Con orgoglio abbiamo rilevato che le nostre istanze fiscali sono state almeno in parte recepite dal Governo. Le sanzioni sulle imposte e le tasse non pagate sono state ridotte … ma dovrebbero essere eliminate. Non paga le cartelle chi non ha i soldi e sommergerlo con sanzioni ed interessi esosi produce un effetto dirompente sul malcapitato perché non potrà mai più pagarle. Non a caso è emerso che milioni e milioni di cartelle esattoriali non potranno mai essere riscosse perché i debitori viventi non sono in grado di pagarle, perché i debitori sono defunti e nessun erede ha rivendicato l’inesistente eredità, perché se possedevano qualcosa, non lo STATO che pignora ed ipoteca gli immobili ed i mobili registrati nella vana illusione di recuperare parte del credito vantato ma raramente acquisisce o vende all’asta quanto pignorato, ma un terzo con spietata ferocia gli ha sottratto anche le braghe di tela!
Spero che tutti coloro che non appena un Governo, per fare cassa, decide di concedere un condono o di facilitare i pagamenti delle cartelle, starnazzano contro i presunti evasori tacciano almeno questa volta.
Sia chiaro, la decisione del Governo costituisce solo un primo passo verso la Giustizia Contributiva, l’avvio faticoso all’attuazione dell’articolo 53 della nostra Carta Costituzionale che recita: “Tutti i cittadini sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”
Se il cittadino che non è in grado di soddisfare tutti i suoi bisogni primari paga l’iva per il latte, il pane, la pasta, l’olio, l’acqua, la luce e se ha un reddito superiore ad ottomila euro al mese è chiamato a pagare anche l’IRPEF, come e quando potrà pagare un’imposta iniqua maggiorata da sanzioni ed interessi esosi? Se le cartelle non saranno più esigibili trascorsi cinque anni, perché il cartellonato potrebbe essere chiamato a pagare 120 rate mensili? Le imposte si trasformano in un debito a lunga scadenza e vengono equiparate ad un mutuo?
Il cittadino che non paga le tasse è solo un povero Cristo chiuso nella cella dei condannati a morte per presunti debiti fiscali … dovrà solo percorrere il miglio verde che lo separa dalla chiusura dell’attività, dal vagabondaggio, dal suicidio. Nei tempi c.d. bui il debitore veniva messo in carcere, alla gogna o costretto a girare in braghe di tela con l’obbligo di proclamare a tutti di essere un debitore (era equiparato ai lebbrosi di Evangelica memoria).
Se un governante ha il buon senso di schiodare quei poveri Cristi dalla Croce Tributaria, lasciateglielo fare; aiutatelo, qualunque sia il vostro credo politico, ad innalzare l’asticella oltre la quale assoggettare i redditi all’IRPEF, ad esentare dall’ IVA i beni di prima necessità, a concedere aiuti per il pagamento delle bollette e dei canoni di locazione; aiutatelo non starnazzate gridando all’INESISTENTE EVASORE in modo da restituire a tutti i cittadini la dignità che è stata loro sottratta.
La nostra Italia, annoverata tra le grandi potenze economiche, non deve affidarsi alla Caritas per assicurare ai propri cittadini un posto a tavola, un tetto, un letto, una coperta, ma deve stanare i VERI EVASORI.
Quelle file dinanzi alle mense, quelle borse piene di generi alimentari essenziali ritirate furtivamente, quei pacchi di abiti dismessi, … dovrebbero diventare solo un triste ricordo.
Qualcuno mi ha definita di sinistra, altri di destra. Mi spiace deluderli: sono un’ economista liberale che non dà a nessuno il proprio voto, ma che si prende la briga di recarsi al seggio per annullare la scheda … altri, e sono milioni di cittadini italiani, non si recano più ai seggi per esprimere il proprio voto disgustati da incomprensibili ed inique leggi elettorali.
Sarebbe difficile se non impossibile suscitare l’entusiasmo che, dopo la seconda guerra mondiale, indusse tanti cittadini italiani di andare a votare, gli analfabeti e gli analfabeti di ritorno a frequentare i corsi per imparare a votare, alle donne di trasformarsi in suffragette politiche … ma sarebbe opportuno ridare valore al voto e scegliere con cura i candidati, bandire i sondaggi e lavorare come solo l’assemblea costituente seppe fare. Le diatribe quotidiane fanno male e sono stucchevoli. prof. Francesca LAURO