“Fate qualcosa, prima che sia troppo tardi”: l’appello di Salvatore Gagliano dopo la morte di Mattia a causa di un infarto sul campo da calcio

“Fate qualcosa, prima che sia troppo tardi”: l’appello di Gagliano dopo la morte di Mattia a causa di un infarto sul campo da calcio
Un giovane talento spento troppo presto, un dolore immenso che scuote le fondamenta di una comunità e riapre il dibattito sulla sicurezza nello sport. La tragica scomparsa di Mattia, 26enne calciatore accasciatosi al suolo durante una partita dilettantistica in Toscana, ha lasciato un vuoto incolmabile e acceso un faro acceso su tematiche cruciali.
Come è potuto accadere? Era davvero inevitabile? Sono domande che riecheggiano senza sosta, alimentando un senso di impotenza e il desiderio di risposte concrete. Domande a cui, come sottolinea Salvatore Gagliano, è impossibile dare una risposta definitiva. Ma ciò che emerge con chiarezza è la necessità di una riflessione profonda e di un impegno concreto per tutelare la salute di chi calca i campi da calcio, soprattutto a livello dilettantistico.
Maggiori controlli medici, approfondimenti accurati, esami specialistici come la prova da sforzo e l’Holter cardiaco: Gagliano propone un ventaglio di misure preventive da attuare con regolarità, almeno una volta all’anno, per scongiurare tragedie come quella di Mattia. Non solo visite di routine, ma un’indagine attenta e scrupolosa sullo stato di salute di ogni singolo atleta.
Perché la vita umana ha un valore inestimabile, che supera ogni schema e regolamento. Un valore che, soprattutto dopo i recenti dubbi sollevati sui vaccini e i loro possibili effetti, impone una cautela ancora maggiore. Prevenire è meglio che curare, e la tragedia di Mattia deve essere un monito per tutti, un pungolo per agire con tempestività e responsabilità.
Meno squadre ai campionati? Un prezzo accettabile se significa salvare vite umane. E un sacrificio che, come sottolinea Gagliano, darebbe serenità a chi governa e a tutti coloro che amano questo sport. Perché il calcio è passione, gioia, condivisione, ma non deve mai trasformarsi in un rischio mortale.
Un minuto di silenzio per Mattia non basta. Serve un’azione forte, decisa e condivisa, che coinvolga tutti gli attori del mondo del calcio, dalle istituzioni alle società sportive, dai medici ai tifosi. Un impegno comune per trasformare il dolore in una lezione, per fare in modo che la tragedia di Mattia non sia vana.
Riposa in pace, caro Mattia. Il tuo grido silenzioso ha scosso le coscienze e acceso una fiamma che non dovrà mai spegnersi. La tua memoria vivrà per sempre, ricordandoci che la vita è un dono prezioso da custodire con cura e responsabilità.