Docente diffidato in una scuola di Avellino per aver fatto esercitare i suoi alunni con “Faccetta nera”

Accade in una scuola di Avellino: un docente, Luigi Monaco, insegnante di musica ad Ariano Irpino, è finito nella bufera perché avrebbe chiesto agli studenti di esercitarsi sul brano “Faccetta Nera”.
L’episodio solleva delle importanti questioni riguardo alla sensibilità storica e alla didattica nelle scuole. Utilizzare una canzone come “Faccetta Nera”, che rappresenta un simbolo del regime fascista e del colonialismo italiano, in una lezione può essere considerato controverso e richiedere una gestione molto attenta da parte dell’insegnante.
È comprensibile che l’uso di tale brano abbia suscitato scalpore e preoccupazione tra alcuni genitori e membri della comunità, specialmente alla vigilia della Festa della Liberazione, una data che commemora la resistenza al regime fascista. Tuttavia, è importante anche prendere in considerazione il contesto in cui è avvenuto l’incidente e le intenzioni dell’insegnante coinvolto.
Se, come dichiara l’insegnante, l’intenzione era quella di discutere criticamente e didatticamente il contesto storico e musicale degli anni Trenta, inclusa la canzone “Faccetta Nera”, senza promuovere ideologie fasciste o colonialiste, allora potrebbe essere stato un tentativo di fornire agli studenti una comprensione più approfondita della storia e della cultura italiana.
“Un grossolano equivoco”, chiarisce l’insegnate prossimo alla pensione.
Tuttavia, è fondamentale che gli educatori siano consapevoli del potenziale impatto emotivo e politico di certi argomenti e materiale didattico, e che adottino un approccio equilibrato e sensibile nel trattarli. Inoltre, è importante che la scuola e il corpo docente affrontino le preoccupazioni della comunità in modo trasparente e costruttivo, cercando di dissipare malintesi e risolvere eventuali problemi attraverso il dialogo e la comprensione reciproca.
La scelta di concludere l’incontro con l’Inno di Mameli e “Bella Ciao” può essere stata un modo per riaffermare valori di unità nazionale e resistenza contro l’oppressione, cercando di riunire la comunità scolastica dopo la controversia.