Chiediamo alla Regione Campania di ratificare le linee di indirizzo per l’affidamento familiare e linee di indirizzo per l’accoglienza nei servizi residenziali di MDC

11 aprile 2024 | 21:36
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Chiediamo alla Regione Campania di ratificare le linee di indirizzo per l’affidamento familiare e linee di indirizzo per l’accoglienza nei servizi residenziali   di MDC

L’8 febbraio scorso, la Conferenza Unificata Stato Regioni, ha approvato le linee di indirizzo per l’affidamento e per l’accoglienza residenziale. Molti gli organismi nazionali reclamano la ratifica urgente da parte delle Regioni come richiesto anche dalle 13° rapporto sul monitoraggio della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Innanzitutto si chiede di superare le attuali disuguaglianze regionali, al fine di garantire parità di esigibilità dei diritti, sia dei minori che delle famiglie, in vista anche del pericolo imminente dell’approvazione della cd “Autonomia differenziata” delle Regioni, che porterà ancora di più, ed ancora più visibili, le disuguaglianze territoriali. Nella Conferenza per la prima volta sono stati affrontati i temi della comunità e dell’affido in modo complementare e non contrapposto. Di seguito proverò a dare rilievo ad alcune delle novità emerse:
Innanzitutto sono state prese ad esame i cambiamenti normativi (nomina del tutore volontario e rappresentanza legale del minore-lg 47/17; la continuità affettiva, la riforma del Terzo settore con specifico riferimento alla co- progettazione alla co-programmazione e alla cittadinanza attiva; la modifica dell’art 403cc e la cd riforma Cartabia) rendendo il testo coerente con tali modifiche, non solo sul piano normativo ma anche esperenziale. Si coglie una visione societaria d’insieme laddove le famiglie, intese come nuclei fondanti l’identità dell’individuo, possano e debbano essere parte integrante di un progetto che le vede parte attiva, sia quando si tratti di famiglie bisognose che di famiglie disponibili ed idonee all’accoglienza. Si dà molto rilievo alla possibilità, attraverso azioni concrete di prevenzione e monitoraggio, di ridurre gli allontanamenti della fascia d’età 0-5 anni, prevedendo la presenza obbligatoria di nuclei familiari residenti idonei ad accogliere bambini piccoli. Emerge forte la necessità di stabilire modalità periodiche di «lettura delle ricadute della disciplina adottata, di monitoraggio dell’appropriatezza, della coerenza e dell’effettiva applicazione delle indicazioni sull’affidamento» (Raccomandazione 121.6, p. 17). Al Comune che è il soggetto istituzionale deputato alla «organizzazione dei servizi sociali per la protezione e cura dei cittadini di minore età» sono state fatte ben undici Raccomandazioni e per la prima volta si sottolinea la necessità di «riconoscere il ruolo centrale dell’Ambito Territoriale Sociale nella programmazione locale, progettazione, concertazione e coordinamento dei servizi, onde assicurare «risposte adeguate ed efficaci ai bisogni dei cittadini (…) evitando sovrapposizioni»
Ma ciò su cui mi piace soffermarmi sono le AZIONI DI CONTESTO, punto 310. E riguardano quelle attività preliminari e di cornice, che permettono lo svolgimento degli altri interventi. In particolare si tratta di prevedere e organizzare modalità di coordinamento e confronto tra tutti gli attori presenti sul territorio, pubblici e privati, in particolar modo attivando un coordinamento a livello comunale, provinciale e regionale. Come secondo aspetto è importante analizzare il contesto, mappando le reti mutuo-aiuto e di famiglie, i centri o servizi specializzati per l’affidamento familiare, i servizi sociali territoriali e le altre istituzioni coinvolte. Infine la necessità di pianificare le azioni da fare, curando in particolar modo il coinvolgimento di tutti gli attori pubblici e privati e stimolando la creazione di reti e di collaborazioni interistituzionali ed elaborando veri e propri Piani di intervento di durata almeno biennale.
Tante altre sono le novità, e qui ne ho solo accennate alcune, ma ciò che serve comprendere è che finalmente si ha un quadro chiaro da cui partire, che sia univoco su tutto il territorio e che definisce la pratica dell’Istituto dell’affidamento familiare non più come uno strumento di responsabilità individuale ma collettiva, nella quale la famiglia in difficoltà, e non più solo il bambino, sia il nucleo dell’intervento di sostegno di una intera comunità.
Assistente Sociale Marianna Di Candido