Salerno, occupazione femminile in calo: la città sotto la media nazionale
Salerno, occupazione femminile in calo: la città sotto la media nazionale
La provincia di Salerno si trova al centro di un preoccupante scenario occupazionale femminile, con un tasso del 46,4% per le donne tra i 25 e i 49 anni, ben 17 punti percentuali al di sotto della media nazionale. Questo allarmante dato emerge dal recente report di Openpolis dedicato ai servizi per l’infanzia a supporto dell’occupazione femminile, evidenziando le sfide specifiche che le donne del sud Italia affrontano nel cercare di bilanciare lavoro e famiglia.
Le regioni settentrionali e centrali, con tassi di occupazione femminile del 73,4% e del 66,4%, superano significativamente il Sud, fermo al 47,1%. Queste cifre indicano un divario geografico che influenza profondamente l’accesso delle donne al lavoro, rivelando la necessità di affrontare la disparità di genere nel mercato del lavoro italiano.
Il report evidenzia che le città dei capoluoghi di provincia nel Nord Italia, come Belluno (81,1%), Bolzano (77,1%), Trento (76,6%) e Cuneo (76,5%), godono di tassi di occupazione femminile più elevati. Questo è il riflesso di una maggiore disponibilità di servizi per l’infanzia e di una cultura lavorativa che facilita la conciliazione tra vita professionale e familiare. Al contrario, città come Palermo (43,1%), Catania (41,4%) e Napoli (41%) registrano tassi di occupazione femminile tra i più bassi, influenzati dalla carenza di strutture dedicate alla prima infanzia.
I dati provinciali mettono in evidenza notevoli differenze all’interno dello stesso territorio. Ravello si posiziona al vertice della classifica con il 60,4% di donne occupate, mentre Sarno chiude la lista con il 40,2%. In città come Salerno (54,6%) e Pontecagnano (52,1%), il divario tra donne occupate e non occupate è significativo.
Inoltre, analizzando i centri più popolosi, emerge che a Battipaglia, una donna su due tra i 25 e i 49 anni non lavora. Situazioni simili si verificano a Scafati, Cava de’ Tirreni e Nocera Inferiore. Al contrario, Sarno si colloca all’ultimo posto tra i centri con più di 15mila abitanti, con solo il 40,2% di donne occupate.
Nel complesso, la correlazione tra infrastrutture per l’infanzia e occupazione femminile sottolinea l’importanza di politiche mirate a espandere e rendere economicamente accessibili i servizi per i bambini. Questo potrebbe rappresentare una leva fondamentale per aumentare l’occupazione femminile, specialmente nelle regioni più svantaggiate del paese. La questione non riguarda solo il lavoro, ma anche la creazione di un ambiente favorevole che consenta alle donne di conciliare con successo carriera e famiglia.