di Francavilla Michele Imperiali, in via Chiatamone, 55, di cui parla Benedetto Croce, dove si tenevano feste sontuose e licenziose, alle quali partecipò anche Giacomo Casanova, e poi passato direttamente ai Borbone: Ferdinando IV e Maria Carolina erano stati anche loro assidui frequentatori del palazzetto affacciato sul mare di quella che oggi è via Partenope.
Con l’arrivo di Garibaldi l’edificio – scrive Vittorio Del Tufo che ne ha ricostruito la storia – nucleo di quella che sarebbe diventata poi la facoltà di Economia e commercio della Federico II, ospitò la redazione de L’Indipendente, il giornale di Alexandre Dumas. Il luogo di delizie diventò poi un albergo, dove alloggiò Rainer Maria Rilke.
In definitiva un luogo carico di storia, l’edificio di via Chiatamone, 55 non distante da Castel dell’Ovo. Dove adesso primo, secondo piano e metà del terzo sono occupati da b&b che hanno invaso con bagni e relativi impianti l’interno della costruzione (di cui si vede una bella ricostruzione in 3d con foto d’epoca su You Tube digitando: “Via Chiatamone il Casino reale di pesca e il suo giardino”).
Tredici appartamenti in tutto, tutti affittacamere. Uno dei proprietari possiede quattro di queste strutture extralberghiere tutte concentrate nella zona compresa tra Chiaia e il Beverello. Nessuno ha considerato che questi b&b, se introdotti in edifici storici, che andrebbero conservati e non assaltati alla maniera di edilizia selvaggia, oltre ad alterare l’aspetto dei beni artistici, creano problemi tecnici.
E così è stato al Casino reale, dove in più punti, che appaiono visibili da Economia e commercio, nelle pluviali appaiono innestate le colonne fecali. Per non parlare dell’estetica spesso non rispettata da insegne apposte sulla facciata e keybox piazzate sul paramento frontale, contravvenendo l’articolo 49 del Codice dei Beni culturali e del paesaggio, che affida al soprintendente la facoltà di concedere l’affissione o meno. In barba a una regolamentazione che in Italia è imposta dalla legge, anche gli impianti dei citofoni sono alterati da scatole con i codici d’accesso.
«Quello che serve davvero è un’azione di tutela, urgente e necessaria, per dei beni storici che appartengono a tutta la comunità», dicono alcuni residenti che hanno visto cambiare rapidamente il volto dell’edificio. La prima struttura aveva almeno dieci stanze, i lavori erano iniziati nell’estate 2023 e la soprintendenza li ha bloccati dopo un sopralluogo, insieme con un’altra struttura di sei/otto stanze.
In trappola da tutti i punti di vista, i residenti non avventizi di questi palazzi storici, perché immobili, come l’ex Casina Reale, sono spesso sprovvisti di regolamenti contrattuali e condominiali che possano esplicitamente vietare l’insediamento di affittacamere e case vacanze. Sono invece retti da testi redatti decine di anni addietro, dove l’assalto dei b&b non era neppure ipotizzato, ed essendo immodificabili, se non con l’approvazione della maggioranza, i proprietari degli altri appartamenti non hanno alcuna possibilità di arginare quest’avanzata.
Da più parti, chi è vittima di una inesorabilità mai presa in considerazione a Napoli, e messa in evidenza solo in occasione di segnalazioni dei cittadini, che spesso li mettono anche a rischio personale, chiedono di prevedere «almeno una proporzionalità tra queste strutture e gli appartamenti presenti nei palazzi con vincolo storico totale. Basterebbe già un limite di 1 ogni 8/10 appartamenti adibiti a civile abitazione per scongiurare degrado e speculazione a danno di un bene di tutti che andrebbe preservato e non stravolto». In mancanza di regolamentazione e controllo, i fragili monumenti che hanno fatto la storia di Napoli saranno solo presi d’assalto da chi non può rispettarli, perché neppure li conosce.